Padre Arsenio da Trigolo è beato

La solenne proclamazione la mattina del 7 ottobre nel Duomo di Milano: «Il suo carisma di umiltà e carità sia un esempio per l’oggi»

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Uomo di straordinaria umiltà, bontà, carità e nascondimento. Potrebbe essere questa la cifra sintetica della figura e della tribolata esistenza di padre Arsenio da Trigolo, proclamato beato la mattinata di sabato 7 ottobre nel Duomo di Milano davanti a tanta gente, tra cui la quasi totalità delle Suore di Maria Consolatrice, la congregazione da lui fondata, e moltissimi studenti ed ex alunni delle loro scuole, provenienti anche dall’estero.

Il Rito è stato presieduto dal cardinale Angelo Amato, rappresentante di Papa Francesco e prefetto della congregazione delle Cause dei Santi. A concelebrare una quindicina di Vescovi, e tra di loro naturalmente, oltre al nuovo arcivescovo di Milano Mario Delpini, c’erano il vescovo di Cremona Antonio Napolioni insieme all’emerito Dante Lafranconi.

Folta anche la rappresentanza giunta di Trigolo, con il parroco don Vilmo Realini. Presenti anche alcuni altri sacerdoti cremonesi con i diaconi permanenti Raffaele Ferri (proprio di Trigolo) e Angelo Papa che hanno servito all’altare come assistenti del card. Amato.

Non mancano poi i frati Minori, con alcuni vescovi Cappuccini, il nunzio in Niger e Burkina Faso (nazione dove è presente la Congregazione) Piergiorgio Bertoldi, il superiore generale dei Cappuccini padre Mauro Jöhri e il provinciale italiano padre Sergio Pesenti, il postulatore della Causa don Carlo Calloni e decine di altri sacerdoti e frati.

Nelle prime file la superiora generale delle Suore di Maria Consolatrice, suor Silvianita Galimberti, alcune Provinciali (ad esempio del Brasile), accanto a diversi sindaci, tra cui quello di Trigolo, Christian Sacchetti.

In apertura di celebrazione, il responsabile dell’arcidiocesi di Milano per le Cause dei Santi, mons. Ennio Apeciti, ha presentato i cenni biografici di padre Arsenio, rivolgendosi al cardinale Amato che, in latino, ha pronunciato la formula di beatificazione. Mentre è stato scoperto, tra gli applausi, lo stendardo con l’immagine di padre Arsenio, è stato eseguito l’Inno del Beato. A cantarlo 40 elementi del coro della compagnia teatrale “La Cometa” di Annicco, protagonisti di un musical su padre Arsenio. Nel frattempo sono state portate all’altare maggiore le sue reliquie, conservate in un artistico reliquiario a forma di stola che, realizzato da Mark Ivan Rupnik, evoca il prediletto Ministero di confessore del Cappuccino.

Uomo e sacerdote dalla vita non semplice – il suo vero nome era Giuseppe Migliavacca, nato il 13 giugno 1849 e morto il 10 dicembre 1909 –, prete nel 1874, per 15 anni Gesuita, costretto nel 1892 a uscire dalla Compagnia per accuse false e infamanti, dal 1902 Cappuccino, fondatore di una Congregazione femminile, accolta, nel 1892, dal cardinal Ferrari a Milano. Per la precisione in via Melchiorre Gioia, dove ancora oggi si trova l’Istituto paritario delle Suore di Maria Consolatrice, allora luogo, alla periferia della città, segnato da estreme povertà e degrado. Da lì l’irradiazione della Congregazione in Italia, Cina, Libia, poi, in Costa d’Avorio, Burkina Faso, Brasile, Ecquador e, ultimamente, in Angola.

Tutti passi che il card. Amato ha richiamato nell’omelia, ricordando che già «Suor Maddalena Defendi, superiora della Congregazione alla morte del Padre, disse: “Egli era veramente un Santo, la perfezione in persona”». «Padre Arsenio – ha quindi ricordato – era un sacerdote fiero della sua vocazione e del suo apostolato di bene. Egli seppe mantenere sempre viva la tensione alla santificazione propria e altrui. Amava la preghiera, il sacrificio, il lavoro. Era un apprezzato maestro di vita spirituale e un esperto confessore, aveva una cultura non comune».

Colui che, già nel 1876, si riproponeva di «non tralasciare tutte le occasioni che Cristo mi dà per farmi santo», fu, insomma, un esempio seppure da molti, persino confratelli, non prediletto.

«Le virtù dell’umiltà e della carità sono le colonne portanti della sua spiritualità. Fu lui – ha sottolineato Amato – il primo a viverle. Diceva: “L’umiltà ci fa amare i rifiuti, i disprezzi, e tollerare pazientemente le contrarietà”. Ripeteva spesso: “Siate umili, non temete di abbassarvi”».

Poi, altre preziose virtù come l’obbedienza, la carità oblativa, sacrificata, misericordiosa, accogliente e cordiale che si presentava con amabilità, benignità e comprensione.

Se un testimone dell’epoca ebbe a scrivere che padre Arsenio era «affabilissimo nelle conversazioni e pareva la mansuetudine personificata», il suo comportamento «di fronte a sgarbi e scortesie, cui rispondeva sempre con un sorriso indulgente, fu notoriamente testimoniato anche dalle sue figlie spirituali per cui ebbe un atteggiamento di grande carità e benignità».

Da qui, la conclusione del rappresentante del Papa: «Il dossier della sua vita è pieno di episodi concreti di bontà e consolazione. La Grazia di Dio trasformò il nostro Beato fino a renderlo eroico discepolo di Gesù. Oggi egli chiama tutti noi all’imitazione del suo esempio. Invita soprattutto le sue figlie spirituali alla fedeltà alla loro vocazione e apostolato tra i bisognosi. La Beatificazione del fondatore è un’ulteriore conferma della validità del loro carisma che vede nella carità operativa, la più alta manifestazione della carità apostolica».

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Al termine della Messa ha preso la parola l’arcivescovo di Milano che, raccontando di aver conosciuto la figura di padre Arsenio a un corso di esercizi spirituali a Leggiuno grazie a un libro trovato sul comodino, ha poi affermato: «Voglio ringraziare tutti a nome del Beato e penso che ciascuno di noi abbia bisogno di un momento di raccoglimento e di meditazione per rendersi conto di quale Grazia abbiamo ricevuto in questa giornata. Egli fece sempre il bene nel nascondimento e ritengo che oggi stia facendo qualche Grazia nascosta. Impariamo a essergli grati e a configurare la nostra vita alle sue virtù, facendo in modo di avene frutto».

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Photogallery

 

Locandina della beatificazione

 

La veglia prima della beatificazione

Alla vigilia della beatificazione di padre Arsenio, nella serata di venerdì 6 ottobre, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la veglia di preghiera nella chiesa della casa madre dell’Istituto delle Suore di Maria Consolatrice di Milano, dove sono conservate le spoglie del padre fondatore.

 

 

 

Per approfondire:

 

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