Prosegue il cammino dei Catecumeni che nella veglia di Pasqua in Cattedrale riceveranno i Sacramenti

Quest'anno sono 23: tra loro anche alcuni italiani cresciuti in contesti non praticanti e un'intera famiglia ivoriana con padre, madre e figlia

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Domenica 8 gennaio, nella festa del Battesimo del Signore, in Seminario si è svolto come consuetudine il terzo incontro diocesano dei catecumeni adulti che nella Veglia pasquale in Cattedrale riceveranno in modo unitario i sacramenti dell’iniziazione cristiana dal vescovo Antonio Napolioni. L’incontro è stato occasione per una sempre maggiore conoscenza tra i candidati e per prepararsi al meglio all’intenso itinerario quaresimale che sarà vissuto nelle rispettive parrocchie in vista della celebrazione dei sacramenti.

I catecumeni quest’anno sono numerosi: ben 23. «È un’autentica abbondante grazia del Signore – afferma don Antonio Facchinetti, incaricato diocesano del Servizio per il Catecumenato – per le nostre comunità parrocchiali e per l’intera Chiesa particolare di Cremona che prova intensa gioia per questi suoi nuovi figli e figlie».

Due sono le provenienze più lontane, da Cuba e dal Giappone; otto invece le persone provenienti dall’Albania e dalla Bosnia; una famiglia intera – padre, madre e figlia – è originaria della Costa d’Avorio. Ancora dalla Costa d’Avorio e dal Gambia quattro giovani ragazzi, di cui alcuni profughi. E ancora due giovani donne, una italiana e l’altra ivoriana, cresciute senza sacramenti in famiglie di fede evangelica. Vi sono, infine, altre quattro persone italiane, non ancora battezzate, appartenenti a famiglie di tradizione cristiana non praticanti.

«Nella memoria di ciascun catecumeno, come anche in quella degli accompagnatori garanti e dei padrini-madrine, – continua don Facchinetti – è ancora molto vivo l’incontro con il vescovo Antonio nella solennità di Cristo Re (in foto). È stato un incontro familiare molto bello e gioioso, pur nella sua brevità e semplicità: vivace la partecipazione dei catecumeni, dinamico come sempre il Vescovo che li ha accolti e ascoltati, dialogando con loro nella spontaneità sulla propria esperienza di personale fede, con le sue oscillazioni e i suoi sviluppi».

L’incontro si era aperto con la presentazione di ciascun catecumeno con il proprio padrino/madrina o garante, spesso il presbitero (parroco o vicario) della comunità parrocchiale di appartenenza. I racconti delle proprie vicissitudini di vita – alcune legate alla drammatica migrazione da paesi lontani – si sono intrecciati con la narrazione della sorprendente scoperta della vocazione alla vita cristiana, per potere dare pieno significato alla propria esistenza umana.

 

Testimonianze di alcuni dei catecumeni

Salvatore, di Caravaggio: «Provengo da una famiglia cristiana per tradizione, ma non dinamica nella fede. Non so neppure perché non sono stato battezzato dai miei genitori, credo per superficialità. Adesso, in età matura, ho piena consapevolezza di questo percorso di ricerca».

Daniela Ketti, di Rivolta d’Adda: «I miei genitori fecero la scelta di non farmi battezzare e di rimandare all’età adulta questa scelta. Questo ha appesantito non poco la mia vita, perché non avevo una mia propria identità spirituale: le grandi feste di Natale e Pasqua non erano per me motivo di non appartenenza ad alcuno. E anche per i miei figli, nel loro percorso di iniziazione cristiana, questo mio retroterra ha comportato qualche sofferenza».

Lorenza e Roberto, di Cremona: «Per opposizione marcata e protratta di nostro papà né io né mio fratello siamo stati battezzati. Tuttavia io ho coltivato per tanti anni un percorso interiore che nel tempo si è consolidato e qualche anno fa nell’accompagnare mio figlio Federico al Battesimo ho provato il desiderio grande di essere battezzata anch’io. Purtroppo, recentemente ho scoperto una grave malattia con cui sto ancora lottando: in questa circostanza mi sono sentita davvero graziata da Qualcuno. Anche per mio fratello Roberto il desiderio di essere battezzato è sempre stato presente nella fanciullezza, anche se in maniera vaga. Il forte senso religioso tradizionale della gente che lo circondava, soprattutto in Trentino dove abitava, lo ha sempre fortemente interpellato. Con la mia malattia abbiamo cominciato a riflettere seriamente sul senso della malattia, sul dramma della vita minacciata».

