Sinodo dei giovani: le prime “proposizioni” che saranno sottoposte al voto dell’Assemblea

I testi sono il frutto dei lavori della prima Assemblea sinodale, tenutasi a Sospiro nel mese di gennaio 2018

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All’inizio della seconda Assemblea dei membri eletti del Sinodo (a Soresina, domenica 18 febbraio) si procederà alla votazione delle “proposizioni” che i giovani sinodali decideranno di consegnare al discernimento del vescovo.

Ecco il testo delle proposizioni che saranno sottoposte all’approvazione dell’Assemblea:

PROPOSIZIONI DI SINTESI PER LA VOTAZIONE IN ASSEMBLEA

FOCUS 1: “LA CHIESA”

 

Innanzitutto alcune consapevolezze, frutto della nostra esperienza:

1. Abbiamo una percezione positiva della Chiesa, nonostante le contraddizioni e i limiti che riscontriamo nella sua storia di strumento voluto da Dio e chiamato sempre alla conversione. Nella testimonianza di adulti, comunità ed educatori che ci hanno accolto e servito, vediamo rispecchiata la vocazione della Chiesa ad essere sempre più corpo di Cristo, nella povertà e nell’essenzialità. Constatiamo che nel mondo giovanile sono diffusi anche pregiudizio, luoghi comuni e risentimento, spesso frutto di relazioni superficiali e giudizi affrettati, ma a volte anche di delusioni che hanno lasciato un segno negativo.

2. Ci sentiamo interpellati in prima persona quando per la Chiesa si invoca coerenza: il nostro metterci in gioco è vitale per la comunità e avvertiamo quanto sia prezioso per i coetanei che frequentiamo, per il mondo in cui spendiamo la nostra esistenza e per chi, più giovane, si affaccia alla vita.

Poi alcune sfide rivolte soprattutto ai giovani:

3. Sentiamo la necessità di educarci all’essenziale, al cuore della fede cristiana. In particolare avvertiamo il bisogno di ripartire dalla Parola di Dio, sperimentare relazioni comunitarie sincere e fraterne, sfidarci nel servizio del prossimo.

4. avvertiamo il desiderio che tutti ci riscopriamo corresponsabili nella comunità ecclesiale, scegliamo con più coraggio cammini di formazione e momenti di servizio, troviamo spazi di vero protagonismo (come una presenza più riconosciuta nei consigli e negli organismi di partecipazione).

5. Avvertiamo che i primi ostacoli da superare sono l’individualismo, la timidezza, la pigrizia e il disinteresse rispetto ai cammini di fede. Solo il nostro essere affascinati potrà suscitare interesse e far superare pregiudizi e chiusure.

6. Avvertiamo il desiderio di essere trattati da uomini e donne e non da eterni adolescenti; di essere richiamati alla vita reale, ai problemi e alle speranze del quotidiano: vogliamo che la prima lingua con cui possiamo esprimerci, siano i fatti, la verità delle nostre relazioni.

7. Desideriamo essere coscienti dei tanti carismi che rendono bella la Chiesa e ci ricordano i modi originali di rendere vivo il Vangelo. Sappiamo che a noi spetta il compito di cercare ponti con i coetanei che non frequentano gli ambienti ecclesiali, con quel “mondo” che noi per primi abitiamo.

Infine alcune richieste rivolte alle nostre comunità cristiane:

8. Chiediamo alla Chiesa di non smettere di sperare e puntare su di noi, considerandoci capaci di collaborare e spenderci per il bene.

9. Desideriamo che la Chiesa sia sempre più libera di custodire con libertà l’essenziale  del messaggio evangelico: la fede quotidiana in Gesù, l’ascolto della sua Parola, l’esperienza della preghiera, la vicinanza ai problemi e alle sfide reali della vita. Oratori e percorsi per i giovani non vanno misurati per quante cose producono, ma per la qualità delle esperienze che toccano la vita, suscitano desideri, offrono testimonianze credibili.  Lo stile ecclesiale sia il coraggio umile e silenzioso del quotidiano, lontano dal clamore di eventi isolati.

10. Chiediamo proposte formative alte, non giocate al ribasso, ma centrate sulla Parola e sul suo riferirsi alla vita, perché si possa condividere quanto essa provochi e illumini le domande profonde della nostra esistenza; proposte di carattere culturale perché la vita vera sia oggetto del nostro incontrarci e del nostro confrontarci; proposte aperte ai temi esistenziali che provocano anche i non credenti; proposte condivise tra comunità ed esperienze diverse, con riferimenti zonali più forti, perché solo “in rete” possiamo superare solitudini e stanchezze.

11. Crediamo che anche lo stile della comunicazione sia prezioso: crediamo che si debba prestare attenzione al “come” si comunica, al passo con l’innovazione contemporanea, senza smarrimenti e paure davanti alle novità del presente. Una buona comunicazione crediamo sia preziosa per sfatare alcuni pregiudizi nei confronti della Chiesa e della sua vita. Desideriamo siano narrati il bene e la bellezza della fede, più che la fatica e il limite.

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