San Bernardino Realino, a Castelleone iniziati i festeggiamenti

Le celebrazioni per i 400 della nascita del Santo sono entrate nel vivo alla presenza del vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina

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Hanno assunto un significato particolare, quest’anno, le celebrazioni a Castelleone in onore di san Bernardino Realino, data la ricorrenza dei 400 anni della morte, avvenuta nel 1616. I festeggiamenti, che hanno avuto il proprio culmine sabato 17 dicembre alla presenza del vescovo di Carpi, si concluderanno l’8 gennaio quando proprio a Castelleone si svolgerà l’annuale incontro del vescovo di Cremona con gli esponenti del mondo politico, amministrativo, economico e sociale del territorio diocesano.

 

La giornata di sabato 17 dicembre – iniziata con la celebrazione della Messa, alle 7, all’altare di san Realino, in chiesa parrocchiale – ha conosciuto altri due momenti significativi. Uno nel tardo pomeriggio e l’altro alla sera.

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Alle 18, in una chiesa parrocchiale attenta e partecipe, è stata celebrata la Messa del Patrono, presieduta da mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi (città natale di san Bernardino), con la presenza delle autorità cittadine e la tradizionale offerta del cero.

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Alle 20.45, presso il salone dell’ex Cinema “Leone”, si è tenuto un incontro sul tema “Bernardino Realino amministratore santo”. Dopo il saluto del sindaco di Castelleone, Pietro Fiori, sono seguiti gli interventi dei relatori. Angelo Lacchini, nell’introduzione storico-biografica di san Bernardino Realino, ha tracciato un quadro delle vicende della vita del Patrono collegandole agli eventi storici e culturali della sua età. Eugenio Clerici ha illustrato, con l’ausilio di una serie di slide, le raffigurazioni del Santo presenti a Castelleone in edifici sacri e pubblici. Quindi Mario Uccellini, con l’intervento “Amministrare la cosa pubblica”, ha voluto ricordare l’importante funzione di coloro che si dedicano alla politica. A chiudere la serata, tracciando il profilo umano e spirituale di san Bernardino, è stato il vescovo Cavina, che è riuscito a ricostruire un ritratto di san Bernardino vivo e attuale, in grado di parlare ancora agli uomini contemporanei.

I festeggiamenti patronali sono proseguiti, nella serata di domenica 18 dicembre, nella parrocchiale, con il concerto di Natale della Schola Cantorum.

 

 

Biografia di san Bernardino Realino

SanBernardinoRealinoNato in una illustre famiglia di Carpi, che per i suoi primi studi gli faceva venire i maestri a casa, fu poi mandato all’Accademia modenese. A 26 anni si laurea in diritto civile e canonico e, sotto la protezione di Cristoforo Madruzzo, Bernardino si avvia sulla strada dei pubblici uffici. Governò con giustizia e onestà il comune di Felizzano e quello di Cassine, nel Monferrato, dopo aver esercitato per due anni l’ufficio di avvocato fiscale ad Alessandria.

A servizio di Ferdinando Francesco Davalos, marchese di Pescara e del Vasto, Bernardino fu inviato a Castelleone come magistrato del feudo, devastato da lestofanti. Se a Felizzano e a Cassine Bernardino aveva lasciato sbalordita la gente per la benevolenza usata con tutti, l’alto senso della giustizia e l’illibata onestà nell’amministrazione del pubblico erario, a Castelleone meravigliò tutti con la sua santità. Vigilò con assiduità alla quiete privata e pubblica; fu mite per natura, ma acerbo contro i delitti; fu discreto nel comando, ma esigente nel fare osservare la legge.

Egli fece della carità l’arma infallibile del suo governo: ai bisognosi diede sempre a piene mani, fino a contrarre debiti quando le sue tasche erano vuote.

Gli evidenti miglioramenti apportati dal Bernardino a Castelleone indussero il marchese di Pescara a designarlo suo uditore e luogotenente generale nei feudi che possedeva nel regno di Napoli (1564). Svolse l’ufficio con la sua solita onestà, ma solamente per tre mesi perché nell’udire predicare, nella chiesa del Gesù Vecchio, padre Giambattista Carminata, tocco dalla grazia, decise di entrare nella Compagnia di Gesù, nonostante i suoi 34 anni.

Nel 1567 è ordinato sacerdote e diventa il maestro dei novizi gesuiti. Sette anni dopo, a Lecce, crea un collegio al quale si dedicherà fino alla morte.

Diventò patrono di Lecce mentre era ancora in vita. Nell’estate del 1616, mentre stava morendo, 42 anni dopo essere arrivato in città, venne visitato in forma ufficiale dai reggitori del Municipio che gli fecero richiesta di voler essere il protettore della città. Lui, che tanto aveva fatto del bene a Lecce, acconsentì.

Papa Pio XII lo proclamò santo nel 1947.

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