Sulla soglia del Santuario la Madre va incontro ai suoi figli (FOTO e VIDEO)

Nella mattinata di martedì 26 maggio il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la solenne Messa pontificale nella solennità di santa Maria del Fonte, patrona della Diocesi

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La prima celebrazione a carattere diocesano dopo l’emergenza Coronavirus. È nel giardino del Santario di Caravaggio, di fronte alla basilica, che nella mattina di martedì 26 maggio il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la solenne Messa pontificale nella solennità di santa Maria del Fonte, patrona della Diocesi di Cremona insieme a sant’Omobono.

Un primo passo verso un graduale ritorno alla normalità anche per quanto riguarda le celebrazioni. Così, pur nel distanziamento, con indosso le mascherine, la festa nel 588° anniversario dell’Apparizione non è andata deserta.

Accanto a monsignor Napolioni il vescovo emerito mons. Dante Lafranconi e il rettore del Santuario mons. Amedeo Ferrari. Insieme a diversi altri concelebranti, tra collaboratori del Santuario e sacerdoti della zona.

E proprio alla “novità” di questa celebrazione ha guardato il Vescovo nell’omelia: la presenza dell’immagine della Madonna e di Giannetta non dentro, ma «sulla soglia del Santuario».

«Maria, come ogni madre, – ha detto il Vescovo – va incontro ai suoi figli dispersi che vogliono tornare a casa, vivere in pace anche se fanno fatica, soffrono e talvolta si perdono. Ma la Madre non smette di sperare e di attendere: sta sulla soglia del Santuario non per dire: “chiudo, vi controllo”, ma “vi aspetto”».

Un’immagine che monsignor Napolioni ha accostato anche alla fase storica che la Chiesa sta attraversando, chiamata ad affrontare le sfide nuove e inedite sorte con la pandemia. Sfide che – dice citando «un amico vescovo» – suggeriscono un cambiamento pastorale: «Da una pastorale del campanile a una pastorale del campanello. Non aspettando che qualcuno si accorga che c’è Cristo in Chiesa. Ma una Chiesa che va a portare Cristo a chi è già amato da Cristo».

Così – sottolinea – l’immagine della Madonna sulla soglia del Santuario diventa «significativa per una Chiesa che sia accogliente, che sta sulla soglia, non chiusa in se stessa a contarsi i fedeli, ma che si rimette in cammino e che accoglie ogni uomo, “non più straniero o ospite, ma concittadino dei santi”. Non per essere insistenti cacciatori di proseliti, ma come amici, fratelli che ascoltano i bisogni».

«La soglia di ogni casa è benedetta», ha continuato. «Tanti oggi non sono qui perché hanno ancora paura, preferiscono stare ancora un po’ in casa: noi li assicuriamo che Maria è lì, con loro, come il Signore è stato con noi sempre, anche nei momenti più duri».

Ma la soglia è anche quella di ogni vita: «Ogni persona è tempio di Dio e sulla soglia della vita c’è da inchinarsi con infinito rispetto. all’inizio e alla fine, nei momenti di fragilità e di buio. Anche le scelte sociali e politiche sul futuro che ci preoccupa dipendono da questo sguardo sulla vita: soprattutto della vita più fragile. Di ogni vita che non è mai un numero, che non può essere scartata»

«Sulla soglia del Santuario – ha poi aggiunto il vescovo – Maria ci introduce nella pienezza della vita, nel Paradiso. Ci crediamo? Crediamo nelle realtà eterne che danno il giusto peso alle cose di quaggiù e la motivazione per impegnarci di più gli uni per gli altri. Lo Spirito è all’opera perché i cristiani siano testimoni dell’invisibile, della certezza di essere amati che trasforma anche la morte in una soglia di eternità».

«Siamo noi la soglia del Santuario – ha concluso il vescovo – Maria ha fatto la sua parte, appare, manda messaggi, si lascia pregare ma chiede a noi di essere con lei dietro a Gesù testimoni della accoglienza infinita che Dio riserva a chi lo cerca anche nella debolezza e nel peccato. Chiamati ad essere accoglienti, aperti, sorridenti, non per sforzo di volontà, ma perché ciò che abbiamo ricevuto non resti solo per noi. Ma diventi vero nella condivisione».

La celebrazione, vissuta con partecipazione dai fedeli presenti, si è conclusa con l’omeggio a Maria e la preghiera di affidamento, recitata dal Vescovo davanti al simulacro dell’Apparizione che per l’occasione è stata portata all’ingresso della basilica, proprio di rimpetto al giardino del Crocifisso dove è stata celebrata l’Eucaristia.

La benedizione finale, con annessa indulgenza plenaria, ha concluso i momenti liturgici della mattinata, proseguiti nel pomeriggio con la recita incessante del Rosario ad accompagnare al momento di ricordo dell’Apparizione.

Fotogallery della Messa pontificale a Caravaggio

 

 

 

 

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