Natale con i detenuti di Ca’ del Ferro: segni di una Chiesa vicina ai luoghi più lontani

Il vescovo Napolioni presiederà, la mattina di Natale, la Messa nella Casa circondariale di Cremona. Inoltre, Caritas Cremonese ha deciso di offrire 250 pandori alla struttura di via Palosca

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Natale è speranza, è amore, è gioia. Anche e soprattutto per i più “lontani”. E proprio per questo, la Caritas Cremonese ha deciso di offrire 250 pandori alla Casa circondariale di Cremona, per permettere di vivere il proprio Natale anche a chi si trova isolato e distante dalla propria casa. Oltre all’iniziativa di solidarietà della Caritas diocesana, la vicinanza della Chiesa cremonese ai detenuti del carcere di via Palosca si concretizza anche nella visita del vescovo Antonio Napolioni, che, come da tradizione, presiederà la Messa natalizia, la mattina del 25 dicembre, alle 9, nella cappella del carcere.

«La presenza del vescovo il giorno di Natale è un segno forte che diventa suggello di una presenza fissa e significativa della Chiesa – spiega don Graziano Ghisolfi, cappellano, insieme a don Roberto Musa, della Casa circondariale di Cremona –. Quando ho dato la notizia ai detenuti, i loro volti si sono davvero illuminati». E aggiunge: «Questo perché la Messa del vescovo è davvero un segno grandissimo. I detenuti vivono la loro quotidianità come individui messi da parte dalla società; il fatto che qualcuno arrivi a Natale solo per loro significa che davvero al di fuori di questo luogo c’è qualcuno che si interessa a queste persone».

Una presenza, dunque, davvero indispensabile, anche solo per alleviare, in questo giorno di festa, i dolori della vita del carcere. Come in molte altre città italiane, infatti, la Casa circondariale di Cremona si trova ad affrontare diverse difficoltà e situazioni di fragilità, quali il sovraffollamento (sono circa 550 i detenuti attuali, 150 in più rispetto alla capienza della struttura), la carenza di personale e molte altre. «Dal punto di vista strutturale, la mancanza di personale risulta essere un problema serio – evidenzia il cappellano –: agenti, amministrativi ed educatori si trovano a fare sempre più lavoro, rinunciando anche a turni di riposo. Questo provoca naturalmente un a situazione più stressante».

«Anche dal punto di vista della popolazione detenuta riscontriamo diverse difficoltà – racconta –: ad esempio, la maggior parte degli stranieri (che rappresentano circa il 70% del totale) è gente che fuori da qui non ha niente e nessuno ed è totalmente disperata». Un’altra situazione complicata riguarda l’aumento di casi psichiatrici, spesso generati dal sempre più diffuso utilizzo di droghe sintetiche: «Vivono insieme agli altri detenuti e per questo vanno trattati come gli altri detenuti – aggiunge don Ghisolfi –. E la loro convivenza non è per nulla facile».

«Forse la Chiesa, da fuori, non può fare molto di più – conclude il sacerdote –. La nostra presenza, suggellata dalle opere di carità e dalle visite del vescovo, rappresenta però già un gesto di grande importanza per la vita dei detenuti». Una vicinanza costante, in cammino fianco a fianco verso anche questo Natale. Un’occasione di luce per i periodi bui di ogni vita. Perché davvero il Natale è amore. E lo è per tutti.

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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