La testimonianza di Valentina, giovane novizia delle Adoratrici, di fronte a Papa Francesco

In occasione della manifestazione di sabato 6 ottobre nell'aula Paolo VI nell'ambito del Sinodo

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I giovani di tutto il mondo che si raccontano alla Chiesa e al Papa in un intero pomeriggio scandito da momenti artistici, musicali e testimonianze su tre temi a loro particolarmente cari: la ricerca della propria identità, le relazioni e la vita come servizio e donazione. L’occasione è stata la manifestazione “NOI PER – Unici, Solidali, Creativi”, inserita nell’ambito del Sinodo, curata sabato 6 ottobre dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica. Cornice dell’evento, l’Aula Paolo VI. Tra le testimonianze anche quella di Valentina Campana, una giovane modenese appena entrata nel noviziato delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda.

Emozionata ha ricordato le volte che gli amici le hanno rinfacciato di aver fatto “una scelta incomprensibile”. Eppure lei non se ne preoccupa: vuole abbracciare la vita religiosa, vuole diventare suora perché – spiega – “niente spegneva la mia inquietudine” anche se fidanzata e con un lavoro. Per lei, prendere i voti significa realizzare un sogno anche se a molti sembra “fuori dal mondo”.

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L’incontro con il Papa Alle 17, Francesco entra dal fondo dell’Aula Paolo VI e, lungo il percorso, saluta, stringe le mani, fa cambio di zucchetto con chi gli offre uno simile. Poi si siede in platea, al centro della sala, con ai lati i cardinali e i vescovi e sul palco ad accoglierlo è il saluto di alcuni giovani in rappresentanza dei circa 7 mila presenti nell’Aula. Chi parla viene da Filippine, Usa, Benin, Cuba, India, Hong Kong, Brasile, Germania. Il titolo dell’incontro è: “NOI PER. Unici, solidali creativi”.

Come si fa ad essere felici? Nelle testimonianze che seguono, l’una diversa dall’altra, emerge una domanda ricorrente: ma come si fa ad essere felici? Come si fa a riempire quel vuoto che spesso si sente dentro, quando non si trova il senso della propria vita o si vede l’impossibilità di realizzare i propri sogni per mancanza di lavoro e di opportunità? Sono gli interrogativi di fondo che i giovani affidano al Papa e ai Padri sinodali, che fino al 28 ottobre saranno riuniti in Vaticano per riflettere sul rapporto Chiesa e realtà giovanile.

Non solo perché, ma come risolvere i problemi Nove le domande espresse esplicitamente e consegnate a Francesco: quale strada intraprendere per trovare se stessi e scoprire il valore di ogni esistenza; come vivere con coerenza la vocazione all’impegno politico in mezzo a tanta corruzione o nei confronti di proposte di lavoro a volte contrarie ai propri valori. Come non restare indifferenti di fronte alle diseguaglianze sociali o a vincere una mentalità che vede nello straniero un nemico. E ancora: quali sono i criteri da tenere presente nell’uso dei Social e dell’web. E poi, la domanda di un ragazzo del Pakistan su che cosa sta facendo la Chiesa per i giovani cristiani che vivono in Paesi dove i cristiani sono discriminati e infine come fare per cambiare l’immagine negativa e triste che tanti giovani hanno della Chiesa quando invece si è conosciuto un volto diverso.

Il discorso a braccio di Francesco Papa Francesco non legge il discorso preparato e chiarisce subito che non intende rispondere alle domande, sarà compito dei Padri sinodali, dice, ma darà degli orientamenti. Partendo dalle loro storie personali ascoltate, raccomanda subito: Fate voi la vostra strada. Siate giovani in cammino; in cammino, che guardano orizzonti, non lo specchio. Sempre guardando avanti, in cammino, e non seduti sul divano. Tante volte mi viene da dire questo: un giovane, un ragazzo, una ragazza, che è sul divano, finisce in pensione a 24 anni: è brutto, questo! E poi, voi lo avete detto bene: trovare se stesso. Trovare se stesso non è lo specchio, guardare come sono. Trovare me stesso è nel fare, nell’andare alla ricerca del bene, della verità, della bellezza. Lì troverò me stesso.

Il dovere della coerenza e del servizio Il Papa dice poi che l’ha molto colpito la domanda sulla coerenza e afferma che capisce quanto la mancanza di coerenza faccia male ai giovani come una Chiesa che predica le Beatitudini e poi percorre la via della mondanità. E poi aggiunge: “Ma anche voi, voi!, dovete essere coerenti nella vostra strada ”. Un ragazzo chiedeva come fare politica non rinunciando ai valori cristiani e il Papa risponde: C’è il problema delle diseguaglianze: si perde il senso del potere, si perde quello che Gesù ci ha detto, che il potere è il servizio: il vero potere è servire. Altrimenti è egoismo, è abbassare l’altro, l’altra persona, non lasciarla crescere, è dominare, fare schiavi, non gente matura. Il potere è per far crescere la gente, per farsi servitore della gente.

Innamoratevi della libertà che è quella di Gesù Quindi l’invito forte ai giovani a vivere senza cedere alle ideologie o al mercato: “Voi giovani, ragazzi e ragazze – dice – voi non avete prezzo. Non siete merce all’asta. Per favore, non lasciatevi comprare, non lasciatevi sedurre, non lasciatevi schiavizzare dalle colonizzazioni ideologiche che ci mettono idee nella testa e per finire schiavo, dipendente, fallito nella vita”.

Non solo web: coltivare relazioni concrete Sull’uso del web Francesco invita a tenere sempre presente la concretezza della vita e delle relazioni con gli altri: E’ vero: l’interconnessione con il digitale è al momento, è sicura, è rapida; ma se tu ti abitui a questo, finirai – e questo che dirò è reale – se tu ti abitui a questo, finirai come una famiglia a tavola, a pranzo o a cena, ognuno con il telefonino, parlando con gli altri, o fra loro, con il telefonino, senza un rapporto concreto, reale, senza concretezza.

No ai populismi, da soli non si va avanti Uno dei temi di grande attualità è l’accoglienza che sembra venir meno per lasciare il posto ad un atteggiamento che vede nello straniero, nel diverso, nel migrante, un pericolo, il male, il nemico. E oggi sono un po’ alla moda i populismi, eh?, che non hanno niente a che vedere con il popolare. Il popolare è la cultura del popolo, la cultura di ognuno dei vostri popoli che si esprime nell’arte, si esprime nella cultura, si esprime nella scienza del popolo, si esprime nella festa! Ogni popolo fa festa al suo modo: questo è il popolare. Ma il populismo è il contrario: è la chiusura di questo su un modello. Siamo chiusi, siamo noi solo. E quando siamo chiusi non si può andare avanti. State attenti. 

Ascoltare gli anziani e guardare avanti Infine, ancora riguardo alla concretezza, l’invito a dialogare con gli anziani, con i nonni. “Loro sono le radici della vostra concretezza – afferma – le radici del vostro crescere, fiorire e dare frutto.” E conclude: “Prendete le radici e portatele avanti per dare frutto, e voi diventerete anche radici degli altri”.

(Vatican News)

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