La Chiesa e la donne. Paola Bignardi: «Quale grande vantaggio dal ‘genio femminile’»

Dopo le parole di Papa Francesco in occasione dell'udienza alle superiore generali di tutto il mondo tenuta in Vaticano qualche giorno fa

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Qualche giorno fa Papa Francesco è tornato sul tema del posto della donna nella Chiesa. Non è la prima volta, ma in occasione dell’udienza alle Superiore Generali di tutto il mondo lo ha fatto in modo particolarmente ampio, entrando nel concreto di alcune situazioni, rispondendo alle domande poste dalle sue interlocutrici.

Gli aspetti toccati sono stati numerosi, ma quello cruciale è: se è vero che la Chiesa riconosce alla donna un’importanza così grande da parlare di ‘genio femminile’, perché’ le donne continuano ad essere escluse dai luoghi dove si prendono le decisioni?

Domanda molto pungente e pertinente. Al di là di essa, vi è un dato di fatto: nella Chiesa le decisioni vengono prese all’interno di organismi che sono governati dai presbiteri. Poiché la donna è esclusa dall’ordinazione, non può partecipare ai processi decisionali. Si tratta di una constatazione che tutti possiamo fare ogni giorno; le donne la fanno con particolare sensibilità, perché, coinvolte come sono nella questione, avvertono quanto questo sia innaturale.

La risposta di Papa Francesco, pur non avendo l’articolazione di un discorso strutturato data la natura informale del dialogo, è stata molto interessante e non può certo essere riassunta nel ‘discorso delle diaconesse’, come ha fatto certa stampa. Vi sono due piani su cui la questione può essere interpretata: quello funzionale, delle ‘cose da fare’ e da questo punto di vista –dice Papa Francesco- nulla vieta che ad una donna vengano riconosciute delle funzioni di leadership. Utile riflettere su questo passaggio del discorso: «per tanti aspetti dei processi decisionali non è necessaria l’ordinazione. Non è necessaria. (…).Per me è molto importante l’elaborazione delle decisioni: non soltanto l’esecuzione, ma anche l’elaborazione, e cioè che le donne, sia consacrate sia laiche, entrino nella riflessione del processo e nella discussione. Perché la donna guarda la vita con occhi propri e noi uomini non possiamo guardarla così. E’ il modo di vedere un problema, di vedere qualsiasi cosa, in una donna è diverso rispetto a quello che è per l’uomo. Devono essere complementari, e nelle consultazioni è importante che ci siano le donne». Occorre quindi andare oltre il semplice momento della decisione: alla donna deve essere riconosciuto il valore insostituibile del suo essere donna. L’esempio che Papa Francesco porta in proposito è molto interessante: ricorda quando a Buenos Aires un parroco gli chiese di ordinare diacono un laico molto bravo. Sottinteso: era troppo poco essere laico per un cristiano veramente per bene. Ma l’allora arcivescovo di Buenos Aires si rifiutò. Vi è un clericalismo strisciante nella Chiesa, che riguarda anche la condizione femminile portando a pensare che occorre accedere ai ministeri ordinati per svolgere nella Chiesa una funzione importante.

Si tratta dunque, come hanno suggerito le stesse Superiore Generali, non tanto di concludere che occorre dare il sacerdozio alle donne perché’ possano partecipare alla responsabilità della Chiesa, ma di modificare certe prassi ecclesiali che vedono i ruoli di responsabilità quasi esclusivamente legati ai ministri ordinati. Non occorre aver ricevuto l’Ordine sacro per prendere decisioni che hanno bisogno di discernimento, cioè di fede, di ascolto della Parola, di obbedienza allo Spirito, e anche di competenze, di capacità di dialogo e di gestione dei processi complessi. Cose tutte per le quali la Chiesa potrebbe trarre grande vantaggio dal ‘genio femminile’, che è una particolare sensibilità nel vivere le relazioni interpersonali e il rapporto con il mondo.

E se è vero che alla donna viene riconosciuto un ‘genio’, perché’ mai privarsene?

Paola Bignardi

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