A Chiesa di casa l’esperienza dei catecumeni che nella veglia di Pasqua riceveranno i Sacramenti

Ospite in studio l'incaricato diocesano per il Catecumenato, don Luigi Donati Fogliazza, insieme ai coniugi Gavazzi di Cassano, alla loro seconda esperienza da accompagnatori

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Questa settimana la rubrica Chiesa di Casa volge lo sguardo alla veglia di Pasqua, nella quale il vescovo Antonio Napolioni, in Cattedrale, conferirà i sacramenti dell’Iniziazione cristiana ad alcuni catecumeni. È proprio il Catecumenato il tema affrontato nel dialogo fra Riccardo Mancabelli e l’ospite in studio: don Luigi Donati Fogliazza, incaricato diocesano per il Catecumenato. In collegamento i coniugi Emanuela e Alberto Gavazzi, coppia di Cassano d’Adda che accompagna uno di questi catecumeni.

«Il Catecumenato ha una storia antica – spiega don Donati Fogliazza –. È l’esperienza che la Chiesa si è data, soprattutto nei primi secoli, per accompagnare coloro che chiedevano il Battesimo». Un’esperienza, dunque, «di conoscenza progressiva del Signore e della Chiesa e, quindi, di avvicinamento ai sacramenti».

Ma anche percorso con tappe predefinite, seppur con tempi in qualche modo personalizzati: «Anzitutto l’Iscrizione, quando il catecumeno – continua il sacerdote – entra formalmente in questo percorso; quindi si formalizza la richiesta ai sacramenti e l’accoglienza della comunità; poi ulteriori passaggi – scrutini – scandiscono il tempo quaresmale, fino alla celebrazione dei sacramenti nella veglia Pasquale».

Sono i coniugi Gavazzi a dare una testimonianza concreta della loro esperienza con i catecumeni: «Nel 2019 avevamo già accompagnato una ragazza che ci era stata affidata alcuni anni fa: aveva 15 anni, era liberiana e noi abbiamo “cucito” su di lei un programma di preparazione. Un cammino che era durato tre anni. Poi, ci è stata affidata quest’altra ragazza», dice Emanuela. E continua Alberto: «Adesso con noi abbiamo Regina, che è albanese e ha 32 anni; abbiamo incominciato il percorso ormai da due anni e mezzo, quindi ci siamo riuniti quindicinalmente con lei a casa nostra, per arrivare alle celebrazioni che hanno coinvolto anche la nostra comunità di San Zeno».

Appartenenza alla comunità che, insieme alla domanda di senso, sembra essere denominatore comune delle diversificate esperienze di catecumenato: «Il bello del Catecumenato – racconta l’incaricato diocesano – è che ogni storia è a sé: c’è chi viene da un contesto più cristiano, c’è qualcuno che viene da contesti totalmente diversi. Quello che li accomuna è la necessità di dare un senso alla propria esistenza». E prosegue: «La seconda cosa che mi colpisce è il desiderio dei catecumeni di essere in comunità, cioè manifestano fortissimo il desiderio di conoscere il Signore, ma con la comunità». Per questo, come spiega don Luigi «l’esperienza del Catecumenato ci dice che la Parola del Vangelo non smette di chiamare e, anzi, che il Vangelo chiama ciascuno di noi in un momento preciso della vita, in modalità specifiche. Noi siamo abituati a percorsi “di massa”, ma il Catecumenato ci dà un altro volto della Chiesa, che è proprio quello di una vocazione personale a seguire il Signore».

Quindi, è evidente che per la comunità il Catecumeno è valore aggiunto, come dice Alberto: «Sicuramente abbiamo visto che lo Spirito Santo soffia dove e come vuole… quando vuole! E abbiamo notato tutti l’entusiasmo della nostra catecumena». Entusiasmo che non lascia indifferenti, per la sua evidenza: «Noi siamo stati come “energizzati”: le esperienze con queste due ragazze ci hanno rigenerato e ci hanno aiutato a riscoprire la ricchezza dell’essere cristiani».

Nell’esperienza di arricchimento reciproco, per il catecumeno essere accompagnato è fondamentale: «In fondo, questo è quello che succede quando si nasce: c’è qualcuno che ci conduce mano a mano a entrare nelle esperienze della vita. È il volto di una Chiesa che si prende cura di te», dice don Luigi Donati Fogliazza. Che aggiunge come anche la scelta del luogo della Cattedrale non sia dettata dal caso: «Ci sono motivi profondi, anche legati alla figura del Vescovo, proprio come successore degli Apostoli: la fede che i catecumeni esprimono, e che noi tutti saremo chiamati a esprimere nella veglia Pasquale, è la fede che si fonda sulla trasmissione della fede apostolica. Poi, c’è una dimensione comunitaria forte che la cattedrale e il vescovo esprimono».

Il cammino, certo, non si esaurisce con la veglia di Pasqua. Anzi, come dichiara Alberto ricordando l’esperienza della prima catecumena accompagnata: «Ricina si è sempre affidata a noi: ha voluto sempre tenere questo collegamento con noi e con tutte quelle persone che ha incontrato durante il percorso». Uno cammino, quello del Catecumenato, che per i coniugi Gavazzi porta il neofito a diventare veramente testimone del Vangelo.

Matilde Gilardi
TeleRadio Cremona Cittanova
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