A palazzo vescovile il mistero degli affreschi ritrovati

Sorprendente scoperta durante i lavori per la realizzazione dei nuovi spazi del Museo diocesano: opere cancellate e mai citate nei documenti

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Un’interessante e curiosa scoperta è venuta alla luce durante le opere di restauro del palazzo vescovile di Cremona, lavori che da anni proseguono in linea con il progetto culturale e architettonico che vede coinvolti il Museo diocesano, la Cattedrale e il Battistero.

Durante i lavori che interessano la parte nobile del palazzo vescovile, destinata in futuro ad ospitare una parte del patrimonio artistico del Museo diocesano, nella parte sommitale all’interno del caposcala, i restauratori sono stati piacevolmente colpiti dallo scoprire la presenza di decorazioni nascoste al di sotto di uno strato di intonaco. I motivi storici che hanno portato alla copertura di queste decorazioni rimangono un dettaglio ancora avvolto da un alone di mistero. A spiegare l’importanza del ritrovamento è don Gianluca Gaiardi, direttore del Museo diocesano e dell’Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici: «È stata una scoperta inaspettata e molto gradita. La decorazione celata sotto l’intonaco non viene menzionata in nessun documento a nostra disposizione. Rimane sconosciuto anche l’anno di produzione. La domanda principale alla quale non vi è risposta rimane il perché della copertura di quest’opera». Il compito di indagare sul ritrovamento e sulle sue origini è un progetto che lega fra di loro in una stretta sinergia la committenza, la Diocesi, la Soprintendenza e i tecnici addetti al restauro.

In una prima fase dei lavori è già chiaro che l’opera appena scoperta non è completa, mancano infatti alcune parti che a causa del tempo e delle condizioni della muratura sono andate per sempre perdute. «Forse è proprio questo il motivo che ha condotto i nostri antenati a nascondere le decorazioni. – spiega don Gaiardi – Mancano alcune parti sotto le finestre, e lo stesso vale per alcune porzioni sulle pareti. Non si può escludere che dopo il rifacimento del soffitto si sia optato per una copertura totale che nascondesse questi difetti. È stata molto significativa la presenza di una cappa fumaria che passa nel muro dietro alle decorazioni: nelle sue prossimità l’opera manca completamente, sicuramente a causa del calore e del fumo».

 

 

La decorazione si articola in una finta architettura, fatta di elementi architettonici come colonne e capitelli, finte porte ed archi, fino a rappresentare tendaggi che danno dinamicità al complesso con il proprio panneggio. Don Gaiardi spiega nel dettaglio che «si tratta di una quadratura di inizio Ottocento». Un altro interrogativo che merita di ricevere una risposta è quello legato ad una misteriosa firma presente all’interno di una delle pareti della parte sommitale del caposcala. «Non si tratta della firma dell’artista che ha realizzato l’opera», assicura il direttore del Museo diocesano. «Probabilmente è stata fatta in matita da un capomastro che ha condotto l’esecuzione della parte strutturale, ma non della decorazione».

Lungo le pareti sono inoltre rappresentati dei mezzibusti di alti prelati, si presuppone, della Chiesa cremonese, sotto i quali sono presenti parti decorate di lapidi in marmo che riportano scritte ancora poco decifrabili che saranno sicuramente argomento di studio e analisi da parte degli esperti, così da dare un nome e una data alle personalità che sono rappresentate sulle pareti.

Sul piano artistico la presenza dei mezzibusti conferisce a tutta la composizione un forte senso di teatralità, mentre la decorazione mostra il desiderio di una libertà maggiore e di un respiro più ampio limitato dalle possibilità dell’architettura. Le finestre dipinte e le volte conferiscono un senso di maggior spazio rispetto a quello fisico, ricreando un’atmosfera di nobiltà e sacralità in tutto l’ambiente, che sarà rivelata al pubblico al termine dei lavori di recupero e restauro, che daranno certamente risposta ai misteri che avvolgono questo importante ritrovamento.

Luca Marca
TeleRadio Cremona Cittanova
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