Le parole di Giussani alla giornata di inizio anno di CL

La comunità cremonese a Lodi per l'evento annuale, in video conferenza con l'intervento di Julian Carron

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Sabato 29 settembre, presso l’auditorium della Banca Popolare di Lodi, per le comunità del movimento di CL di Cremona, Crema, Mantova, Lodi, Casalpusterlengo, San Donato Milanese e Mediglia si è tenuta, in video collegamento con il Forum di Assago di Milano, la Giornata di inizio anno di Comunione e Liberazione, dal titolo: “Vivente è un presente!”. Il gesto – che, tradizionalmente, invita al passo da compiere e da approfondire durante l’anno – è stato guidato da don Julian Carron e si è svolto in diretta in tutta Italia e in alcuni paesi all’estero.

L’incontro è iniziato cantando insieme: “La strada” di Chieffo (“E’ bella la strada per chi cammina … E’ bella la strada che porta a casa e dove ti aspettano già … Porto con me le mie canzoni ed una storia cominciata; è veramente grande Dio, è grande questa nostra vita”), il canto spagnolo “Ojos de cielo” (“Occhi di cielo … Se il sole che mi illumina un giorno si spegnesse e una notte buia vincesse sulla mia vita, i tuoi occhi di cielo mi illuminerebbero, i tuoi occhi sinceri, che sono per me cammino e guida …”) e ancora un canto di Chieffo, “ Quando uno ha il cuore buono”.

Un brevissimo intervento di Don Carron – che invita a non disperdere la Grazia che ha condotto ciascuno sin lì – ha poi preceduto l’implorazione del “Discendi Santo Spirito” a cui sono seguiti altri due canti,“La guerra” e “The things that i see” che, in modo diverso, parlano di una lotta contro la falsità che alberga, innanzitutto, dentro noi, impedendoci di vedere il Bene, così come semplicemente accade.

Carron ha quindi iniziato la sua riflessione ricordando che oggi, a cinquant’anni da quel che accadde nel ’68, ci troviamo di fronte ad un altro momento di passaggio che Papa Francesco ha definito un “cambiamento d’epoca”, caratterizzato dal “crollo delle evidenze” e dei “valori” che per decenni hanno contraddistinto la nostra società, generando in noi e attorno a noi una grande confusione, ben descritta dal sociologo recentemente scomparso Ulrich Beck che ammette: “ Il mondo è fuori dai cardini … non capisco più il mondo”.

In un clima di così alto e profondo smarrimento, Don Carron, chiedendosi da dove si possa ripartire, ha proposto di riascoltare un intervento che Don Giussani, nel culmine della crisi di Gioventù Studentesca, fece a Varigotti il 1° novembre 1968, durante gli Esercizi Spirituali del Centro Charles Peguy:

“Bisogna bene che termini un periodo e ne incominci un altro: il definitivo, il maturo, quello che può tenere l’urto del tempo, anzi, l’urto di tutta la storia, perché quell’annuncio che incominciò a colpire due persone (primo capitolo di San Giovanni), Giovanni e Andrea, duemila anni fa, quell’annuncio, quella persona è tale e quale il fenomeno che ci ha attirati qui ed è il fenomeno che ci può far rimanere nella Chiesa di Dio”.

Riascoltare la voce di Don Giussani è stato certamente d’impatto, ma ancor di più lo sono state le sue parole, soppesate e ripetute in modo deciso, con quel caratteristico timbro con cui comunicava la sua ardente passione per la Verità, per Cristo.

Quindi da dove si può ripartire in questo clima di confusione? Che cosa può tenere l’urto del tempo? E che tipo di maturità occorre?

Impressiona l’autocoscienza che Don Giussani già allora aveva: non basta più la buona tradizione cristiana in cui siamo nati; non bastano più i discorsi o le forme della cristianità. Il Cristianesimo è ben altro. E’ un Avvenimento. E’ nato come Annuncio di una novità mai vista prima, irriducibile e imprevedibile. Tant’è che se oggi non siamo colpiti allo stesso modo dei primi (Giovanni e Andrea) non solo non potremo “rimanere nella Chiesa di Dio”, ma non potremo vivere pienamente la vita. Il Cristianesimo è qualcosa che ci è ( continuamente) dato e che, se siamo semplici come bambini, possiamo riconoscere. Solo l’incontro con Cristo può produrre in noi un cambiamento inimmaginabile, un cambiamento nel pensare e vivere le solite cose (pregustando per Grazia il centuplo). Se anche per noi, oggi, non si rinnova l’attrattiva per Cristo, che aveva colpito i primi, non reggeremo all’urto del tempo e saremo travolti dalla confusione.

Come possiamo continuare a credere? Se i primi cedettero ad una Presenza, con una faccia ben precisa, anche per noi oggi sarà possibile credere attraverso dei testimoni in cui la Parola si fa carne. L’Avvenimento diventa esperienza possibile dentro un cammino tenace e paziente di sequela a testimoni come, ad esempio, Don Giussani e Papa Francesco.

Ecco, dunque, la proposta da cui ripartire per rispondere ai segni dei tempi: “Una persona coinvolta con pienezza in un significato del mondo e della vita. Questo fu Cristo per chi lo sentì … con povertà di spirito”.

Per questo il problema non è “metterci d’accordo per fare qualche cosa; non una struttura da pensare o da salvare, ma un avvenimento in noi stessi, perché l’uomo adulto poi la struttura la creerà come opera delle sue mani”.

Terminato l’ascolto dell’intervento di don Giussani, ha ripreso la parola Don Carron chiedendo per sé e per tutti che l’eco delle parole sentite possa diventare sempre più patrimonio personale di ciascuno.

Il gesto si è poi concluso con la messa concelebrata da Don Marco Genzini, Don Fabio Sozzi e Don Davide Ottoni.

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