All’Happening il racconto di legami che rendono liberi

Ricca serata di testimonianze domenica 18 giugno a Cremona per la manifestazione promossa dal Centro culturale S. Omobono

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Proseguono in piazza Stradivari le serate organizzate dall’Happening dei giovani di Cremona dal titolo “La libertà è un legame”. E proprio sul titolo di questa 25esima edizione domenica 18 giugno si sono confrontati quattro ospiti di eccezione. Elena Mazzola, presidente dell’ong ucraina Emmaus di Kharkiv, Alberto Sportoletti (amministratore delegato e partner di Sernet spa e presidente di Retemanager), Danilo Guglielmetti ed Elena Beccaria, volontari dell’associazione Kayros onlus fondata a Milano da don Claudio Burgio, che da oltre vent’anni si prende cura di minori in difficoltà.

I primi a prendere la parola, moderati dal giornalista Cristiano Guarneri, sono proprio Elena e Danilo. «Kayros nasce nel 2000 come luogo di accoglienza per ragazzi in difficoltà. Nel 2007 inizia una collaborazione con il Tribunale minori di Milano che pian piano affida alla struttura decine di ragazzi che il giudice minorile ritiene idonei a scontare una pena diversa dal carcere. Oggi Kayros conta due case di prima accoglienza, due case per il proseguo del percorso e due case per i maggiorenni che ormai hanno terminato il percorso», dice subito Elena per inquadrare ai tanti presenti la realtà di cui si parla. Un luogo dove tutti sono accolti.

«Ieri a Messa la prima lettura, per noi a Milano che siamo di rito ambrosiano, era quella su Adamo ed Eva e il paradiso terreste. Il sacerdote, nell’omelia, ha ricordato che Adamo ed Eva non sono proprietari del paradiso, ma sono ospiti. Questo però non è un di meno, perché essere ospiti vuol dire che c’è qualcuno che ti vuole talmente bene da preparare una casa e un luogo curati proprio per te. Ecco, per i nostri ragazzi a Kayros è lo stesso». Le fa eco Danilo: «Erano tanti anni che non facevo volontariato e dopo il covid stavo perdendo la capacità di stare con gli altri e l’empatia. Mi è stato proposto di dare qualche ora del mio tempo a Kayros. Ho iniziato così andandoci prima ogni 15 giorni e poi una volta a settimana. Per fare che cosa? Cucinare e magari passare lì la serata in compagnia di questi ragazzi che sono veramente bellissimi anche se con storie molto pesanti alle spalle (spaccio, omicidi e via dicendo). Inizialmente, una volta finito quel che avevano nel piatto, questi ragazzi scappavano tutti via. Pian piano è nato un rapporto e così ora si fermano con noi a dialogare». E dentro questi dialoghi, dice Danilo, ha riscoperto di più se stesso.

L’importanza di rapporti veri, di amicizia e compagnia reale, è stata al centro anche dell’intervento di Alberto Sportoletti, 58 anni, sposato con cinque figli («tutti con la stessa moglie») e con una laurea in Ingegneria nucleare. Il racconto del suo percorso lavorativo – con una laurea difficile da spendere dopo l’addio al nucleare – è travagliato. Dopo aver lavorato in una delle più grandi multinazionali americane, si lancia nel mondo delle start-up all’avvento di internet. Ma anche lì è una bolla che esplode, le cose non girano come dovrebbero e si ritrova senza lavoro. Dopo poco tempo viene assunto in Sernet, società in cui pian piano matura fino a diventarne socio e amministratore delegato. «Proprio perché avevo sperimentato sulla mia pelle che cosa volesse dire perdere il lavoro, ho creato con alcuni amici Retemanager, una caritativa di aiuto per gli over 40 che rimangono disoccupati e che devono rimettersi in gioco. Il nostro scopo, però, non è semplicemente ricollocare le persone, ma accompagnarle nella rimessa in discussione di sé. Questo non sarebbe possibile senza un legame, un legame che ci renda liberi. Che la libertà sia un legame, del resto, è una evidenza della ragione. Noi non c’eravamo e ora ci siamo, siamo stati voluti a questo mondo. Invece purtroppo oggi la mentalità dominante ci dice che libertà è solo nell’indipendenza e nell’autonomia. Quello che io ho visto in questi anni è che spesso il contrario della libertà è la paura. La paura di non essere stimati, di non essere valorizzati. Così oggi nel mondo del lavoro troviamo due due posizioni: quella della performance a tutti costi e dunque il lavoro che diventa una droga, e quella del fare il minimo indispensabile perché poi “la vita vera” è oltre l’orario di lavoro. Invece per me la scommessa è che il lavoro risponda alla domanda vera che ha ciascuno: per che cosa mi alzo al mattino? Per che cosa desidero spendere la mia vita? Ecco allora che il lavoro, come diceva don Luigi Giussani, diventa una grande occasione di autocoscienza, perché l’uomo conosce di più se stesso solo in azione. Anche per questo il problema, in Retemanager, non è trovare lavoro alla persona ma ridestare il suo sguardo sulla vita».

