La preghiera del Vescovo «con e per» l’Ospedale di Cremona (FOTO e VIDEO)

Un Venerdì Santo speciale per monsignor Napolioni nel luogo simbolo della resistenza all'epidemia:

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L’immagine che arriva nelle case attraverso pc, smartphone e tv è una di quelle che resteranno vive nella memoria di questa Pasqua. Il vescovo Napolioni arriva camminando, quasi scortato dai tre cappellani don Giuseppe Leoni, don Maurizio Lucini, don Riccardo Vespertini, e si posiziona al centro della piattaforma di atterraggio degli elicotteri di soccorso, nel piazzale dell’Ospedale di Cremona.


La mascherina copre bocca e naso, mentre gli occhi guardano sempre verso l’alto, verso il grande reticolo di finestre. La telecamera indugia sulla struttura diventata simbolo della resistenza al Covid–19. «Da una di quelle stanze – ricorderà qualche minuto dopo monsignor Napolioni – un mese fa vedevo proprio questo piazzale. Davanti a me c’era un piccolo crocifisso a dirmi, giorno e notte: “Sono qui, non sei solo”. E non lo diceva solo a me, prete e vescovo, ma a ciascuno di voi». Il vescovo alza la mano coperta dal guanto azzurro in direzione delle finestre. Si rivolge agli ammalati, che ancora combattono per sopravvivere al virus, e agli operatori sanitari che «per professione ma anche per scelta vocazionale si consumano a servizio degli altri»

A medici e infermieri a cui dedica anche un applauso prima di iniziare la preghiera: «Sono la dimostrazione – osserva – che davvero dipendiamo gli uni dagli altri».

Il pensiero del Vescovo va anche alle forze dell’ordine, ai volontari che in queste settimane provvedono alle necessità di chi è più fragile, a chi è venuto da lontano per aiutare, come la Ong evangelica americana Samaritan’s Purse, nel cui ospedale da campo ha voluto passare per un saluto e un ringraziamento prima di arrivare nel piazzale dell’elisoccorso.

«Ora dobbiamo costruire insieme – risuona la sua voce negli altoparlanti che la spingono fino ai reparti della degenza – non solo le risposte all’emergenza, ma le risposte alle domande che portiamo nel cuore. E al Signore chiediamo che ci aiuti a trovare domande vere e risposte giuste».

La preghiera del Vescovo per e con l’Ospedale di Cremona, che lo ha invitato per questo momento di condivisione e vicinanza, ma anche con gli altri del territorio diocesano, l’Oglio Po, le strutture sanitarie, le case di riposo, è un momento forte in una giornata densa di senso: «È sempre Gesù – osserva monsignor Napolioni – che soffre e muore ed è lui che se ne prende cura e lo accompagna al padre. Oggi sappiamo che è Cristo il vero nome della nostra convivenza umana: dirlo il Venerdì Santo, davanti al Signore che muore in croce, proietta una luce speciale sui misteri della nostra esistenza». Il Vescovo parla e prega in un silenzio profondo.

Due ore e tornerà a benedire la città e la diocesi portando in processione solitaria la Sacra Spina, quella che la tradizione vuole sia la reliquia della “corona” posta sul capo di Gesù, che ogni anno con questa giornata percorre le strade cittadine accompagnata dalla comunità in preghiera: «Stasera la Spina è fatta dalle tante spine di ciascuno di noi: di chi lotta per la vita, dei famigliari che non possono essere vicino ai loro cari come vorrebbero, di chi dà il massimo ogni giorno e si trova a dover assumere scelte difficili per il bene degli altri, di una società che deve riconoscersi malata per guarire. È una corona di spine – conclude – che risponde al coronavirus con la capacità di amare che Dio non ha ridotto in questo tempo, ma anche fa sgorgare nei cuori e nelle situazioni più impensate».

Un venerdì di passione che la comunità cremonese sente quanto mai vicino alla propria vita, ma anche un passaggio di speranza verso la Pasqua: «In un anno che ricorderemo a lungo – ha detto ancora il vescovo – spero non soltanto per la pandemia, ma anche come anno del risveglio di tutti noi alla coscienza di ciò che più ci sta a cuore: la vita, la salute, l’amicizia, la famiglia, la pace, il futuro. Tutto ciò che Dio ha creato e donato ai suoi figli per renderli simile a sé, Signore amante della vita».

Prima di lasciare l’ospedale la visita di monsignor Napolioni nel reparto di Pneumologia dove è stato ricoverato, il saluto e il grazie agli operatori – a cominciare dal primario Giancarlo Bosio – e in dono a tutti i ricoverati la coronicina del Rosario del Papa.

 

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