«Non ci si può dire cristiani se non si considera come nostro compito vivere la carità»

Terza tappa della Settimana della Carità nella serata di lunedì 11 novembre a Bozzolo

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Una comunità si interroga sul ruolo della carità nella vita del cristiano. E lo fa a partire da Bozzolo dove, nella serata di lunedì 11 novembre, gli operatori della carità della Zona pastorale 5 hanno incontrato don Pierluigi Codazzi e Marco Ruggeri, rispettivamente direttore e operatore della Caritas diocesana. Scopo della serata, il cui titolo “La speranza dei poveri non sarà mai delusa” richiama il messaggio di papa Francesco scritto in occasione della III Giornata mondiale dei poveri che si celebrerà il prossimo 17 novembre, è stato quello di confrontarsi con le varie comunità presenti sul territorio per coglierne le ricchezze e raccogliere le criticità.

Presenti, oltre a don Davide Barili (vicario zonale della Zona 5) e don Maurizio Lucini (responsabile dell’area pastorale “Nel mondo con lo stile del servizio”), una folta rappresentanza di laici impegnati in azioni di carità per le comunità di San Martino, Bozzolo, Vicomoscano, Rivarolo del Re, San Martino dell’Argine, Rivarolo Mantovano, San Matteo delle Chiaviche, Calvatone,  Casalbellotto, Viadana e Casalmaggiore.

In un dialogo franco e reciproco con i relatori, i volontari hanno descritto i servizi offerti in questi ultimi anni a chi vive nel fabbisogno per le più svariate ragioni esistenziali. E hanno immaginato insieme quanto implementare per estendere il livello di attenzione alle nuove forme di povertà attualmente presenti nel territorio: famiglie separate, giovani privi di lavoro e prospettive, anziani soli, malati, migranti, donne vittime di violenza domestica. Questi solo alcuni degli ambiti a cui un cristiano che voglia vivere fino in fondo il suo essere di Cristo dovrebbe andare incontro.

«La carità fa parte dell’essere cristiano – ha dichiarato don Davide Barili, referente per la zona 5 -. Non ci si può dire cristiani se non si considera come nostro compito vivere la carità».

Non il bisogno al centro dello sguardo della comunità, dunque, ma la persona. La centralità dell’essere umano alla guida di ogni scelta cristiana, perché si evitino inutili quanto pericolose categorizzazioni, classificazioni, inquadramenti. Tornare al fulcro del messaggio di vita cristiano che è la relazione, attraverso la quale cogliere poi anche, ma solo in un secondo tempo, la necessità dell’altro su cui intervenire. Vivere in un rapporto di orizzontalità la propria intimità con Cristo. Solo passando dall’uomo si scopre il Dio incarnato dei cristiani. Riecheggiano così le parole di don Primo Mazzolari, che lo stesso pontefice ha citato nel suo messaggio preparatorio: «Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie». Così come quelle del Salmo 9, la cui lettura ha aperto l’incontro: «Il Signore non dimentica il grido dei poveri» (Sal 9,13).

«Occorre avere il coraggio che avevano i profeti – sollecita don Codazzi – che alzavano la voce per gridare l’ingiustizia, spesso alla base della povertà. Ma Dio è giudice giusto».

Tante le sollecitazioni arrivate dagli operatori presenti. Tante le riflessioni a partire da esperienze personali vissute nel contesto ecclesiale. Ma anche la richiesta di venire messi nelle condizioni di operare al meglio in un contesto sociale sempre più complesso e delicato. Immancabile una promessa da parte di don Codazzi: presto partirà una formazione diocesana (31 gennaio, 7 e 14 febbraio 2020) finalizzata ad analizzare il tema della cura dell’altro, dal fratello, alla comunità, fino al creato, nell’ottica dell’ecologia integrale con cui è stata pensata l’enciclica Laudato si’. Tutti gli operatori saranno invitati a partecipare e a far propria una visione di cristianità che permetta a tutti i poveri della terra di sentirsi inclusi in un panorama di speranza e di fraternità operosa.

Sara Pisani
TeleRadio Cremona Cittanova
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