Le esequie di mons. Abbiati in Cattedrale. Il vescovo Napolioni: «Farà la Pasqua con il suo Signore»

Durante le esequie di mercoledì 23 marzo, partecipate da un centinaio di sacerdoti, anche la testimonianza di mons. Lafranconi: «Colpito dalla sua signorilità»

image_pdfimage_print

In tanti la mattina di mercoledì 23 marzo hanno voluto dare l’ultimo saluto a mons. Carlo Abbiati, figura di spicco del clero cremonese che dal 1997 ricopriva l’incarico di economo diocesano. Cassanese classe 1939, canonico della Cattedrale e direttore dell’Opera di religione S. Omobono, è deceduto all’alba del 21 marzo, lunedì santo, nella clinica Ancelle della Carità di Cremona, dove era ricoverato da alcune settimane.

A presiedere la liturgia è stato il vescovo Antonio Napolioni, affiancato dal vescovo emerito mons. Dante Lafranconi e dal vicario generale mons. Mario Marchesi. Circa un centinaio i sacerdoti concelebranti: un bel segno di fraternità sacerdotale, come ha sottolineato mons. Napolioni al termine delle esequie. Tra loro anche i compagni di Messa mons. Floriano Danini e don Luigi Carrai. E naturalmente non mancavano la sorella di mons. Abbiati con gli altri familiari, nei primi banchi.

Ai piedi del presbiterio la bara, sulla quale era posta la stola, sopra la cotta e la mozzetta da canonico, e il libro dei Vangeli. In terra il disegno con alcuni fiori realizzato dai bambini dell’asilo Sant’Angelo, cui mons. Abbiati è sempre stato legato.

A tenere l’omelia è stato il vescovo Antonio che si è in particolare soffermato sul testo evangelico. Il brano che parla di Giuda. «Può sembrare di cattivo gusto aver lasciato questa la pagina di Vangelo che parla del traditore: per di più era quello che teneva la cassa nel gruppo dei discepoli – ha subito precisato il Vescovo -. Lungi da me paragonare don Carlo, economo della diocesi, al traditore. Questo Vangelo, invece, contiene una grande luce».

Mons. Napolioni ha quindi indirizzato lo sguardo all’esperienza del tradimento che deriva dal male. E non sono mancati i riferimenti al drammatico incidente nel quale in Spagna hanno perso la vita alcuni giovani, tra cui anche alcune italiane, e i sanguinosi attentati di Bruxelles. «La Pasqua – ha quindi affermato – non è la festa degli ovetti, dei coniglietti, dei pulcini. Ben venga un po’ di festa in casa! Ma quella colomba è lo Spirito Santo, è lo Spirito di Dio, è lo Spirito che Cristo ci dona dalla croce e dalla sua Risurrezione».

Poi il riferimento al servizio di mons. Abbiati da discepolo di Cristo: «Quanti sì ha detto nella sua vita: i sì facili e i sì difficili! Anche a lasciarsi condurre laddove non avrebbe voluto arrivare: a stare nelle mani degli altri, ad essere obbediente alla fragilità del corpo e a sorella morte che viene a introdurci non nel nulla, ma nella pienezza». E ancora: «Dio conosce tutto di noi, ha condiviso tutto di noi, non ci lascia soli nell’assurdità della vita umana, non è assente: è talmente vicino da essere là dove ognuno di noi muore, soffre, paga ingiustamente per le colpe del mondo. Perché il male sia disarmato dal perdono, perché la Pasqua di Gesù si compia non fuggendo il momento della prova, ma attraversandolo, perché si manifesti l’amore di Dio».

Infine il riferimento a alle parole del Signore «Farò la Pasqua da te con i miei discepoli». «Quando ci si vuol bene – ha affermato mons. Napolioni –, quando ci si incontra tra amici, ci si dice: “Allora ci vediamo a casa tua, vieni a casa mia”. Ci si dà appuntamento e si desidera quell’appuntamento, quella cena, quell’incontro familiare. Mi piace pensare che il Signore Gesù e l’anima immortale di don Carlo si siano detti questo. Inizia la Settimana Santa e il Signore gli ha detto: “Stavolta fai Pasqua veramente da me, a casa mia”. E lui ha risposto: “Sì Signore! Farò la Pasqua da te”. Che cresca anche in noi questa familiarità con il Signore: è la nostra unica grande forza, specie quando ci sentiamo deboli e privati di tante altre certezze umane».

Mons. Napolioni ha quindi lasciato la parola al vescovo emerito Lafranconi che ha tracciato un ricordo di mons. Abbiati soffermandosi in particolare alla «obbedienza che si traduceva concretamente in servizio. In un servizio che era simultaneamente espressione di amore per Dio ed espressione di amore per la Chiesa. Io sono convinto che non c’è né obbedienza né servizio vero che non abbini questi due aspetti».

