In Cattedrale il Giubileo dei lavoratori della terra: per diventare coltivatori e allevatori di speranza

La celebrazione presieduta il 9 novembre dal vescovo Antonio Napolioni nella coincidenza della 75ª Giornata nazionale del Ringraziamento

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“Facendo eco alla parola antica dei profeti, il Giubileo ricorda che i beni della Terra non sono destinati a pochi privilegiati, ma a tutti. È necessario che quanti possiedono ricchezze si facciano generosi, riconoscendo il volto dei fratelli nel bisogno”. È con queste parole, tratte dalla bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit che Eugenio Bignardi, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, ha introdotto la celebrazione del Giubileo dei lavoratori della terra che il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto nella Cattedrale di Cremona domenica 9 novembre nella ricorrenza della Giornata nazionale del Ringraziamento. «Sentiamo sempre più forte l’impegno affinché, oltre alla custodia, sia garantita una distribuzione equa dei beni della terra – ha detto ancora Bignardi –. Dal Giubileo viene una saggezza che siamo chiamati a interpretare, perché illumini le buone pratiche agricole che vanno conosciute e condivise. Grazie ad esse possiamo abitare la terra dando speranza anche alle generazioni future».

Prima dell’ingresso in Cattedrale nell’androne del palazzo vescovile si era tenuto un momento di riflessione sul tema della 75ª Giornata nazionale del Ringraziamento guidato da don Claudio Anselmi, recentemente nominato consigliere ecclesiastico di Coldiretti Cremona. Il sacerdote ha così introdotto i temi della Giornata, al titolo “Giubileo, rigenerazione della terra e speranza per l’umanità”, leggendo il testo firmato dalla Commissione episcopale della CEI per i problemi sociali e il lavoro. Anselmi ha riproposto così le esortazioni dei vescovi italiani a restituire “dignità a tanti fratelli, soprattutto immigrati, che vengono sfruttati nel lavoro dei campi”, a garantire il “riposo della terra”, in un’ottica agroecologica e a riscoprire le buone pratiche: “Possiamo abitare la terra dando speranza anche alle generazioni future, sapendo che il Signore benedice chi si prende cura delle sue creature”.

Da palazzo vescovile i rappresentanti delle organizzazioni che operano nel mondo agricolo con le loro bandiere hanno raggiunto la Cattedrale, dove al portone sono stati accolti dal vescovo Antonio Napolioni che, subito dopo, ha introdotto la celebrazione con un riferimento alla cornice data dalla Festa del Torrone: «se la natura, la terra e il lavoro degli uomini producono dolcezza, allora c’è speranza, c’è gioia, c’è festa». E ha proseguito: «La Chiesa oggi è in festa anche per la dedicazione della Basilica Lateranense, la Cattedrale del Papa, San Giovanni Laterano, capo e madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’orbe. Ci sentiamo dunque uniti a Papa Leone e, attraverso di lui, alla Chiesa cattolica universale. Siamo un unico popolo, un’unica Terra, eppure quante divisioni e quanti peccati».

Nell’omelia il vescovo Napolioni ha ripreso il tema della festa richiamando l’episodio di Gesù e dei mercanti del tempio. La tentazione di un predicatore potrebbe essere quella di «dire: “Ma che è tutto questo chiasso?” Ma se invece di una festa fosse una sagra? Allora sarebbe diverso; non un mercato, ma una sagra. Sagra viene da Sacra. Sacra è la festa accanto alla gratitudine, perché Dio continua a provvedere alla vita dei suoi figli e Gesù è venuto tra noi perché il mondo viva la gioia della figliolanza e della fraternità».

Una gratitudine e una festa per le quali «Dio ci riempie il cuore e se noi viviamo in sintonia con Lui diventiamo coltivatori di speranza, allevatori di speranza. Mi piace declinare così la speranza, attraverso quelle attività di cui la nostra terra è maestra, debitrice alle generazioni che ci hanno preceduto attraverso la grande intuizione di trasformare foreste e valli in terra fertile».

Il vescovo ha poi ammonito contro le divisioni e il campanilismo, ricordando le guerre che in passato hanno insanguinato la pianura Padana «in nome della terra che deve essere mia, che deve portare frutto per i miei. Invece la città di Dio è una. E la Basilica Lateranense ci ricorda questo dono dell’essere cattolici: non faziosi, ma universali, tendenti al tutto, protesi all’unità, al dialogo con tutti, perché la terra è di tutti, l’aria è di tutti, l’acqua è di tutti, la vita c’è se c’è per tutti».

In chiusura mons. Napolioni ha ricordato le guerre che insanguinano il Medio Oriente e il mondo intero, sottolineando che «la tentazione della violenza è sempre in noi, che invece dobbiamo coltivare la tenerezza, la disponibilità a prendersi cura di tutti, del ferito, del povero, del malcapitato lungo la strada, senza serrarci in nuove cascine impauriti dal mondo, ma spalancando le porte, proprio come abbiamo fatto questa mattina».

«Mi auguro e prego – ha proseguito – perché la brava gente, le belle famiglie, le aziende, gli operatori, le istituzioni della nostra terra siano fedeli a questo dna di sapienza, di umiltà, di laboriosità nell’attenzione ai più deboli e ai più poveri. Saremo un segno, saremo un richiamo e comunque saremo un seme che porta frutto. perché marcisce insieme a quello di Gesù», la cui morte è risurrezione e vita nuova.

All’offertorio i rappresentanti delle organizzazioni del mondo agricolo hanno portato all’altare cesti con i prodotti della terra e del loro lavoro, che hanno adornato l’altare per tutta la celebrazione, dando così testimonianza viva dell’importanza dell’agricoltura per la vita.

Alla fine della liturgia don Claudio Anselmi, dopo aver ringraziato il vescovo, ha chiosato ricordando che «le bandiere che tra poco riprenderanno a sventolare ci dicono storia, identità e appartenenza. Se Giubileo è appello, celebrazione e anche consegna, oggi le associazioni di categoria dei lavoratori della terra e del mondo agroalimentare accolgono l’appello del Giubileo e vogliono, coordinati dalla Pastorale sociale e del lavoro, iniziare un processo che le vedrà unite con fraternità e spontaneità per far proprie le indicazioni della Dottrina sociale e declinarle in relazione alla vocazione associativa di cui sono portatori custodi e garanti per una sempre più dichiarata profezia di umanità come Chiesa per il bene di tutti».

 

 

Il video integrale della celebrazione

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Giornata del Ringraziamento. Cei: “dal Giubileo un appello alla rigenerazione della terra”

Claudio Gagliardini (foto)
TeleRadio Cremona Cittanova
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