L’ultima testimonianza è quella più commovente e dura. Elena Mazzola, infatti, racconta senza sconti che cosa abbia significato l’invasione russa dell’Ucraina per lei, per i suoi amici e soprattutto per gli oltre cinquanta ragazzi orfani e disabili di cui la sua ong si prende cura a Kharkiv. Elena, dopo aver vissuto 15 anni a Mosca, nel 2017 si trasferisce a Kharkiv dove dirige il Centro di cultura europea Dante e dove diventa presidente di Emmaus, una comunità che si occupa della cura e dell’assistenza a bambini e ragazzi disabili o problematici e agli orfani del conflitto che dal 2014 dilania il Donbass. «Quando è scoppiata la guerra rendendoci conto subito che la minaccia era reale, abbiamo messo al sicuro la maggior parte dei nostri ragazzi portandoli in Italia o spostandoli in regioni meno pericolose dell’Ucraina». Ma i bisogni erano, e sono tanti. Le storie che racconta Elena lasciano senza parole: tra i suoi amici c’è chi non ha avuto notizie per mesi del marito per poi ritrovarlo torturato e ucciso in una fossa comune, chi ha scelto di combattere, chi di rimanere semplicemente accanto alla sua gente come padre Aleksander, un prete ortodosso di Kherson solo recentemente sfollato in Italia. E proprio l’amicizia con padre Aleksander e con altri consacrati invece residenti in Russia rende chiaro che cosa siano i legami e che cosa possa fare un’amicizia realmente cristiana. «Padre Aleksander è di Kherson. La sua città è stata subito occupata dai russi. Io, che ero in Italia, gli telefonavo ogni giorno per chiedergli che cosa potessi fare. Servono soldi? Li cerco. Serve altro? Lo faccio. Lui mi chiese solo di aiutare eventualmente dei suoi amici nel caso fossero riusciti a fuggire da Kherson. Rispondo di sì». Due giorni dopo Elena riceve la telefonata di una famiglia, alla quale padre Alksander ha regalato la sua auto perché potesse scappare. Sono arrivati al confine con la Romania, non hanno soldi, non sanno dove andare. Immediatamente una rete di amicizie in Italia si adopera per trovar loro una casa, con il frigo pieno e le stanze sistemate per i bimbi, una donna italiana che di lavoro fa l’interprete si rende disponibile per aiutarli nelle incombenze. Quando dopo un viaggio estenuante la famiglia finalmente arriva all’una di notte nel nord Italia, le prime parole che pronunciano a chi li accoglie sono “Veni Sancte Spiritus”. «Ci aspettavamo chissà quali frasi e invece in loro c’è stato come il riconoscimento che l’unica cosa che contava e che aveva reso possibile tutto questo era l’origine della nostra amicizia. Un’amicizia autenticamente cristiana». Sono tante altre le storie che si sono susseguite, dagli aiuti resi impossibili (per colpa delle bombe russe) dopo la rottura della diga del Dnpr fino alla vicinanza a chi è stato deportato in Russia dopo l’occupazione. Ma pur nella tragicità, nel racconto di Elena non viene mai meno la speranza. “La libertà è un legame”, sì. E lo testimonia perfino chi è sotto le bombe.

M.A.S.

 

Il programma dei prossimi giorni

La kermesse, promosso dal Centro culturale S. Omobono di Cremona, iniziata sabato 17 giugno con il concerto rock dei Soundloud., prosegue lunedì 19 alle 21.15 in piazza Stradivari con l’iniziativa “Abbasso la scuola… ma chi se la prende a cuore?”: un dialogo tra studenti, insegnanti e l’educatore Matteo Severgnini, rettore della scuola “Regina Mundi” di Milano, già direttore della “Luigi Giussani High School” di Kampala, in Uganda. A chiudere i quattro giorni dell’Happening 2023 la grande festa finale, martedì 20 giugno alle 21.15, animata dal concerto degli Alterego.

Dopo tre anni in formato ridotto, questa 25esima edizione dell’Happening torna a proporre anche ottimi piatti della cucina cremonese ogni sera, con apertura degli stand gastronomici dalle 19.

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TeleRadio Cremona Cittanova
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