Dila Leshi, Antegnate: «A causa del regime comunista non sono stata battezzata. Ma l’ho scoperto solo tre anni fa, a 48 anni: dal dolore ho pianto fortemente e ripetutamente. Adesso sono molto contenta di poter ricevere il Battesimo: sono sempre stata fedele alla preghiera che mi aveva insegnato mia nonna di nascosto da bambina».

Violeta Zefi: “In Albania la dittatura è durata fino al 1990. Successivamente, nel 1994 mi è stato offerto il Battesimo da parte di alcuni sacerdoti italiani, ma io non sapevo di che cosa si trattasse: l’ho scoperto solo venendo in Italia. Senza il Battesimo mi sento come staccata da Gesù anche se, almeno nelle grandi feste, vado in chiesa».

Lucia Evisa Selamaj: «Io ho cominciato il percorso tanti anni fa, nel 1988, ma poi l’ho dovuto interrompere. Da quando sono in Italia, grazie anche ai parroci che mi hanno accolto e mi hanno fatto sentire a casa, ho sempre frequentato l’oratorio, dando una mano soprattutto per il Grest. Siamo stati accettati come eravamo e questo è stato molto bello. Sento che il Signore è vicino e mi ascolta: ho bisogno, però, di confermare la mia fede con il Battesimo e di ufficializzarla».

Eric Yede, Cremona: “Nel mio paese di origine, la Costa d’Avorio, avevo cominciato ad andare a catechismo, ma poi mi sono ammalato gravemente e sono fuggito in Italia. Mi piace Dio! Apprezzo soprattutto il modo di amare di Gesù, il suo modo di comportarsi verso gli altri».

Yves Abo Koffi, Cremona: «Sono in Italia con i miei cari da 9 anni: sono fuggito dal mio paese per la guerra. Dio lo sento come Qualcuno vicino a me, sempre presente nella mia vita».

Nicola Sarjo, Cremona: «Voglio diventare cristiano, anche se so ancora poco del Cristianesimo. In Gambia, i miei nonni erano cristiani. Quando nel 2012 il Gambia è diventato Repubblica Islamica i miei genitori furono costretti a farsi musulmani. Mio papà è stato ucciso, ma mi ha sempre raccomandato di passare alla fede cristiana appena potevo».

Isaac Meledje, Cremona: «Ho bisogno di seguire nel mio cuore la strada di Gesù. Ho sbagliato tanto nella mia vita, troppo movimentata. Per questo ho deciso di cambiare vita, seguendo la strada di Gesù. Da piccolo ho seguito il mio cammino di crescita nella fede in una chiesa evangelica, ma poi ho cominciato, quasi senza rendermene conto, a non rispettare la Parola del Vangelo, a diventare disonesto, a fare violenza sugli altri, a ricercare carica e gioia di vita in modo sbagliato, attraverso modalità inaccettabili».

 

Testimonianza della catechista Silvana Castelli di Brignano Gera d’Adda

Di fronte alla proposta di accompagnare in un percorso di preparazione al Battesimo una persona adulta della mia comunità parrocchiale, in un primo momento ho avuto alcune riservatezze, poi ho realizzato che poteva essere un’opportunità per comunicare la bellezza del Vangelo e per dare la mia testimonianza di credente adulta.

Con Yanelis – la catecumena cubana a me affidata nella mia comunità parrocchiale, che per la prima volta in questi anni ha ricevuto la richiesta del Battesimo da parte di una persona adulta – mi incontro settimanalmente per leggere brani di Vangelo: essi richiedono una spiegazione semplice ma precisa per cogliere l’autentico insegnamento di Gesù in modo da poterlo attualizzare nella nostra vita. Mi rendo conto di non possedere un’adeguata formazione teologica, ma ogni volta che non ho la risposta pronta mi viene in aiuto lo Spirito Santo che mi illumina e mi fa riscoprire la Parola di Dio come se mi si rivelasse per la prima volta, in modo assolutamente nuovo.

