«Non una rappresentazione natalizia, ma la ripresentazione del Mistero che si fa presente e vivo per tutti noi». Con queste parole il vescovo Antonio Napolioni ha introdotto la celebrazione della Messa del Giorno di Natale presieduta in una Cattedrale gremita di fedeli.
Riflettendo sul prologo del Vangelo di Giovanni proclamato durante la liturgia della parola, nella sua omelia monsignor Napolioni ha richiamato l’immagine dipinta nella cappella del palazzo vescovile dove ogni giorno si reca in preghiera, raffigurante un abbraccio tra Gesù e Giovanni Battista, colui che lo ha annunciato: le parole del Battista riportate dall’evangelista Giovanni – ha detto – «ci ricordano chi è colui che dà principio a tutto. Gesù ci precede, ci accompagna e ci sorpassa – ha aggiunto il vescovo – non per lasciarci soli ma per aiutarci a comprendere bene cosa c’è dopo di noi».
Nella sua riflessione anche il riferimento alla Fondazione Dopo di Noi, un gruppo di famiglie cremonesi che si è unita per garantire un futuro ai figli con fragilità anche quando i genitori non saranno più con loro. Il vescovo ricorda questo segno aggiungendo che «la preoccupazione per ciò che viene dopo di noi non è solo di qualche famiglia, ma è di ogni famiglia, è della famiglia umana, anche se qualcuno non se ne cura abbastanza… Così finiamo per ubriacarci di cose e ci esauriamo nel presente. Ma questo non è cristiano, non è umano».
Lo sguardo di speranza che abbraccia il futuro, ha ricordato monsignor Napolioni «è quello di Dio che ci prepara un potentissimo “dopo di noi”: Lui, il suo paradiso, un futuro che affida alla nostra corresponsabilità. La ricetta antica è quela di ascoltare la sua parola e fare ciò che ci chiede. Non seguendo slogan che dividono, ma nell’ascolto della Parola».
Il “dopo di noi” poi, nell’omelia del Vescovo, porta anche verso una dimensione ecclesiale, suggerita dall’immagine del presepio allestito in Cattedrale da un gruppo di Vailate, che ha ambientato una semplice natività nella piazza di un paese degli Anni Cinquanta. «C’è un parroco quasi solo in piazza – fa notare monsignor Napolioni – e allora mi chiedo se questo non sia un presepio ambientato nel 2050… Le nostre parrocchie invecchiano, anche il Papa ricorda che non siamo più nella cristianità, ma è il tempo di una nuova evangelizzazione. La missione è il nostro “dopo di noi”, perché non ci troviamo in un presepio sempre più vuoto, ma in un mondo che ha sempre più bisogno del Vangelo e dunque di testimoni».
Così il Natale consegna un augurio che è anche un impegno per ciascuno di noi: «E il vuoto delle nostre debolezze, tra l’augurio e l’impegno – conclude il vescovo Antonio – è colmato dalla sua grazia».
La celebrazione della Messa solenne del Giorno di Natale si conclude con l’augurio del vescovo che porta anche quello che il personale e i detenuti del carcere di Cremona (dove ha celebrato l’eucaristia natalizia in mattinata) gli hanno consegnato per tutta la città, e con la benedizione apostolica con cui il Vescovo impartisce l’indulgenza plenaria sull’assemblea della Cattedrale e su tutti coloro che hanno seguito la celebrazione attraverso i mezzi della comunicazione.
Nel Natale un atto di fede nella potenza della debolezza (VIDEO e FOTO)