50 anni di Fism, una scuola che mette “prima i bambini”

Nella mattinata di sabato 17 febbraio il convegno al Centro pastorale diocesano di Cremona con Cinzia Parimbelli, Franco Verdi e Angela Biscaldi

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Fondata nel 1957, la Federazione italiana scuole materne (Fism) festeggia quest’anno mezzo secondo di storia. Un compleanno festeggiato nella mattinata di sabato 17 febbraio a Cremona con il convegno “I bisogni educativi dell’infanzia nella realtà cremonese” promosso dall’Adasm (Associazione diocesana asili scuole materne) e Fism di Cremona insieme all’Ufficio diocesana di Pastorale scolastica. Una occasione di approfondimento e riflessione che ha visto la partecipazione di esperti nel settore dell’educazione.

A introdurre l’iniziativa, organizzata in collaborazione con la Fondazione comunitaria della Provincia di Cremona e ospitata presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, è stato il presidente provinciale Adasm-Fism Sergio Canevari, che ha sottolineato che «le difficoltà economiche sono il principale problema delle scuole. Abbiamo fatto questo convegno per far conoscere la Fism a livello diocesano e provinciale, per questo abbiamo accolto anche insegnati provenienti dalla scuola pubblica. L’obiettivo è quello di lavorare insieme per il bene dei bambini: la scuola è fatta per il bene dei bambini. Bisogna superare quelle differenze fra scuole comunali, statali e paritarie, lavorando come comunità, senza per questo perdere la propria unicità».

Dagli anni ’70 la federazione si impegna a promuovere e sviluppare attività solidali nel campo dell’istruzione e dell’educazione, a beneficio ed assistenza anche economica delle scuole per l’infanzia paritarie, dedicando una particolare attenzione ai servizi prescolastici svolti dalle scuole aderenti. Oggi Fism conta più di 9mila istituti affiliati, composti da scuole materne, sezioni primaverili e nidi, per un totale di oltre 500mila bambini, di cui il 50% provenienti dalla Lombardia.

Dopo i saluti di don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la Pastorale che ha portato anche la vicinanza del vescovo Antonio Napolioni, impossibilitato a essere presente a motivo della Visita pastorale, e dell’assessore all’Istruzione e alle Risorse umane del Comune di Cremona Maura Ruggeri, è intervenuta Cinzia Parimbelli, del Consiglio nazionale Fism, che ha anzitutto ricordato il motto Fism: “Prima i bambini”. «Per i 50 anni la Federazione ha ritenuto di aggiungere al motto anche le parole “prendiamo il largo”: finalmente prendiamo il largo in un’ottica di tutela, di servizio e di sostegno a tutte le nostre realtà, che di fatto sono funzionali alle famiglie, all’impiego femminile e soprattutto ai bambini, che saranno gli adulti di domani». Una questione educativa che, però deve fare i conti ogni giorno con le risorse disponibili. «Quest’anno siamo riusciti ad ottenere dal Ministero dell’istruzione 90 milioni di euro in aggiunta a quelli stanziati attraverso il Mef, che si tradurranno tra il 2024 e il 2025 in una disponibilità di circa 200 euro in più a bambino. Non siamo solo venali, ma è vero che questi fondi potranno aiutare le scuole a fornire un servizio migliore alle famiglie».

 

L’intervento di Cinzia Parimbelli

 

È poi intervenuto il professor Franco Verdi, che con entusiasmo e passione ha raccontato la storia di questi 50 anni,  «un excursus storico che parte dal bisogno educativo e si evolve fino a diventare diritto educativo. Passare da una scuola finalizzata a una forma assistenziale di cura a una scuola centrata sul diritto all’istruzione, sul diritto alla formazione, è un operazione che avviene in un contesto familiare e di vita comunitaria». Il professor Verdi si è soffermato sulla figura di don Ferrante Aporti, sacerdote cremonese, ma anche pedagogista e uomo politico, pioniere dell’educazione scolastica infantile. Vero fondatore di quella che oggi è chiamata scuola per l’infanzia. «Il paradigma aportiano – ha evidenziato il professor Verdi – segna la traccia del percorso educativo italiano, che vede caratteristiche interessanti, soprattutto nell’evidenziare che c’è una forte necessità di una convergenza, un mettere in opera quella che è la responsabilità educativa della società. Prima c’è la promozione dell’uomo, dargli cultura, sapere, conoscenza e abilità, e solamente dopo si potrà parlare di evangelizzazione».

 

La relazione di Franco Verdi

 

Nella seconda parte della mattinata è intervenuta la professoressa Angela Biscaldi, docente del dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università Statale di Milano, che ha descritto il processo educativo da un punto di vista più antropologico, focalizzando l’attenzione sull’importanza del ruolo del genitore, ad oggi estremamente complesso. «Porto oggi la mia esperienza ventennale sui temi della responsabilità educativa – ha spiegato la professoressa Biscaldi –, bisogna cercare di capire come il processo di deistituzionalizzazione della famiglia e del matrimonio abbia portato l’attenzione sociale a concentrarsi sul bambino e sui suoi desideri e bisogni, ma non tutti i desideri e bisogni sono veramente bisogni educativi. Si tende sempre più spesso a realizzare ogni desiderio che il proprio figlio esprime, ma essere buoni genitori non significa necessariamente accontentare sempre, certe volte è necessario distinguere quello che è veramente importante da quello che invece è un bisogno istantaneo, e quindi superfluo».

 

La relazione di Angela Biscaldi

 

Al termine della conferenza i presenti hanno potuto confrontarsi con i relatori sui temi che sono stati descritti durante gli interventi, portando le proprie esperienze personali in ambito non solo scolastico, ma anche familiare e più in generale anche educativo.

Luca Marca
TeleRadio Cremona Cittanova
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