Yanelis si dimostra così interessata al dialogo religioso che non manca mai all’appuntamento frequente: è facile comprendere che è anche nata una forte amicizia fra noi due, fatta di profonda stima e rispetto reciproco. Lo stupore e la gioia che manifesta questa ragazza ogni volta che viene colpita in profondità dalle parole di Gesù mi confermano che “insieme” cresciamo verso una fede più consapevole e matura. A volte mi risulta difficile spiegare dei concetti che presuppongono la conoscenza dell’Antico Testamento che lei ancora non ha, ma sperimento che l’ascolto reciproco e l’apertura di entrambe rende il linguaggio semplice e chiaro. I contenuti della fede biblico-teologici più completi e organizzati verranno con il tempo, ne sono certa.

Insieme siamo state invitate a presentare la nostra esperienza a un gruppo di ragazzi delle scuole superiori che hanno affrontato con i catechisti il tema della “conversione”. Io ho potuto dire loro che ogni incontro con lei è fonte di conversione per me: conoscere la situazione politica e sociale del popolo cubano mi fa apprezzare la democrazia e il benessere economico del nostro Paese, la mancanza di libertà religiosa mi fa rivalutare la nostra libertà, condividere la precarietà del lavoro mi fa riflettere sulle nostre sicurezze, la lontananza dalla famiglia che genera solitudine mi spinge verso gli affetti familiari…

Il confronto con lei mi ha veramente arricchita, sia dal punto di vista umano che nel cammino di fede: è dal mettersi al servizio che la fede riceve una forza nuova, una spinta in avanti. La fede si rafforza donandola, scriveva san Giovanni Paolo II nella sua Enciclica missionaria.

I momenti in cui esterna il suo entusiasmo e il desiderio di aderire alla fede cristiana con il Battesimo per me sono occasione di riscegliere un dono ricevuto da piccola – quindi un po’ inconsapevole – che, accolto, apre alla Vita.

 

Il Catecumenato degli adulti

Il Catecumenato segna un passo decisivo nella vita del richiedente adulto: non si tratta solo di fare catechismo, ma di coinvolgere il catecumeno dentro tutta la comunità di fede, a partire dai catechisti e dai garanti. Implica dunque un percorso di conoscenza della fede cristiana, soprattutto a partire dalla Parola di Dio e dalla liturgia, ma anche della vita cristiana, della sua tradizione e della sua morale. Si tratta di una conversione e di scelte di vita corrispondenti al Vangelo. Lo stesso rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti presenta i tre gradi progressivi dell’itinerario.

1) Il pre-catecumenato o prima evangelizzazione. Ha la durata media di un anno. È il tempo della ricerca della fede in Gesù Cristo Salvatore, Figlio di Dio che rivela a noi il Padre e lo Spirito Santo, della spiritualità cristiana e degli impegni che la scelta della fede contempla nella vita.

2) Il Catecumenato vero e proprio ha mediamente la durata di un anno e mezzo. Nella Prima Domenica di Avvento si compie in parrocchia il rito di Ammissione al Catecumenato. Nella Prima Domenica di Quaresima (tempo di purificazione e illuminazione) si celebra nella celebrazione eucaristica parrocchhiale il Rito dell’elezione e l’iscrizione del Nome. Nelle Domeniche seguenti: III, IV e V, si celebrano i riti degli scrutini e le consegne del Simbolo e della Preghiera del Signore. Nella Veglia pasquale, presieduta dal Vescovo, in Cattedrale, si tiene la Celebrazione dei Sacramenti dell’iniziazione. È importante che i catecumeni vengano accompagnati non solo dai loro padrini, garanti e catechisti, ma anche da un gruppo significativo della loro comunità parrocchiale.

3) La Mistagogia. In questo tempo si organizzano alcuni incontri di preghiera e di approfondimento della fede, nella propria Parrocchia e, insieme, in Diocesi, in alcune feste dell’Anno Liturgico, come nel Lunedì di Pasqua, nella Domenica in Albis e Pentecoste.

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