La dipendenza spiegata dal dott. Daniele Torri

A Vailate il secondo incontro del ciclo "fede è speranza", che la sera del 23 novembre a Pandino porterà a rileggere l'Humanae vitae

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Secondo incontro per le comunità di Rivolta d’Adda, Vailate, Arzago, Cassano d’Adda S. Zeno e Pandino nella serata di venerdì 16 novembre presso il salone dell’oratorio di Vailate. Particolarmente evocativo il titolo della serata: “Dipende da chi dipendi”. L’ospite, infatti, il dottor Daniele Torri, ha parlato delle dipendenze, concentrandosi soprattutto sui meccanismi che innescano il processo di dipendenza: un circolo vizioso che parte dall’appagamento di un bisogno primario, ma che lo alimenta in modo tossico e porta l’uomo a non essere più padrone della propria volontà.

E nessuno, secondo il dottor Torri, ne è immune. Tutti sono dipendenti da qualcosa: sostanze, alcool, gioco, smartphone, televisore, lavoro, affetti, sesso…

L’inclinazione ontologica dell’uomo a diventare dipendente da qualcosa – o qualcuno – viene sfruttata dall’informazione, soggetta sempre maggiormente alle logiche economiche. Ecco perché, ha spiegato Torri, è fondamentale per i genitori educare i propri figli a uno stile di vita non performante, che non rincorre il successo a tutti i costi, che non si basa solo su quello che si produce e sul successo sociale.

La dipendenza nasce da una iterazione tra la sostanza tossica e l’essere vivente, che ne è attratto. Questa iterazione porta ad un comportamento ripetuto e al bisogno compulsivo della sostanza, che fa stare bene o, peggio ancora, la cui assenza fa stare male.

Molto interessante è stato il distinguo che il dottor Tozzi ha fatto tra comportamento additivo e dipendenza. Mentre quest’ultima porta il soggetto a stare male in assenza della sostanza, il comportamento additivo è più sottile, perché è dipendenza psicologica che spinge il soggetto alla ricerca dell’oggetto. Senza il quale la vita è priva di significato.

 

Si può scegliere allora da cosa – o meglio da chi – essere  dipendenti, ha concluso Torri: perché se è vero che tutti «viviamo elemosinando, cerchiamo stima, attenzione, affetto anche nel fare le cose ordinarie», c’è una buona notizia: «non c’è sofferenza che Dio non conosca. E se ne è fatto carico. Di fronte alla sofferenza, Gesù scende agli inferi e libera Adamo ed Eva, e così libera noi dalle nostre schiavitù. Ci fa tornare dalla paura alla meraviglia e allo stupore, ci fa riscoprire la bellezza del vivere quotidiano».

Il prossimo appuntamento, dal titolo “Humanae vitae: un dono contestato”, si terrà, sempre alle ore 21, nell’oratorio di Pandino venerdì 23 novembre. Sarà ospite Giampaolo Conter che aiuterà a riflettere sul tema della procreazione responsabile, a cinquant’anni di distanza dall’enciclica scritta da Papa Paolo VI.

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