Il vescovo nella Veglia di Pasqua: «La risurrezione non è un lieto fine, è il perché di tutto» (VIDEO e FOTO)

Una celebrazione diversa, nella Cattedrale senza fedeli, ma che non perde il profondo significato dei suoi segni. Dal vescovo una intensa riflessione sul Battesimo che rigenera: «Questa Pasqua dura ed esigente, quanto feconda e potente, ci può schiudere il cammino verso una vita nuova»

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La solenne Veglia della notte di Pasqua è iniziata nel silenzio di una Cattedrale senza fedeli, completamente buia. Il Vescovo ha acceso il Cero pasquale, nel buio, unica sorgente di luce che è entrata nelle case dei fedeli attraverso gli schermi televisivi. La voce del celebrante ha rotto il silenzio: «Cristo Luce del mondo».

Il canto dell’’Exultet, intonato da don Graziano Ghisolfi accompagnato all’organo dal maestro Caporali, ha concluso il rito del “lucernario”, celebrato in una versione differente dalla tradizione, secondo le misure di sicurezza disposte in questo tempo di pendemia: senza l’accensione e la benedizione del fuoco, la processione e la consegna della luce tra i fedeli.

Si è aperta poi la liturgia della Parola, seconda parte della celebrazione, che «ripercorre la lunga storia del dialogo che Dio da sempre ha intessuto con l’uomo, fino a manifestarsi chiaramente in Cristo morto e risorto». I lettori proclamano il racconto della Creazione del libro della Genesi, la promessa di Dio ad Abramo che non rifiutò il sacrificio di Isacco, la liberazione del popolo di Israele dall’Egitto con il passaggio del Mar Rosso raccontata nel libro dell’Esodo e la profezia di Isaia (Is 54, 5-14).

«Ora il suono dell’organo e delle campane si uniscono alla nostra voce»: dopo le letture dall’Antico Testamento, queste parole hanno annunciato al suono delle campane il canto del Glo­ria intonato dal Vescovo, con l’accompagnamento dell’organo.

Al termine la lettura dalla Lettera di san Paolo ai Romani (Rm, 6, 3-11), prima del canto dell’Alleluja che torna in questa notte dopo quaranta giorni, prima del Vangelo della risurrezione secondo Matteo proclamato dal diacono Cesare Galantini.

Dal Vangelo ha iniziato la sua riflessione il Vescovo: «”L’angelo disse alle donne: so che cercate il crocifisso”  Forse questa – ha riflettuto – è la condizione prevalente nel nostro spirito: siamo ancora alla ricerca del Crocifisso, smarriti di fronte alla potenza del male. E che la ricorrenza della Pasqua arrivi comunque, forse a qualcuno dà fastidio, perché abbiamo ancora da stare lì di fronte a tanti crocisissi: morti, crocifissi, soli, disperati… “Ma Gesù – ha riletto – venne loro incontro”. Mentre noi ci ripieghiamo sui noi stessi, lui vivente non ci guarda da lontano, ma è risorto per comunicarci la vita, la potenza della risurrezione, la gioia della Pasqua».

Una gioia che è «rigenerazione del mondo» che attraversa la storia chiamando tutti noi a farne parte: «La risurrezione di Gesù – ha aggiunto il Vescovo – non è il lieto fine ad una vicenda privata ma è il perché di tutto, insieme alla sua passione, alla sua vita».

Ricordando il rito del Battesimo dei catecumeni che in questa Veglia non è stato possibile celebrare, mons. Napolioni ha proposto una riflessione profonda sul significato battesimale di questa Pasqua «speriamo irripetibile», nella straordinarietà e nella difficoltà del momento storico che stiamo attraversano. Lo ha fatto ricorrendo ad un’immagine eloquente e oggi particolarmente significativa, quella del vaccino: «Nel battesimo siamo come vaccinati: siamo immersi nella morte di Cristo perché la morte non abbia l’ultima parola. Perché abbiamo gli anticorpi a quella maledizione che accompagna la morte quando è disperata, senza amore».

Anticorpi spirituali che – ricorderà di lì a poco monsignor Napolioni – «ci rendono rende forti nella fiducia nel dono di Dio, ma non si esonerano dal mettere la mascherina e nel seguire le misure che servono per difenderci dal virus del corpo».

La forza liberatrice del Battesimo e della risurrezione, però, entra davvero dentro l’esperienza dell’epidemia che stiamo vivendo: «Un’esperienza che rende questa Pasqua dura ed esigente, quanto feconda e potente, che ci può schiudere il cammino verso una vita nuova. La Veglia pasquale del 2020 – ha aggiunto – possa segnare questa riscoperta del Battesimo non solo come rito, ma come progetto di Dio e come metodo di vero cambiamento interiore e riscattare in noi tutte quelle capacità che in questi giorni vengono a galla e che non devono tornare nel cassetto quando troveremo al sospirata normalità». 

Lo sguardo si è dunque rivolto al futuro con una speranza che irrompe come luce nel buio: «Dio non ci propone la normalità, la tranquillità – ha concluso la sua omelia il vescovo – ma la gioia perfetta che è intrisa di una donazione simile alla sua: come siamo stati simili a lui nella fragilità e nella morte così possiamo essere simili a lui nella vita nuova che sgorga dalla Pasqua. La Pasqua di Cristo, la Pasqua della Chiesa, la Pasqua del mondo».

Dopo la riflessione del vescovo la Veglia pasquale è prseguita con la liturgia battesimale attraverso il rinnovamento delle promesse (ma senza la benedizione dell’acqua presso il fonte e l’aspersione), e con la liturgia eucaristica, fino alla conclusione con la preghiera a Maria e la Solenne Benedizione.

Domani, domenica 12 aprile, alle 11, sempre dalla Cattedrale a porte chiuse, il Vescovo presiederà la Messa Solenne nel giorno di Pasqua, in collegamento in diretta con i mezzi della comunicazione diocesana e la tv locale.

 

Photogallery della Veglia di Pasqua

 

Il video integrale della celebrazione

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