Mons. Napolioni ai politici: «La nuova umanità, un progetto politico e spirituale»

L’8 gennaio a Castelleone, nell’ambito dei festeggiamenti per i 400 anni dalla morte del compatrono san Bernardino Realino, il Vescovo ha incontrato gli esponenti del mondo politico, amministrativo, economico e sociale della diocesi

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È guardando alla figura di san Bernardino Realino, il compatrono di Castelleone, esemplare amministratore e pacificatore del borgo cremonese in qualità di podestà prima e poi uomo di preghiera e carità nella famiglia gesuita, che quest’anno si è caratterizzato il tradizionale incontro del Vescovo con gli esponenti del mondo politico, amministrativo, economico e sociale della diocesi.

Il primo del vescovo Napolioni e il primo svolto in “periferia”, lontano da Cremona, con la scelta di Castelleone proprio per fare di questo incontro il momento conclusivo delle celebrazioni per i 400 anni dalla morte del Santo. Commemorazione iniziata lo scorso 17 dicembre alla presenza di mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi (città natale di san Bernardino). Leggi qui per saperne di più.

Altro elemento di novità il fatto che l’incontro non si sia tenuto, come in passato, all’inizio dell’Avvento. Lo slittamento è stato necessario per la concomitanza con il referendum costituzionale del 4 dicembre.

La mattinata ha avuto inizio nel salone dell’ex Cinema “Leone”, che presto ha iniziato a riempirsi degli amministratori del territorio e di quanti operano a diverso titolo nel panorama sociale ed economico. Tra i molti politici non mancava naturalmente il sindaco di Castelleone, Pietro Enrico Fiori, che ha introdotto l’incontro sottolineando il carattere di “educatori” di quanti ricoprono ruoli pubblici, con la necessità di una vera e propria «etica dei comportamenti, dei rapporti e dei linguaggi», nella consapevolezza che è necessario iniziare dal piccolo per fare dei grandi cambiamenti.

Saluto del sindaco di Castelleone

Presente il presidente della Provincia Davide Viola, il primo cittadino di Cremona Gianluca Galimberti con alcuni suoi assessori e molti altri amministratori locali del territorio. Tra le autorità presenti anche l’on. Luciano Pizzetti, recentemente riconfermato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio anche per il Governo Gentiloni, e il consigliere regionale Carlo Malvezzi. Presenti inoltre imprenditori e esponenti del mondo sociale. In sala anche l’ex sindaco di Cremona Gian Carlo Corada, originario proprio di Castelleone.

Tra le autorità militari presenti il comandante della locale stazione dei Carabinieri, il luogotenente Fioravante Vilei, il comandante della polizia locale Andrea Vicini e i rappresentanti di Guardia di Finanza e ed Esercito.

 

San Bernardino Realino

L’incontro, promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, guidato da Sante Mussetola che ne ha moderato i lavori, è entrato nel vivo con la relazione del prof. Gianmario Marinoni che ha aiutato ad approfondire la figura di san Bernardino Realino.

Relazione del prof. Marinoni

Testo della relazione su san Bernardino Realino

 

Nato in una illustre famiglia di Carpi, a 26 anni Bernardino si laurea in diritto civile e canonico e si avvia sulla strada dei pubblici uffici. Governò con giustizia e onestà il comune di Felizzano e quello di Cassine, nel Monferrato, dopo aver esercitato per due anni l’ufficio di avvocato fiscale ad Alessandria.

A servizio di Ferdinando Francesco Davalos, marchese di Pescara e del Vasto, nel 1562 Bernardino fu inviato a Castelleone come magistrato del feudo, in posizione strategica perché sul confine con Crema e Lodi e vessato da una difficile situazione sociale. Se a Felizzano e a Cassine Bernadino aveva lasciato sbalordita la gente per la benevolenza usata con tutti, l’alto senso della giustizia e l’illibata onestà nell’amministrazione del pubblico erario, a Castelleone meravigliò tutti con la sua santità. Vigilò con assiduità alla quiete privata e pubblica; fu mite per natura, ma acerbo contro i delitti; fu discreto nel comando, ma esigente nel fare osservare la legge.

Esemplare nell’amministrazione, fu un vero pacificatore capace di disinnescare i conflitti sociali. Fu intollerante contro ogni forma di sopruso così come contro le lunghezze burocratiche. Ben conciliò la competenza tecnica per il buon funzionamento della macchina amministrativa con le virtù umane, suscitate anche dall’interesse per la cultura umanistica.

