Il padel non è più una moda passeggera. È un fenomeno che continua a crescere, capace di trasformare il modo in cui si vive lo sport e la socialità. Lo confermano gli ospiti dell’ultima puntata del video podcast prodotto da TeleRadio Cremona Cittanova, Torrazzo con vista: Alessandro Rossi, giornalista sportivo, giocatore e istruttore di padel e pickleball, e Marta Sannito, imprenditrice (che gestisce una struttura a Cremona insieme al marito Antonio Cabrini e a Cesare Prandelli) e autrice del primo libro sul padel in Italia. Entrambi testimoniano un’onda che ha iniziato ad alzarsi prima del Covid e che dopo la pandemia non si è più fermata.
«La crescita è stata esponenziale – conferma Rossi – soprattutto da parte di persone che avevano già praticato un altro sport: ex tennisti o sportivi di altre discipline che si sono avvicinati al padel». Ed è proprio qui che, secondo lui, si trova la sfida dei prossimi anni: «Dobbiamo far sì che il padel non sia soltanto una seconda scelta per chi abbandona altre discipline, ma l’opzione primaria per nuove generazioni e nuovi praticanti. Guardare al futuro significa convincere anche chi non ha un passato sportivo o chi non ha ancora scelto».
Dall’altro lato, Marta Sannito legge in questa dinamica una sorta di coerenza con le origini della disciplina. Perché il padel, di fatto, nasce dal caso: «Il padel è nato da un errore – racconta – quando, con l’intento era realizzare un campo da tennis coperto, furono incredibilmente sbagliate le misure. Quel campo più corto e più piccolo ha costretto ad adattare le regole e da quell’errore è nato uno sport nuovo». Uno sport che già nelle dimensioni ristrette del campo porta una vocazione: lo stare vicino, la relazione.
Proprio questo aspetto è rimarcato da Rossi: «La dimensione sociale è uno degli aspetti facilitatori della diffusione di questa disciplina, perché diversamente dal tennis non si gioca mai in singolare, uno contro uno, ma sempre due contro due. Ciò significa che per organizzare una partita bisogna necessariamente essere in quattro». Aumenta il numero di persone coinvolte, aumenta lo scambio, aumenta la condivisione. Ogni match è una conversazione, un confronto, un’occasione di relazione.
Ma per Rossi non c’è solo la socialità, ma anche l’accessibilità tecnica: «Nel tennis servono mesi prima di riuscire a disputare una partita vera; nel padel si entra in campo e si comincia. Anche con pochi fondamentali si può buttare la pallina al di là della rete e sperimentare tanto divertimento». E questo ha allargato la platea ai giocatori amatoriali, che rappresentano la base della piramide.
L’altro versante della crescita è quello imprenditoriale e territoriale. Sannito ha raccontato un progetto avviato a Cremona e rivolto ai più giovani: «Più di 500 studenti, bambini e ragazzi cremonesi frequenteranno le strutture per un corso di avviamento al padel. Una semina preziosa. Ma che si regge su equilibri delicati. Da imprenditrice – ricorda – bisogna far quadrare i conti. La promozione sportiva e quella del territorio camminano insieme, ma serve che istituzioni e federazioni sostengano questo sviluppo».
Il padel a Cremona, dunque, non è soltanto un’attività sportiva: è socialità, è impresa, è occasione educativa e, forse, un nuovo modo di stare insieme. In campo e fuori.












