Nella cappella vescovile di S. Stefano gli auguri natalizi della Curia guardando ai 10 anni di episcopato

Il tradizionale incontro della Curia diocesana in vista del Natale si è svolto negli ambienti rinnovati del piano nobile diventati a uso pubblico nell'abito nell'ampliamento del percorso museale

image_pdfimage_print

 

Si è svolto nella mattinata di lunedì 22 dicembre il tradizionale incontro della Curia diocesana per lo scambio degli auguri in vista del Natale. Vicari episcopali, responsabili degli Uffici pastorali e amministrativi, insieme a dipendenti e collaboratori, si sono stretti attorno al vescovo per un semplice momento di festa vissuto nella gioia del mistero che ci si appresta a celebrare.

Un’occasione tradizionale che ha avuto quest’anno un sapore di novità a motivo dei recenti cambi al vertice della Curia diocesana e alla guida di alcuni Uffici pastorali, ma anche per la location inedita. L’incontro, infatti, si è svolto nella cappella palatina, situata al piano nobile dell’episcopio, recentemente restaurata nell’ambito dei lavori per il completamento del percorso espositivo del Museo diocesano.

Alcuni ambienti sino a oggi a uso esclusivo del vescovo per occasioni di rappresentanza, sono stati riadattati per uso pubblico, aprendosi a tutti per occasioni di carattere culturale e pastorale, come ha precisato il vicario generale don Antonio Mascatetti introducendo l’incontro.

Prima di lasciare la parola al vescovo, anche i vicari episcopali per la Pastorale e per il Clero hanno formulato ai presenti un breve saluto. Don Antonio Bandirali (vicario per la Pastorale) guardando alla Curia riunita ha voluto richiamare l’importanza di un lavoro sinergico in un cammino condiviso, sempre più caratterizzato da uno stile di sinodalità. Don Davide Barili (vicario per il Clero) ha quindi espresso l’augurio a diventare sempre più una famiglia, estendendo gli auguri a tutte le famiglie di dipendenti e collaboratori degli Uffici.

Ad aprire il breve momento di condivisione era stato il canto dell’Adeste fideles mentre il vescovo ha portato all’altare il Bambinello. «Da soli chi siamo?», ha domandato monsignor Napolioni nella sua riflessione, ricordando che a prevalere debba essere «la logica della grazia e dall’amore di Dio, che non è fatta secondo i nostri ragionamenti e che ci sfida con la sua umiltà».

Poi il riferimento al contesto dell’incontro, in sale che raccontano un passato ricco e di gloria e che nel contesto odierno potrebbero sembrare un richiamo anacronistico, ma che in realtà rappresenta una vera e propria «sfida a una custodia creativa del patrimonio ricevuto». Un impegno che deve riguardare non solo la Diocesi, ma tutte le comunità sul territorio.

Poi il richiamo a fare del palazzo vescovile un palazzo diverso da quelli con i quali Gesù si è dovuto confrontare nella propria vita: a cominciare dalle trame che hanno portato alla strage degli innocenti, fino a quelle che hanno portato alla sua morte in croce.

Nelle parole del vescovo il grazie a tutti i suoi collaboratori e un pensiero e quanti, in diocesi, vivono momenti di fragilità, perché nessuno rimanga solo. Infine l’invito a mettere a sistema la competenze di ciascuno e rafforzando la cura nella comunicazione tra gli Uffici e le diverse componenti che compongono la Curia diocesana per «diventare noi il corpo di Cristo nel tempo».

Dopo la preghiera dell’Angelus, mons. Gianluca Gaiardi, direttore del Museo diocesano e incaricato diocesano per i Beni culturali, ha brevemente illustrato i lavori al piano nobile del palazzo vescovile che, grazie al bando “Emblematici maggiori” di Fondazione Cariplo, ha permesso di ristrutturare e dare nuova vita alla Galleria dei vescovi, alla sala Bolognini (con il bancone del Platina), alla cappella episcopale e alla sala ovale che mette in comunicazione questi tre ambienti con l’appartamento privato del vescovo.

Gaiardi ha ricordato gli ultimi lavori che hanno interessato questa ala del palazzo agli inizi del ‘900 e il desiderio di rendere questi spazi visitabili e fruibili per occasioni di tipo culturale e non solo.

La cappella palatina, che si trova sopra il voltone attraverso il quale da via Platina si accede a piazza S. Antonio Maria Zaccaria, è intitolata a santo Stefano, il cui martirio è ritratto nel dipinto che campeggia dietro l’altare, opera di Marcantonio Ghislina (1676-1756) di Casamaggiore.

Sulla parete interna un grande arazzo con ricami dorati e colori accesi che richiama, in stile moderno, i patroni Omobono e Imerio con al centro l’Assunta. La cappella può anche contare un organo donato dopo i restauri da un sacerdote diocesano.

La mattinata si è quindi conclusa con un brindisi di auguri, che è stato anche l’occasione per ricordare i 10 anni di ordinazione episcopale (30 gennaio 2016) di monsignor Napolioni e del suo ministero in diocesi.

TeleRadio Cremona Cittanova
condividi su