Egli fece della carità l’arma infallibile del suo governo: ai bisognosi diede sempre a piene mani, fino a contrarre debiti quando le sue tasche erano vuote.

Gli evidenti miglioramenti apportati da Bernardino a Castelleone indussero il marchese di Pescara a designarlo suo uditore e luogotenente generale nei feudi che possedeva nel regno di Napoli (1564). Svolse l’ufficio con la sua solita onestà, ma solamente per tre mesi perché nell’udire predicare, nella chiesa del Gesù Vecchio, padre Giambattista Carminata, toccato dalla grazia, decise di entrare nella Compagnia di Gesù, nonostante i suoi 34 anni.

Nel 1567 fu ordinato sacerdote, diventando il maestro dei novizi Gesuiti. Sette anni dopo, a Lecce, creò un collegio al quale si dedicò fino alla morte.

Diventò patrono di Lecce mentre era ancora in vita. Nell’estate del 1616, mentre stava morendo, 42 anni dopo essere arrivato in città, venne visitato in forma ufficiale dai reggitori del Municipio che gli facero richiesta di voler essere il protettore della città. Lui, che tanto aveva fatto del bene a Lecce, acconsentì.

Proclamato beato da Papa Leone XIII il 27 settembre 1895, fu fatto santo da Papa Pio XII il 22 giugno 1947. Nel 1951 fu scelto come compatrono della parrocchia di Castelleone insieme ai santi Filippo e Giacomo, cui è intitolata la chiesa parrocchiale.

Brochure agiografica su san Bernardino

 

Riflessione del Vescovo

Cuore dell’incontro è stata la riflessione proposta dal vescovo Antonio Napolioni che, ricollegandosi in prima battuta all’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, ha sottolineato quella che deve essere una prima responsabilità: l’ascolto.

Rifacendosi poi al termine “lotta” (per la giustizia o politica), ha richiamato come essa debba prima di tutto essere una lotta interiore, per non perdere di vista i veri obiettivi, il vero bene: il bene comune, che non può essere un bene parziale, contrapposto ad altri beni, ma il «massimo comune denominatore».

Segno di un cambiamento che il Vescovo ha illustrato riproponendo gli obiettivi chiariti da Papa Francesco per la riforma della Curia: non tanto uomini nuovi, ma uomini rinnovati, non un cambiamento di personale, quanto di professionalità, dunque. Per il Vescovo oltre alla formazione permanente è pertanto necessaria anche una «conversione e una purificazione permanente».

Citando Mazzolari e il tema dell’uomo nuovo, mons. Napolioni ha invitato a un cambiamento che non sia quello delle banderuole della politica, quanto piuttosto per una sempre maggiore esigenza di verità.

Proprio con una riflessione sul cambiamento, si è soffermato a riflettere sulla nuova umanità, realizzabile con un vero e proprio «progetto politico e spirituale». La domanda a cui bisogna dare risposta è: quali uomini e donne vogliamo diventare?

Nell’ampia panoramica tracciata del Vescovo una analisi dell’oggi con le questioni più attuali nella consapevolezza di essere di fronte non tanto a un’epoca di cambiamenti, quanto a un vero e proprio cambiamento d’epoca, come anche Papa Francesco ha suggerito. Necessaria dunque una nuova sintesi tra le scienze, con un ritorno alle sorgenti spirituali. L’immagine è stata quella di Roma e Atene, che ripartono e ritornano sempre a Gerusalemme. Una idea del nuovo di stampo messianico e cristologico, ha sottolineato il Vescovo. Nella consapevolezza che per uscire davvero da se stessi occorre prima rientrarvi. Ed ecco allora che politica e responsabilità si inceppano quando non si permette alla libertà di liberare dal profondo.

Da qui un vero e proprio impegno per la Chiesa italiana: riscoprire la propria responsabilità pre-politica, ricreando continuamente spazi di ascolto, formazione e discernimento comunitario. Con un’attenzione: applicare le Beatitudini nel modo in cui esercitano le proprie responsabilità. «Una sfida – ha precisato il Vescovo – a costruire la società, la comunità o l’impresa di cui sono responsabili con lo stile degli operatori di pace; a dare prova di misericordia rifiutando di scartare le persone, danneggiare l’ambiente e voler vincere ad ogni costo. Questo richiede la disponibilità “di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo”. Operare in questo modo significa scegliere la solidarietà come stile per fare la storia e costruire l’amicizia sociale».

