Unità dei cristiani, veglia ecumenica a Sant’Abbondio

La preghiera ha visto la partecipazione delle diverse confessioni cristiane presenti sul territorio

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Una preghiera corale e sentita; l’espressione di una concreta e bella fraternità; la convinzione della necessità di condividere un fecondo e credibile cammino verso l’unità dei cristiani: questo ha caratterizzato la veglia ecumenica che nella diocesi di Cremona si è svolta la sera di lunedì 22 gennaio a Cremona nella chiesa di Sant’Abbondio, accolta dal parroco don Andrea Foglia.

Inserita organicamente  nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che ogni anno si svolge dal 18 al 25 gennaio, è stata celebrata, alla presenza di un’assemblea numerosa e partecipe, dal vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni, dal pastore Nicola Tedoldi della Chiesa Metodista di Parma-Mezzani e del pastore Franco Evangelisti delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno di Cremona, Mantova e Parma. Molto a malincuore padre Lucianu Munteanu, delegato della parrocchia ortodossa romena di Cremona, non ha potuto presenziare, a causa di improvvise e improrogabili necessità.

Dopo la solenne processione iniziale è stato richiamato il tema che accompagna la Settimana quest’anno, che è stata affidata dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani al Gruppo ecumenico locale del Burkina Faso, nell’Africa occidentale, coordinato dalla Comunità locale di Chemin Neuf, con la feconda e attiva collaborazione di fratelli e sorelle dell’Arcidiocesi cattolica di Ouagadougou e delle Chiese protestanti: “Amerai il Signore tuo Dio e il tuo prossimo come te stesso”, tratto dal vangelo di Luca, ispirato alla pericope del Buon Samaritano.

Introducendo la veglia, il vescovo Antonio Napolioni ha espresso un intenso, affettuoso e riconoscente ricordo per padre Doru Fuciu, della chiesa ortodossa rumena di Cremona, e per il prof. Mario Gnocchi, a lungo presidente nazionale del Segretariato attività ecumeniche, che quest’anno sono stati chiamati alla gloria del Padre: l’espressione davvero sentita di una vera vicinanza ai familiari, presenti alla veglia, e alle loro comunità.

La Parola, proclamata ecumenicamente, è stata al centro dell’incontro, con le coinvolgenti riflessioni dei celebranti.

«Che cosa vuol dire seguire le orme di Cristo, nelle situazioni concrete della vita?», ha preso le mosse il pastore Evangelisti, che ha condiviso con l’assemblea una sua toccante esperienza. Tempo fa, in visita ai malati in un ospedale, si era imbattuto in una giovane donna nigeriana, vittima della tratta, che era rimasta paralizzata a causa delle brutali percosse subite per il suo rifiuto a sottoporsi alle richieste dei suoi sfruttatori, fedele al Vangelo. Una testimonianza autentica di sequela fino alle estreme conseguenze, questa, che interpella: «Siamo in un mondo che soffre – ha detto il pastore – in cui è necessario uscire per incontrare l’altro ed esprimere la fraternità, con il Signore dentro di noi; perché quando abbiamo il Signore abbiamo l’altro, che è una parte di noi».

La riflessione del pastore Evangelisti

 

«Il cammino ecumenico esige una sana fretta – ha quindi affermato il vescovo Antonio Napolioni prendendo la parola – e un passo spedito». Tuttavia nella vita ci può essere anche «una fretta malata, come quella del levita, caratterizzata da una frenesia vuota». Altra cosa, invece, la fretta di Abramo e del Buon Samaritano, fatta di sollecitudine e di attenzione, caratterizzata dalla pacatezza dei gesti: una «santa sosta nell’incontro tra Dio e l’umanità, che fa ripartire la vita». Sono necessarie dunque, «vere soste interiori, affinché si metta in atto ciò che più è necessario, nella santa urgenza della carità, senza la quale nessuna unità è possibile».

La riflessione del vescovo Napolioni

 

“Gesù risponde auna domanda sbagliata”, gli ha fatto eco il pastore Tedoldi: che cosa “devo” fare. Ma non è questione di “fare”, ha sottolineato, ma di “amare”. Perché l’amare porta al fare, ma non sempre è vero il contrario. Oggi, infatti c’è un amore che deruba, come quello dei briganti della parabola, esplicitato in tante forme di cui sono vittime giovani, lavoratori, donne, operatori di pace e di giustizia. Ma dove c’è violenza o intimidazione, ecco la necessità della “disciplina della misericordia”, al cui centro “non ci sia la legge, ma il cuore, e l’uomo sia al centro della necessità  e della cura. Perché il prossimo siamo noi che ci mettiamo accanto all’altro”.

La riflessione del pastore Tedoldi

 

La veglia è quindi continuata con la “conversazione nello Spirito”, grazie alla quale i partecipanti, suddivisi in gruppi, hanno condiviso le bellezze e le profondità di quanto la Parola suggeriva e animava negli animi e nelle vite.

La preghiera e il canto, sostenuti all’organo dal maestro Lino Binda, hanno condotto verso la conclusione questo intenso momento di fraternità condivisa, di ringraziamento, di affidamento. Nel segno della passione per l’unità dei cristiani, condizione vera e imprescindibile della credibilità dell’annuncio.

TeleRadio Cremona Cittanova
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