A Bozzolo anteprima nazionale del docufilm di RaiStoria su don Mazzolari e il salvataggio della famiglia ebrea Tänzer

La trasmissione andrà in onda il 17 settembre alle 21.30, ma a Bozzolo sarà proiettata la sera del 13 settembre in piazza Mazzolari

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Nei mesi scorsi a Bozzolo è stato girato un documentario sulla vicenda della famiglia Tänzer, che ha visto protagonista anche don Primo Mazzolari, uno degli artefici del salvataggio di famiglie ebraiche nella seconda guerra mondiale. Ora è ufficiale che il documentario sarà trasmesso su RAI Storia sabato 17 settembre alle ore 21.30. La produzione della Rai, guidata da Giovanni Paolo Fontana, ha però voluto dare uno speciale rilievo all’evento promuovendo un’anteprima nazionale nella serata di martedì 13 settembre alle ore 21 in piazza Mazzolari a Bozzolo.

Accanto al protagonista del filmato, il sopravvissuto Oskar Tänzer, saranno presenti i produttori Rai, alcuni rappresentanti della Comunità ebraica italiana e gli organizzatori della Fondazione «don Primo Mazzolari», della parrocchia e del Comune di Bozzolo. La serata intende essere un omaggio alla figura di don Mazzolari, che ha servito la comunità di Bozzolo per 27 anni, dal 1932 al 1959: periodo segnato dal dramma della seconda guerra mondiale, vissuto con la forza inesauribile e creativa della carità cristiana.

Il filmato, tra l’altro, sarà accompagnato dal suono del violino della Shoah, messo generosamente a disposizione dalla famiglia cremonese Carutti e dal Comune di Cremona: si tratta di uno strumento appartenente a un ragazzo ebreo, suonato ad Auschwitz e ritrovato dopo anni di oblio. Le scene vedranno protagonisti i luoghi storici di Bozzolo e vi saranno comparse locali che hanno favorito la ricostruzione degli scenari della cittadina mantovana in epoca bellica.

La vicenda della famiglia ebrea Tänzer è conosciuta. L’incontro con il parroco di Bozzolo avviene nel 1943. Nel mese di febbraio la famiglia Tänzer è sfollata e trova ospitalità a Bozzolo, nel mantovano. Il padre è internato, arrestato in seguito alle leggi razziali, e la madre è costretta a gestire una difficile situazione familiare con tre figli a carico. Dopo qualche mese anche il padre ottiene il trasferimento in confino a Bozzolo e raggiunge il nucleo familiare. Verso la fine di ottobre del 1943 si presentano alla porta di casa tre uomini: sono il podestà Giovanni Rosa, il maresciallo dei carabinieri Antonio Sartori e il parroco don Primo Mazzolari. Il podestà comunica di aver ricevuto ordine da Mantova di inviare l’elenco degli ebrei residenti sul territorio e di essere costretto a segnalare la loro presenza. Perciò, li invita a fuggire nel giro di tre giorni, il tempo che lui si sarebbe preso per inviare la lista, fingendo un’assenza da Bozzolo per malattia. Il maresciallo rassicura la famiglia circa la massima collaborazione da parte sua e don Mazzolari annuncia di aver già trovato una famiglia bozzolese, assolutamente affidabile, disposta a nasconderli al sicuro in una cascina. Il parroco esprime il suo rincrescimento di non poterli accogliere in canonica, ma la sua casa è sotto controllo dai tedeschi e il suo nome è al centro di troppi sospetti per l’impegno in favore di altre persone in pericolo. Sia il podestà sia il maresciallo concordano che la proposta di don Primo è la più sicura e consigliano di accettarla in fretta.

Mentre la famiglia medita il da farsi, il più piccolo dei figli, Oskar, si reca a Milano con documenti falsi, procurati tramite il podestà, e lì gli viene offerta una soluzione ancora più radicale: la fuga in Svizzera. La famiglia sceglie questa opzione estera, che permette di non mettere in pericolo gente del paese. Prima di partire, i Tänzer lasciano i loro averi a don Mazzolari che li custodisce con cura per tutto il periodo bellico e glieli rende persino rinnovati, alla fine del conflitto.

La proiezione del documentario in anteprima è occasione non solo per Bozzolo di venire alla ribalta nazionale, ma anche per approfondire la conoscenza del parroco don Primo, autentico testimone di una fede che si fa servizio per ogni vita umana. Oltre ogni steccato e chiusura.

Don Bruno Bignami
Presidente della Fondazione Mazzolari

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