Una strada che può essere intrapresa anche a livello locale. «Nella nostra diocesi – ha detto in tal senso il Vescovo – potremmo incontrarci su alcune istanze concrete, ma dal profondo spessore morale e spirituale». È lo spazio comune del Vangelo, la proposta che l’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro sta definendo a a partire dal Discorso della Montagna scelto come filo conduttore di questo anno pastorale.  Tre le tematiche che saranno sviluppate: legge e giustizia; difendere la vita è promuovere riconciliazione; l’avversario politico è il prossimo? Solo così il Discorso della Montagna potrà diventare anche «Vangelo della pianura».

L’intervento del vescovo Antonio Napolioni

Testo della relazione del Vescovo 

C’è quindi stato il tempo per il dibattito, aperto dall’imprenditore cremonese Gianni Mainardi, titolare di Keropetrol e fondatore dell’UCID di Cremona, che ha sottolineato la necessità di non perdere la speranza, ma nello stesso tempo dare ragione alla speranza, facendo anche sempre memoria per non ripetere gli errori compiuti.

Ha quindi preso la parola Marco Cassinotti, nuovo responsabile della Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Crema, che confermando l’impegno per una maggiore sinergia con le vicine Chiese di Cremona e Lodi, ha puntato l’attenzione in modo particolare sui giovani.

Del divario povertà e ricchezza e di scelte politiche sbagliate ha invece palato Giacomo Groppelli, presidente del Collegio geometri di Cremona.

L’importanza di momenti di approfondimento anche di tipo spirituale nella vita di un amministratore è stata poi sottolineata dal sindaco di Sergnano, Gianluigi Bernardi.

Tra gli interventi anche quello del presidente del Movimento Cristiano Lavoratori di Cremona-Crema-Lodi, Michele Fusari, che, facendo eco alle parole del Vescovo, ha sottolineato l’importanza di capire a fondo chi si è per poter rispondere nel modo più adeguato alle necessità presentate dall’oggi, nelle sue radicali trasformazioni.

Guardando alla figura di Bernardino Realino il sottosegretario Pizzetti si è domandato chi possa essere il nuovo podestà e se possa essere immaginabile un nuovo podestà in questi termini. Nel tempo della democrazia e della crisi della democrazie – si è domandato l’on. Pizzetti – è immaginabile una funzione pubblica esercitata in questi termini? Necessario dunque, secondo il sottosegretario, rompere il tabù che divide politica e società civile, auspicando un tempo non tanto della connessione quanto dell’immedesimarsi.

Da ultimo l’intervento del sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, che si è presentato come marito e padre prima che amministratore pro-tempore. Secondo il primo cittadino del capoluogo la speranza non deve però togliere il realismo di sfida difficili, a partire dalla questione europea o quella dell’accoglienza dei migranti. Una sfida da giocare a partire della parole – ha detto Galimberti – troppo spesso violente e piene di morte.

Conclusioni del vescovo Napolioni

 

Messa nella parrocchiale

La mattinata è quindi proseguita nella chiesa parrocchiale dove alle 11.30 il vescovo Napolioni ha presieduto l’Eucaristia, che è stata concelebrata dal parroco di Castelleone, mons. Amedeo Ferrari, e dal vicario episcopale per la Pastorale, don Gianpaolo Maccagni.

Nell’omelia, prendendo spunto dalle letture domenicali, e proseguendo idealmente la riflessione con gli amministratori, mons. Napolioni ha guardato ai temi della giustizia e della pace, naturalmente con un riferimento anche a san Bernardino Realino. «Il Signore si prende cura di tutti – ha affermato – e in modo particolare di chi ha responsabilità. Ma noi ci lasciamo prendere per mano? Ci fidiamo?», ha domandato.

La scena del battesimo di Gesù nel Giordano è servita quindi a guardare a quella giustizia che trova la sua perfezione proprio nell’amore di Dio, un Dio che si immerge completamente nell’umanità. Questo per il Vescovo anche il compito di quanti hanno responsabilità: non si può guardare da lontano, ma è necessario immergersi nella periferia.

Omelia del Vescovo

La Messa, animata dalla corale parrocchiale, è stata servita all’altare dal diacono permanente Angelo Papa e dai ministranti della parrocchia.

Al termine della celebrazione la mattinata è terminata con un momento di festa organizzato presso la sala municipale del Comune.

Photogallery dell’incontro e della Messa

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