«Una fede semplice, feriale e incarnata»

Sabato 7 gennaio nella chiesa cittadina di Cristo Re i vescovi Napolioni e Lafranconi hanno celebrato le esequie del diacono permanente Giuseppe Mazzolini

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Non una celebrazione esequiale segnata dalla tristezza, ma una festa, la festa di una esistenza feriale, simile a quella di Gesù a Nazareth che visse trent’anni nel silenzio, nel lavoro, nell’affetto della famiglia. Così mons. Napolioni ha voluto interpretare il funerale di Giuseppe Mazzolini, diacono permanente più anziano della diocesi, celebrato sabato 7 gennaio tra la solennità dell’Epifania del Signore e la festa del Battesimo di Gesù.

Chiesa gremita quella di Cristo Re, dove Mazzolini ha dato la sua testimonianza di appassionato maestro di scuola elementare, di marito e padre esemplare, di cristiano fortemente impegnato nell’Azione Cattolica, nella parrocchia, nella pastorale familiare e dal 1994 in Diocesi come diacono permanente. Sull’altare accanto al vescovo Antonio, l’emerito Lafranconi, il vicario generale don Calvi, il vicario per la pastorale don Maccagni, il parroco don Trevisi e i diaconi originari della comunità Marco Ruggeri e Flavio Carli. Presenti una ventina di sacerdoti – tra di essi molti ex vicari di Cristo Re – e quasi tutta la comunità diaconale.

In prima fila la moglie Anna Gremizzi e i figli Livio, Chiara, Dario e Guido con le rispettive famiglia, più indietro i fedeli di Cristo Re, così come tante altre persone provenienti dalla città e dalla diocesi.

All’inizio della sua omelia mons. Napolioni ha confidato di aver pensato molto al diacono Giuseppe subito dopo l’annuncio della sua dipartita: «Un pensiero in cui prevale l’affetto, la gratitudine, la memoria ammirata rispetto al dolore». «La fede – ha proseguito – è una grande medicina: e la fede che insieme alla sua consorte egli mi ha testimoniato nei quattro o cinque incontri che ci sono stati in questi mesi  è una fede semplice, cristallina, umanissima, fatta di parole vere, di gesti concreti, di quella fraternità umana e cristiana che oggi giustifica non l’onore, ma la coerenza di questa presenza di vescovi, di sacerdoti, della comunità diaconale, della parrocchia, dell’Azione Cattolica e di chi lo ha conosciuto nei vari campi in cui si è impegnato nella sua esistenza».

Il presule ha quindi rimarcato la signorilità di Mazzolini: «Non perché portava i gemelli ai polsi, non perché si atteggiava tale, ma perché era un galantuomo, perché aveva costruito una famiglia normale, che si fidava della misericordia di Dio, vero motore che fa ripartire dal fallimento e dai momenti difficili della nostra vita».

Mazzolini «ha creduto nel nome di Gesù e si è impegnato ad amare»: egli fin da ragazzo ha preso sul serio questo comando, si è fidato, lo ha collaudato, ci ha scommesso, lo ha raccontato e lo ha condiviso fino ad arricchire il suo rapporto con la moglie con  il sacramento del primo grado dell’ordine: «Matrimonio e diaconato non sono pagine contrapposte di una vita cristiana, è il mosaico che si è andato compiendo nell’obbedienza all’amore e l’amore genera amore e l’amore non ha paura di altro amore se viene da Dio. L’amore  è figlia della fede».

Mazzolini è stato un uomo spirituale, non perché è andato a cercare cose originali come messaggi soprannaturali o apparizioni: «Vorrei sfruttare questa sua testimonianza di vita per dire a tutta la mia Chiesa: perché non ci accontentiamo del miracolo quotidiano della fede che è l’Eucaristia, della comunità che si sopporta e si perdona? Non abbiamo bisogno di effetti speciali. Giuseppe è stato il diacono degli effetti normali e non degli effetti speciali. Eppure come brillavano i suoi occhi dell’innamoramento umano e cristiano nei confronti della sua famiglia e della Chiesa». E infine: «In lui tutto era molto incarnato, quotidiano, concreto, come Gesù che percorreva i villaggi e diceva di convertirsi senza aggiungere minacce».

Al termine della celebrazione diaconi, sacerdoti e vescovi hanno accompagnato il feretro sul sagrato: una volta caricato sul carro funebre è stato nuovamente benedetto. Poi l’ultimo viaggio verso il cimitero accompagnato dall’affetto e dalla stima dell’intera Chiesa cremonese.

Pochi minuti prima dell’inizio della celebrazione eucaristica una rappresentante del movimento mariano Betania ha voluto ricordare con parole cariche di gratitudine e ammirazione il diacono Giuseppe che per lunghi anni è stato assistente spirituale del gruppo parrocchiale curando in modo particolare la formazione catechistica.

Ricordo prima della celebrazione eucaristica

Omelia di mons. Napolioni

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Biografia del diacono Giuseppe Mazzolini

16-09-18_CristRe_219Nato a Cremona l’8 settembre 1932 Giuseppe Mazzolini è stato insegnante di scuola elementare e da sempre è stato impegnato nella propria parrocchia, a Cristo Re, così come nell’Azione Cattolica, ricoprendo per anni l’incarico di presidente della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica).

Mazzolini è il quarto diacono permanente ordinato nel primo gruppo diocesano a scomparire: prima di lui Pierluigi Riboni (morto il 29 ottobre 2011), Giuseppe Mori (deceduto l’8 novembre 2012) e Luigi Rossi (26 settembre 2013). Con loro il 28 maggio 1994 nella Cattedrale di Cremona erano stati ordinati dal vescovo Nicolini anche Mario Buttarelli, Paolo Leoni e Franco Margini.

Collaboratore parrocchiale nella propria comunità di Cristo Re, dal 1994 al 2003 è stato vice responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare, aiutando poi anche nella Segreteria episcopale.

Negli ultimi tempi la malattia ha limitato fortemente il suo impegno pastorale, ma è sempre rimasto legato spiritualmente alla Chiesa cremonese e alla sua comunità parrocchiale.

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