Rosarianti e dei Fortes in fide, il 25 aprile pomeriggio di preghiera e festa in Seminario

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Dopo tre anni di stop a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia, è tornata a svolgersi, martedì 25 aprile, nella festa di san Marco evangelista, presso il Seminario Vescovile di Cremona, la Giornata delle Rosarianti e dei Fortes in Fide.

L’incontro di quest’anno, perciò, ha avuto anche un alto valore simbolico, ovvero il coraggio di ricominciare e riaffermare l’importanza della preghiera per le vocazioni sacerdotali. Citando il Vangelo di Matteo: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” (Mt 9, 37-38).

Cuore pulsante del pomeriggio è stata la recita del Rosario nella chiesa superiore del Seminario, preghiera guidata dai quattro diaconi che a giugno saranno ordinati sacerdoti: don Andrea Bani, don Claudio Mario Bressani, don Alex Malfasi e don Jacopo Mariotti. A seguire, la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, il quale ha espresso la gratitudine ai presenti per il prezioso sostegno spirituale e materiale nei confronti del Seminario, luogo nel quale, oggi come ieri, i giovani vogliono mettersi all’ascolto del Signore, discernere e rispondere alla Sua chiamata per vivere una vita di senso e di pienezza.

Nella recita del Rosario, come suggerito dalla preghiera del vescovo Napolioni distribuita per l’occasione, «l’unione a Maria, Madre della Chiesa, nella preghiera al Padre, affinché doni al Suo popolo santo sacerdoti che lo servano sull’esempio del figlio Gesù, che ha dato la vita per il mondo».

Durante il pomeriggio non sono mancati momenti di svago convivialità, con la lotteria in favore del Circolo missionario, la vendita dei fiori e la merenda comunitaria, nella gradevole cornice primaverile del cortile.

La giornata si è quindi chiusa con lo spettacolo incentrato sulla figura del beato padre Alfredo Cremonesi: un monologo teatrale, quello che ha presentato la storia del missionario cremasco, dal titolo Sui ruderi dell’amore. Quale conclusione più efficace? Il coraggio della sua vita di prete e il suo martirio in Birmania sono luminosa testimonianza della bellezza e della gioia di una vita radicalmente donata al Signore, dell’ardente desiderio di annunciare la Sua salvezza ad ogni uomo, sfidando gli ostacoli di un mondo ostile, poiché nella Sua Grazia anche la morte è già vinta.

TeleRadio Cremona Cittanova
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