Santuario di Caravaggio, la cupola della basilica ritrova il suo splendore

In un video le immagini del restauro degli affreschi della cupola con l'intervento del rettore mons. Amedeo Ferrari e del restauratore Alberto Fontanini

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Una nuova luce per la cupola della basilica di Caravaggio, il cui restauro è stato recentemente completato, lasciando ora la prosecuzione dei lavori alla parte inferiore. A svelare gli affreschi di Giovanni Moriggia (1851) in tutto il loro splendore, rendendo conto dei lavori fatti, è il video realizzato dal Santuario di S. Maria del Fonte e diffuso sui canali social.

Nelle parole del restauratore Alberto Fontanini il ricordo dei dipinti trovati in «condizioni conservative mediocri», a motivo di diverse infiltrazioni avvenute a più riprese nel tempo e che avevano provocato «l’uscita dei sali solubili, il distacco di parte dell’intonachino, il sollevamento del colore e la perdita di larghe porzioni dell’estensione pittorica». Così, dopo la necessaria messa in sicurezza della pellicola pittorica con adesivi specifici, si è potuto procedere con pulitura generale e il successivo consolidamento, anche grazie a una integrazione materica che ha permesso di colmare le lesioni della superficie ridando continuità al dipinto (con una funzione insieme di tipo estetico e conservativo), per poi effettuare un’integrazione pittorica, che è stata volutamente tenuta a un livello di sottotono.

Una situazione studiata in un primo tempo attraverso fotografie ad alta risoluzione, ma di cui i restauratori si sono potuti rendere conto nel dettaglio solo raggiunti i dipinti, grazie all’imponente ponteggio di più di 50 metri installato a partire dal Sacro Speco salendo in alto fino alla lanterna. Un’installazione necessaria per completare l’ultima fase dei restauri dell’intera basilica, iniziati 20 anni fa a partire dalla navata maggiore, quella minore e il transetto sud e proseguiti nel 2018 con il transetto nord.

Nel video anche il commento del rettore del Santuario, mons. Amedeo Ferrari, che ricorda la grandezza delle immagini dipinte, in quanto distanti decine di metri dall’osservatore. Ma la loro «grandezza» è data anche dal fatto che ritraggano «gente del luogo elevata agli onori degli altari: tutta questa scena è la realtà del Paradiso che celebra la gloria di Dio». «Anche il volto di Maria è di una persona comune – prosegue il rettore –, perché la santità è normale, è normalità di vita cristiana».

Nelle parole di mons. Ferrari anche alcuni spunti spirituali, a cominciare dal fatto che l’altezza della cupola «ricorda a chi cammina in terra di tenere alto lo sguardo, perché quello è il destino di ognuno di noi». Ma il rettore di Caravaggio sottolinea anche la devozione e il raccoglimento che non sono mancati in basilica neppure durante il cantiere, con i conseguenti momenti di disagio e di inevitabile disturbo. «Il santuario così restaurato – conclude il rettore – dà davvero l’impressione di essere una casa normale, con persone normali che però hanno il cuore molto largo e alto, e gli occhi puntati uno sulla terra e uno al cielo».

Il cantiere prosegue ora con la pulitura e il restauro dei quattro pennacchi delle colonne che circondano l’altare maggiore e dei sottarchi. L’apparato della cupola, infatti, alto 54,06 metri come risulta dai recenti rilievi effettuati con strumenti di precisione, è sorretto dai quattro piloni che circondano l’Altare Maggiore, sormontati da altrettanti pennacchi sui quali poggia la trabeazione di sostegno alle spesse pareti del maestoso tamburo sovrastato dalla cupola affrescata e chiusa, alla sommità, da una lanterna di 9 metri di altezza al cui centro vi è una stella dorata.

I pennacchi della cupola dipinti dal Moriggia cominciano a prender vita dal 1846, con la raffigurazione di quattro “storie” dell’Antico Testamento in cui sono protagoniste quattro “donne forti”, modelli esemplari delle quattro virtù cardinali: prudenza (Abigail), giustizia (Ester), fortezza (Giuditta), temperanza (Rut). Ospite del sacerdote patriota Giuseppe Mandelli, sagrista del Santuario, Giovanni Moriggia, al quale erano stati commissionati gli affreschi della cupola, lavora quasi in clandestinità dal 1851 al 1854, e quasi in clandestinità fa scalpellare le nervature della tazza della cupola per potervi dipingere senza discontinuità l’apoteosi e gloria di Maria.

A restauri ultimati sarà realizzato un volume per valorizzare i lavori e attraverso il quale si potrà anche sostenere il lavoro di restauro. Ciascuno, infatti, è invitato a contribuire all’imponente spesa, che si preannuncia di oltre 500mila euro. Una spesa in parte è sostenuta dal contributo di Regione Lombardia, ma che per la restante parte sarà a carico del Santuario, anche grazie alla generosità delle tante persone che hanno a cuore la casa di Maria.

TeleRadio Cremona Cittanova
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