Poi mons. Lafranconi ha voluto sottolineare la «signorilità» di mons. Abbiati, sperimentata negli anni di servizio come economo e nelle ultime settimane. Lo ha fatto con un ricordo tutto personale: «Mi ripeteva: “Sarei stato così contento di condividere con lei, nella stessa casa, momenti di preghiera e momenti di condivisione”. E invece quando io sono capitato ad abitare lì, lui ha dovuto trasferirsi altrove. Si rammaricava quasi di non poter accogliermi con quella delicatezza, con quella premura, con quell’attenzione che sempre e verso tutti ha dimostrato nel suo servizio alla Chiesa».

Ha quindi concluso: «Carissimo don Carlo, porterò nel cuore costantemente questa sua disponibilità di servizio alla Chiesa e questa sua signorilità nel servire la Chiesa e nell’essere prossimo a noi sacerdoti, al vescovo e a quanti ricorrevano al suo consiglio. E siccome alla fine dei tempi la stessa abitazione sarà identica per tutti, come ci ricordava il vescovo Antonio, facciamo tutti la Pasqua insieme con il Signore in Paradiso, ecco perché, mentre abiterò nella casa dove lei ha dimorato per tanti anni, il suo ricordo sarà un ricordo che continuamente mi richiamerà il desiderio, il bisogno interior, la disponibilità di servire la Chiesa, amandola come il Signore l’ha amata, e amandola come anche lei stesso, don Carlo, mi ha insegnato con il suo esempio».

Al termine della Messa la benedizione del feretro sulla piazza prima della partenza per Cassano d’Adda, suo paese d’origine: nella chiesa di San Zeno, dove alle 14.30 si terrà una celebrazione esequiale. Mons. Abbiati sarà quindi tumulato nella cappella dei sacerdoti del locale cimitero.

Photogallery

Biografia e ricordo di mons. Abbiati

Mons. Carlo Abbiati, nato il 7 febbraio 1939, il 16 giugno 1962 venne ordinato sacerdote insieme ad altri tre confratelli: mons. Floriano Danini, don Luigi Carrai e don Emilio Sarzi Amadè (deceduto nel 2013). Il suo primo incarico pastorale è stato come vicerettore del Seminario, di cui poi, dal 1966 al 1987, è stato economo. Dal 1985 al 1987, inoltre, è stato responsabile della Caritas diocesana.

Quindi la promozione a parroco, con il vescovo Assi che gli affidò la prestigiosa comunità cittadina di S. Agata, che ha guidato con grande zelo dal 1987 al 1997. In quell’anno il vescovo Nicolini lo volle economo diocesano: incarico che ha ricoperto con diligenza e estrema precisione anche nell’episcopato di mons. Lafranconi e nell’inizio di quello di mons. Napolioni. Negli stessi anni è stato anche direttore dell’Opera di religione S. Omobono e assistente dell’Istituto Figlie di S. Angela Merici. Inoltre, dal 2004 era canonico del Capitolo della Cattedrale.

Dal 1988 al 2000 mons. Abbiati è stato anche incaricato diocesano FACI (Federazione nazionale del clero italiano) e per alcuni mesi del 2015 delegato vescovile “ad interim” per il Santuario di Caravaggio.

«Ha saputo servire la Chiesa con amore e competenza», così il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, sintetizza la figura di mons. Abbiati. «L’ho conosciuto come economo – ricorda mons. Lafranconi  – e l’ho apprezzato molto per la sua competenza. Ma soprattutto per la sua capacità di abbinare questo lavoro, a contatto con problemi economici e amministrativi, con un senso cristiano ed evangelico. Davvero ho potuto constatare la sua grande spiritualità sacerdotale, sempre attento al Signore e al servizio della Chiesa»

Un sacerdote «molto religioso, sensibile e delicato». Lo ricorda così mons. Danini, suo compagno di Messa e arciprete emerito di Viadana. «Aveva un fondo di timidezza naturale. Purtroppo non aveva mai avuto fortuna nella salute: sin dal seminario e poi più tardi quando, negli ultimi anni, ha dovuto lottare contro un male difficile da curare». Sempre «attento e disciplinato», continua ancora mons. Danini ricordando il modo con il quale ha ricoperto per quasi vent’anni il compito di economo diocesano. «Un ruolo – precisa mons. Danini – svolto con particolare intelligenza, attenzione e lealtà al Vescovo e alle realtà diocesane».

«Abbiamo lavorato insieme per tre anni – ricorda mons. Giansante Fusar Imperatore, parroco di Cassano San Zeno e nei suoi primi anni di ministero vicerettore del Seminario quando don Carlo era economo -. Di lui rammentò una dedizione puntuale e precisa ai suoi compiti. Aveva una passione immensa per il Seminario che ha sempre considerato la sua casa e uno stima grande per tutti i suoi confratelli, in modo particolare ricordo la profonda fraternità tra lui e mons. Maurizio Galli, che per lungo tempo, prima di diventare vescovo di Fidenza, è stato rettore del Seminario».

Facebooktwittermail