L’azione liturgica del Venerdì Santo guardando alla croce

Il rito, presieduto nel pomeriggio del 30 marzo in Cattedrale dal vescovo Napolioni, è stato caratterizzato dalla lettura del Passio, dall'adorazione della croce e dai riti di comunione

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Nel pomeriggio di venerdì 30 marzo in Cattedrale il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto l’azione liturgica della passione e morte del Signore. Una celebrazione semplice e austera, iniziata e conclusa nel silenzio.

Una liturgia caratterizzata da tre momenti: la liturgia della Parola con il Passio secondo Giovanni, l’adorazione della croce e i riti di comunione. Le offerte raccolte sono state destinate ai bisogni della Chiesa in Terra Santa.

La mensa eucaristica senza tovaglia, l’altare maggiore disadorno di croce e candelieri, il Vescovo senza bastone pastorale. In questa cornice ha preso avvio la processione d’ingresso, che ha raggiunto il presbiterio in silenzio, con i sacerdoti che si sono prostrati dinanzi all’altare.

Dopo le letture il racconto della Passione, proclamato dal diacono fra Giustin Messanvi insieme ai seminaristi Guglielmo Paluschi e Arrigo Duranti.

Nell’omelia il Vescovo ha voluto soffermarsi sulle tre risposte offerte dal racconto evangelico nei momenti di confusione e smarrimento che hanno preceduto la morte di Gesù.

La prima: «Ecco l’uomo». Il crocifisso, come i tanti crocifissi di ogni tempo, nel quale il male – anche provocato dall’uomo stesso – si accanisce in modo a volte davvero assurdo e inspiegabile.

Si potrebbe allora cercare protezione in un re investito da Dio: «Ecco il vostro re». Ma la possibilità di giustizia e pace – ha sottolineato il Vescovo – possono nascere solo dal Vangelo, dalla possibilità offerta a tutti di vivere la carità, dal dono dello Spirito.

Ecco, dunque, che trovano senso le parole di Cristo sulla croce: «Ecco tuo figlio». Parole rivolte alla madre, alla quale affida il discepolo prediletto e con lui l’intera Chiesa in uno «scambio di figliolanza». « Dio – ha ricordato il Vescovo – si è fatto talmente simile all’uomo da consentire all’uomo, se lo vuole, di realizzare per grazia il progetto di Dio».

Dopo l’omelia la preghiera universale, nella quale si è pregato non solo per la Chiesa, ma anche per i cristiani di altre confessioni, per i non credenti in Dio e per la pace nel mondo.
Poi l’ingresso della croce. Che per tre volte il Vescovo ha innalzato per la venerazione, proseguita poi con il popolare gesto del bacio al Crocifisso.

Ha concluso la celebrazione la comunione eucaristica con il pane consacrato nel Giovedì santo. Il Venerdì Santo, infatti, non si celebrano Messe.

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