“Missionari in erba sulle orme di Cristo”: il mandato del Vescovo a seminaristi e novizie (audio, video e foto)

A Cicognara la celebrazione che ha aperto la missione vocazionale nella Zona pastorale V

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Una chiesa gremita di fedeli, quattro comunità, venti croci e quattro lampade. Non sono gli ingredienti di una serata di preghiera qualunque ma i punti salienti della celebrazione che venerdì 4 ottobre nella chiesa parrocchiale di Cicognara, ha aperto la missione vocazionale nella zona quinta della diocesi, che impegnerà nella Zona 5, fino al 13 ottobre, seminaristi del Seminario di Cremona e novizie delle suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda a cui durante il momento di preghiera è stato consegnato il mandato dalle mani del vescovo Napolioni.

Con queste parole mons. Napolioni ha inviato i giovani missionari presentandoli alle quattro comunità (le unità pastorali di Cicognara, Dosolo–San Matteo delle Chiaviche e Rivarolo Mantovano e la parrocchia di Calvatone) che li accoglieranno e che condivideranno con loro l’esperienza ideata proprio dal vescovo Antonio come segno di adesione al mese missionario straordinario indetto da Papa Francesco, dal titolo: “Battezzati e inviati”.

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La celebrazione – alla presenza dei parroci delle comunità, del vicario zonale don Davide Barili, del rettore del Seminario don Marco D’Agostino e di suor Luisa Ciceri, maestra delle novizie delle Adoratrici di Rivolta d’Adda – ha coinvolto i fedeli in diversi momenti, scanditi da testimonianze, invocazioni, canti e letture. Durante le prime due parti della preghiera gli interventi di don Davide, che ha presentato il territorio e il legame tra le comunità che accoglieranno i giovani missionari, e quelli di un seminarista e di una novizia che hanno parlato di come nella loro vita, in modi e con tempi diversi, il Signore ha fatto sentire la propria chiamata ad un cammino di vocazione particolare: al sacerdozio o alla vita consacrata. A seguire la lettura di una testimonianza di una coppia di giovani medici in Togo e un passaggio della esortazione apostolica Christus Vivit di Papa Francesco, prima della lettura del Vangelo di Luca.

Nella sua omelia il vescovo Antonio ha poi ricordato il Mese missionario straordinario in cui è inserita l’esperienza di quelli che definisce con un sorriso “i missionari più straordinari che ci sono sul mercato: dei missionari in erba, dilettanti: che lo vivono per diletto. Come il grande gioco della vita per la quale – ha detto rivolto ai giovani – avete appena l’allenamento”. “Non è quello che leggete sui libri che vi rende missionari – ha aggiunto – ma ciò che state vivendo. Io vi mando perché avete il carisma della giovinezza attraversata dall’incontro con Cristo”.

A novizie e seminaristi monsignor Napolioni ha augurato “che ogni giorno capiti qualcosa di imprevisto, qualche incontro che sorprende. Vi mando ad accorgervi di quanto il Signore vi precede, magari nelle sofferenze e nel rifiuto”. E poi un invito alle comunità che li accolgono: “Non siate spettatori di questa missione. Tutti dobbiamo uscire un po’ dai soliti schemi, osare di seguire Gesù nella sua opera missionaria”.

L’omelia del Vescovo

Dopo la riflessione due sono stati i gesti caratterizzanti il terzo momento, “Gesù ci manda”: la consegna di quattro lampade, una per parrocchia, per ricordare quale debba essere la vera luce che illumini il cammino di ciascuno, e la consegna delle croci, date ai seminaristi e alle novizie non come atto simbolico, ma come invito a testimoniare fedelmente il Vangelo che ogni giorno si ascolta e ci si impegna a vivere, non solo a parole ma anche concretamente. Non a caso il titolo che si è scelto per questa missione è: «Dimmi dove vorresti andare – In equilibrio sulla Parola insieme». 

Durante la missione vocazionale, nei prossimi giorni ci saranno incontri nelle scuole elementari, medie e superiori, momenti di preghiera, visita agli anziani e agli ammalati, incontri con le diverse fasce d’età, catechesi e altre occasioni di relazione. Seminaristi e novizie saranno ospitati da alcune famiglie, con le quali avranno modo non solo di vivere insieme per qualche ora durante la giornata, ma anche di condividere un pezzo di questo percorso che sarà anzitutto di ascolto e apertura all’altro. Così la missione assume un significato più ampio rispetto a quello che a volte le attribuiamo: non solo attenzione a luoghi lontani, ma anche a realtà vicine a noi che chiedono di essere incontrate e accompagnate.

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