«Accompagnamoli alla libertà», il prof. Triani e le sfide per gli educatori (VIDEO)

Il pedagogista è intervenuto in diretta web nell'ambito del percorso "Io avrò cura di te" promosso dall'Area Giovani come occasione di formazione per gli educatori

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Il professor Pierpaolo Triani, docente di pedagogia generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, è stato il protagonista dell’intervista promossa dall’Ufficio per la Pastorale giovanile della Diocesi di Cremona e trasmessa in diretta la sera di venerdì 9 maggio sui canali web e social diocesani. Durante l’evento, inserito nel percorso pensato come accompagnamento per gli educatori dal titolo «Io avrò cura di te», il professore, in un clima familiare e genuino, ha risposto alle domande suggerite tanto dal conduttore, l’educatore cremonese Mattia Cabrini, quanto dal pubblico a casa, andando a toccare svariate tematiche: dal rapporto con la corporeità alla didattica a distanza, oltre a molte altre questioni calde di questo tempo così anomalo e complesso.

 

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Gli ultimi mesi, infatti, sono rimasti come congelati: lezioni, incontri, allenamenti sono stati dapprima procrastinati e successivamente sospesi, creando una sorta di squarcio temporale tra la promessa del rivedersi presto e il dubbio su quando poterlo fare. Questa spaccatura di oltre 10 settimane, tuttavia, può considerarsi fruttifica – suggerisce l’ospite della serata – nella misura in cui «ha portato ad assumere piena consapevolezza dei nostri limiti e della nostra fragilità e, soprattutto, a riscoprire che cosa sia davvero essenziale».

Il primo grande aspetto da considerare è senza dubbio l’impossibilità di vivere con pienezza la «materialità», ovvero la bellezza del comunicare «dal vivo» in uno spazio fisico, che non può essere chiaramente sopperita dall’utilizzo dei vari strumenti tecnologici, sebbene le relazioni possano comunque essere coltivate grazie ad essi. Non bisogna demonizzare né assolutizzare tali strumenti, osserva il professor Triani: la soluzione virtuale, laddove al centro si collochi il «fine educativo», cioè «promuovere alla libertà e alla responsabilità», senza rinunciare allo «stile educativo», si riassume nell’azione di «accompagnare».

Il fine e lo stile educativo sono i due punti cardinali per guidare bambini e ragazzi nell’affrontare questioni delicate, come il rapporto con il proprio corpo, con il corpo degli altri e con l’ambiente. Le modalità – riflette ancora l’esperto pedagogista – possono e devono essere differenziate per fasce d’età: nei confronti degli adolescenti è auspicabile costruire spazi di riflessività, di relazione e di dialogo per scandagliare le loro esperienze, mentre nel caso dei bambini la migliore strategia è dimostrare attenzione e cura, esaltando il coraggio dei più piccoli e sostenendoli in un percorso di graduale ritorno alla normalità. Tuttavia, la «normalità» alla quale si era abituati, che si costruisce anche e soprattutto nei grandi luoghi di aggregazione (quali scuole e oratori), sembra ancora lontana.

Allora il punto centrale – provoca il docente – è chiedersi, per esempio, come «fare oratorio senza stare in oratorio», ovvero come essere una comunità educante, che va incontro alle persone e che fa scoprire il Vangelo nell’incontro con l’altro, pur non vivendo un luogo fisico. Questo ragionamento si può estendere, evidentemente, anche all’universo scolastico: un ecosistema articolato e complesso, che ha rinunciato ai suoi spazi, ma non alla sua missione. Allo stesso modo nemmeno gli educatori, nel senso più ampio del termine, possono rinunciare alla loro vocazione e al loro impegno.

Non solo gruppi, però, ma anche rapporti «a tu per tu»: questo tempo così strano può anche servire per concentrarci sul singolo, aggiunge Triani. Il bisogno di ogni persona, specialmente bambini e ragazzi, è sapere di essere pensati, essere oggetto delle cure e delle attenzioni di una figura di riferimento. Serve quindi che l’educatore sia premuroso, attento e recettivo, disposto a imparare da, con e per il ragazzo.

Per chi affianca bambini, ragazzi e giovani in questo tempo, dunque, la chiamata è quella ad «armarsi di tutti gli strumenti necessari», investendo nella formazione e soprattutto mantenendo uno sguardo attento e paziente. «L’azione educativa – conclude infatti Triani – ha il suo senso nel cercare di promuovere il bene dell’altro, accompagnandolo alla libertà».

Andrea Bergonzi
TeleRadio Cremona Cittanova
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