Ponte di Genova, legami di solidarietà e fede per non cedere alla disperazione

L'omelia dell'arcivescovo metropolita card. Angelo Bagnasco ai funerali di Stato per le vittime del crollo del viadotto Morandi

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Si sono celebrate il 18 agosto presso la Fiera di Genova i funerali solenni per le vittime del crollo del ponte Morandi. A presiedere la celebrazione è stato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo Metropolita di Genova, alla presenza dei rappresentanti dello Stato Italiano.

Nella sua omelia il cardinale non ha nascosto il dolore per una tragedia che ha “squarciato il cuore di Genova”, riportando il cordoglio di Papa Francesco e la preghiera che si alza da ogni parte per la città ferita, invitando però anche ad affidarsi «alla misericordia e alla consolazione che solo Dio può dare. Sappiamo – ha detto l’arcivescovo – che qualunque parola umana, seppure sincera, è poca cosa di fronte alla tragedia, così come ogni doverosa giustizia nulla può cancellare e restituire. L’iniziale incredulità e poi la dimensione crescente della catastrofe, lo smarrimento generale, il tumulto dei sentimenti, i “perché” incalzanti, ci hanno fatto toccare ancora una volta e in maniera brutale l’inesorabile fragilità della condizione umana. Ma proprio dentro a questa esperienza, che tutti in qualche modo ha toccato, si intravvede un filo di luce.

Quanto più ci scopriamo deboli ed esposti, tanto più sentiamo che i legami umani ci sono necessari: sono il tessuto non solo della famiglia e dell’amicizia, ma anche di una società che si dichiara civile.

Una società civile che – ha sottolineato ancora il cardinale – «non si arrende» mostrando tutta la sua capacità di reagire, di mostrare solidarietà e di mostrare nel momento della tragedia tutta la ricchezza della propria umanità. Bagnasco si è rivolto alla sua città, Genova: «l’anima del suo popolo in questi giorni è attraversata da mille pensieri e sentimenti, ma continuerà a lottare.

Come altre volte, noi genovesi sapremo trarre dal nostro cuore il meglio, sapremo spremere quanto di buono e generoso vive in noi e che spesso resta riservato, quasi nascosto.

La rete organizzativa e la tempestività a tutti i livelli – istituzionale, di categoria e associazioni –, la professionalità di tutti, la disponibilità generosa di molti, la forza dei feriti, la preghiera e la solidarietà che subito si sono levate da ogni parte della Diocesi, rendono visibile l’anima collettiva della nostra Città. Ci auguriamo che i numerosi sfollati non solo trovino temporanea ospitalità, ma che possano ritrovare presto il necessario calore della casa».

«E’ l’ora della grande vicinanza – ha continuato -. Siamo certi che nel cuore di ognuno stia crescendo per Genova un amore ancora più grande, convinto che essa lo merita, che non può essere dimenticata da nessuno, e che la sua vocazione è scritta nella sua storia di laboriosità e di tenacia, oltre che nella sua posizione di porta fra il mare e il continente».

Concludendo, l’arcivescovo metropolita invita ad alzare lo sguardo verso Maria Assunta che guida verso Dio, «fonte della speranza e della fiducia.

Guardando a Lui eviteremo la disperazione e potremo tornare a guardare con coraggio il mondo, la vita, la nostra amata città.

Potremo guardarci gli uni gli altri e riconoscerci fratelli, perché figli dello stesso Padre ben oltre ogni differenza. Potremo rinnovare la fiducia reciproca e consolidare la vicinanza di queste ore. Potremo costruire ponti nuovi e camminare insieme».

Il testo completo dell’omelia

 

 

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