Lo psicologo Poli a Pizzighettone: «No al senso di colpa dei genitori»

Nella chiesa di San Giuseppe l'incontro con l'esperto di temi educativi promosso dalla parrocchia e dalla zona pastorale quarta nel pomeriggio di domenica 22 gennaio

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“C’è molto amore nell’attesa. L’attesa di ciò che verrà, dal momento in cui nelle mani dei nostri figli abbiamo messo la responsabilità delle loro scelte”. È il succo dell’intervento dello psicologo Osvaldo Poli tenuto domenica 22 gennaio nella chiesa di San Giuseppe di Pizzighettone, davanti ad una folta platea, nell’ambito della Settimana dell’educazione. L’incontro promosso dalla parrocchia di San Bassano e dalla zona pastorale quarta era incentrata sul tema delle responsabilità genitoriali per quanto riguarda i difetti dei figli.

Poli, psicologo e terapeuta che da sempre segue nella sua attività professionale genitori e ragazzi, è partito da una costatazione, “un virus”, come lo ha chiamato lui, insito nei modelli educativi del passato, ma che ancora oggi dura a morire, ovvero quello del senso di colpa: “È un virus filosofico che ha infettato la nostra cultura educativa, parlo del determinismo educativo, ovvero la teoria dell’ovvio. Secondo questa teoria il figlio è una carta bianca su cui noi scriviamo. A partire da questo presupposto i genitori si sentono in difficoltà nel capire le cose in un certo modo realistico”.

Ma è sempre colpa dei genitori dunque? E soprattutto la conferenza di Poli ha girato intorno alla figura della mamma, colonna portante nel sistema educativo. “I nostri errori educativi non possono essere la causa di ciò che avviene. Tuttavia il senso di colpa attecchisce nelle donne, legate ai figli dal cordone ombelicale. Al punto che spesso le mamme sono vincolate al presupposto: “mamma brava figlio bravo, mamma non brava figlio non bravo”. In questa chiave dunque il senso di colpa, il pensiero e la continua autocritica rischiano davvero di creare problemi educativi: “Il senso di colpa distorce la realtà. Tutto ciò che non va nel figlio potrebbe necessariamente non essere causato da un nostro errore educativo. Si deve dire al figlio ciò che non va bene anche se fa male. L’amore per i figli non richiede di essere sciocchi. Va amata la verità più dei figli stessi” ha spiegato Poli. “Dobbiamo superare la paura dell’abbandono affettivo. Amare di più la verità del figlio stesso e fargli sentire la fatica di amare la verità più di se stesso: questa è la maturità umana”.

Lo sforzo educativo dunque vede coinvolti entrambi i genitori e in questo la madre nella famiglia riveste un ruolo di primo piano che va incoraggiato e sostenuto. I figli devono dunque capire ed essere educati ad “Amare i genitori, conformemente alla loro età e carattere, collaborando alla verità e alla giustizia”. E che sia chiaro, non è facile questo cammino, con la consapevolezza che la “Fatica della reciprocità in termini relazionali è giustizia ed è struttura del carattere di amare e di lasciarsi amare da qualcuno”.

Tornando al tema della conferenza: tutte le colpe sono dei genitori? “Il figlio cresce se messo di fronte alle sue responsabilità: il temperamento viene prima dell’educazione. In tutto questo lo sforzo di noi genitori è lecito, ma l’esito dipende dai figli. Ci sono dei virus presenti nel software di ognuno di noi, si chiamano difetti oggi si preferisce dire disagi. Educare un figlio significa fare quello che mi è possibile e spesso lo decide lui. Noi genitori possiamo fare quello che ci è possibile per aiutare il figlio a diventare una persona migliore”. Insomma un visione libera dal “senso di colpa” e che “eviti il determinismo educativo”.

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