La voce di speranza del “Violino del mare”, costruito dai detenuti di Opera con il legno dei barconi dei migranti

Lo strumento simbolo «della speranza che non è mai finita» donato al Museo del Violino dalla Fondazione Casa dello spirito e delle arti

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Lena Yokoyama suona il “Violino del mare”

Il colore del legno si mischia a quello del mare. Il suono è dolce, limpido, il messaggio duro e crudo: il “Violino del mare” posizionato nella sala Fiorini del Museo del Violino di Cremona scuote le coscienze. «Speriamo generi negli occhi delle persone che lo vedranno una metamorfosi. Affinché la cultura dell’indifferenza, lasci posto alla consapevolezza». Così il presidente della Fondazione Casa dello spirito e delle arti, Arnoldo Mosca Mondadori ha presentato lo strumento creato con il legno delle imbarcazioni che trasportano migranti dalle persone detenute nella casa di reclusione Milano Opera e donato nella al museo cremonese. «È un messaggio di vita, oltre la morte. Di speranza e di bellezza. Perché la bellezza salverà il mondo». È il tentativo di focalizzare l’attenzione, complice la musica, su ciò che ci rende uguali. Su ciò che ci rende umani.

Arnoldo Mosca Mondadori

«È un modo per dire che c’è sempre speranza. Che non è mai finita». Non è mai finita per quel legno intriso di dolore, ora pronto a dare nuova vita. Non è finita per quelle mani che hanno sbagliato, ma che ora, con il prezioso aiuto del maestro liutaio Enrico Allorto, possono costruire speranza. E ricostruire se stessi. Non è finita per noi. Perché, a volte, basta un suono nel silenzio a risvegliarci. A farci aprire gli occhi.

Da oggi il “Violino del mare” aprirà le collezioni del museo, accompagnato da un video che racconta il progetto. Realizzato in collaborazione con il Ministero degli interni, l’Agenzia delle accise, dogane e monopoli, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e la Casa di reclusione Milano Opera, l’iniziativa vuole«parlare a tutti, ma soprattutto alle giovani generazioni», per costruire un domani differente. Sostenuta da Fondazione Museo del violino di Cremona, Fondazione Cariplo e Fondazione Vismara, ha visto la luce nel dicembre 2021, «anche se – spiega Mosca Mondadori – all’inizio l’intento era di costruire presepi».

“Metamorfosi” è il significativo nome dato a questo progetto nato nel dicembre 2021 quando, all’interno del Laboratorio di Liuteria e Falegnameria nella Casa di Reclusione Milano-Opera, la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti chiede al falegname di Lampedusa Francesco Tuccio, di portare dei legni per costruire dei presepi che, nel tempo della pandemia, potessero essere un segnale di speranza per tutti, credenti e non credenti. Nell’ambito di questa iniziativa, con gli stessi materiali, sotto la guida del maestro Enrico Allorto, è stato costruito un violino, utilizzando una tecnica perfezionata già nel sedicesimo secolo dagli artigiani cremonesi. Il 4 febbraio 2022, in occasione dei 10 anni dalla nascita della Fondazione, questo primo strumento, chiamato “Violino del mare”, inizia con la benedizione di Papa Francesco, il proprio viaggio di testimonianza.
Favorevolmente accolto in città, il violino «troverà posto qui e parlerà ai bambini. E questa per me è una cosa bella». Il ringraziamento anche alla Diocesi, rappresentata nel momento della presentazione dal vescovo Napolioni, «una Chiesa che accoglie un progetto trasversale, ad una città capace di ascoltare». Il messaggio è chiaro: «È speranza che arriva a tutti: credenti e non credenti, cattolici e non cattolici. “Metamorfosi” intende risvegliare la nostra umanità».

Per il vescovo Antonio Napolioni «tutto questo aiuta a com-muoversi. A muoversi con. A non restare fermi, a non restare a guardare. Lo fa in un momento storico difficile in cui banalizziamo tutto. Lo fa in un modo semplice, ma forte al tempo stesso, raccontando e facendo proprio il metodo del progetto di Dio. Lo fa grazie agli occhi limpidi del presidente Mosca Mondadori che scorgono la possibilità di creare oltre la morte, abbracciando il dolore».

Così la musica diventa voce. Di male e di speranza, di mani operose, capaci di rimediare agli errori. E di realizzare strumenti di bellezza. «Ci aiuta a ricordare chi siamo».

Secondo il sindaco Gianluca Galimberti riporta all’essenza della vita, al concetto che ogni politica migratoria non può dimenticare: «Su quel legno di morte hanno viaggiato vite umane. Persone, storie. Non numeri. Le loro fragilità e le loro gioie sono anche le nostre: siamo simili». Il dramma dei viaggi della speranza «va affrontato, ma bisogna cambiare approccio». Ed è un bene «è bello, che questo progetto ne parli alle giovani generazioni. Dobbiamo ripartire. A Cremona nel nostro piccolo, spesso soli, ci stiamo provando, facendo fronte ad un numero altissimo di minori stranieri non accompagnati: in città sono 260. Meraviglioso che questo progetto racconti una storia, anche qui e che Cremona voglia fare la sua parte».

Pochi attimi dopo lo strumento è stato accolto dalle mani della violinista Lena Yokoyama per una breve esibizione sulle note di Il canto del legno, la canzone appositamente scritta da Nicola Piovani.

Bastano le note: sono grido d’umanità.

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Gloria Giavaldi
TeleRadio Cremona Cittanova
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