Internet, la rivoluzione inavvertita

Claudio Gagliardini aiuta a comprendere alcuni snodi significativi del cambiamento in atto

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Le scelte diocesane che riguardano gli strumenti di comunicazione e le strategie sottese ai cambiamenti ormai prossimi – uno fra tutti il congedo dal settimanale cartaceo – sono strettamente legate all’avvento pervasivo di una nuova tecnologia: internet. Per cercare di comprendere alcuni snodi significativi di questo cambiamento abbiamo posto alcune domande a Claudio Gagliardini, esperto social media marketing di Seidigitale.com.

Che cos’è Internet?

«È la più clamorosa e impattante rivoluzione cui il genere umano abbia assistito nel corso della sua storia. Questo enorme cambiamento sta portando il genere umano verso un nuovo mondo in cui i computer, le macchine e l’intelligenza artificiale saranno in grado di interagire con gli esseri umani. Internet in primis e la rete mobile negli ultimi anni, con tutti i loro strumenti e dispositivi, hanno accelerato in modo significativo il corso di questa rivoluzione. Che cos’è Internet? Nel 1999 il mondo del marketing ha trovato una definizione affermando che “i mercati sono conversazione. Internet siamo tutti noi, connessi”. Non un mezzo, dunque, non una semplice tecnologia e nemmeno un luogo virtuale. Con l’avvento del cosiddetto Web 2.0 e dei social media, la rete è diventata in brevissimo tempo una grandissima opportunità e un enorme rischio. Una grande opportunità perché oggi siamo molto più vicini di quanto sia mai avvenuto nel corso della storia a un Premio Nobel, a un governante, ad un qualsiasi manager o capitano d’industria. Ma anche, allo stesso modo, costantemente vicini ai peggiori criminali, alla morbosa curiosità, esposti alla voracità delle aziende».

Come è cambiata la comunicazione?

«Siamo passati da una comunicazione di tipo “uno a uno” o “uno a molti” (tipica dei cosiddetti mass media) ad una comunicazione senza limite o confine, in cui tutti possono potenzialmente comunicare con tutti e con ciascuno in tempo reale. I media tradizionali hanno perso la propria esclusività sulla diffusione delle notizie, che ora passano in tempo reale sui social media, Twitter in primo luogo. Nessuno può più pensare di salire su un podio con un megafono in mano e urlare a tutti gli altri la sua verità, perché i social media e i social network possono mettere in discussione qualsiasi cosa e dar vita a infinite opinioni e controinformazioni. La rete è un vero e proprio tritacarne, in cui qualsiasi genere di notizia entra in circolo e prende infinite strade, ove non c’è nulla di scontato e la verità risulta sempre meno univoca e sempre più fragile. (Tanto che persino il Papa ha scelto di affrontare il problema delle “fakes news” nella prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. N.d.r.). In questo caos, apparentemente impossibile da gestire, si stanno ricostruendo e ricompattando milioni di piccole “communities”, simili alle antiche tribù. Il “villaggio globale” è un villaggio di villaggi e la rete è una rete di infinite reti, che si intrecciano tra loro. Tutto questo non necessariamente avrà esiti positivi, ma è innegabile che il cambiamento in atto sia drastico e irreversibile. In un futuro assai prossimo tenderanno a scomparire tutti quegli strumenti di comunicazione che rifiuteranno il confronto, la condivisione e l’interazione diretta e costante con gli utenti. I mezzi di comunicazione (stampa, radio e televisione) stanno convergendo e la società è sempre più votata ad un approccio definito “crossmediale”. In Italia su quasi 60 milioni di persone a inizio 2016, quasi 40 milioni utilizzano abitualmente la rete e quasi 30 milioni sono presenti su almeno una piattaforma sociale. Impressionante il dato legato alla rete mobile: oltre 80 milioni di dispositivi connessi per 24 milioni di utenti social da mobile».

Come cambia la vita della gente?

«Entro il 2020 avremo nel mondo un numero prossimo ai 50 miliardi di dispositivi connessi in rete. I progressi tecnologici rivoluzioneranno la vita. Se solo pensiamo che nel 2007, 10 anni fa, usciva (anche in Italia) il primo iPhone e che oggi abbiamo qui da noi oltre 100 milioni di contratti mobili, possiamo facilmente comprendere quanto rapidamente stiano cambiando le cose, e quale impatto e capacità di penetrazione abbiano le nuove tecnologie. Oggi non solo telefoniamo in mobilità, leggiamo e inviamo messaggi ed email da quello che ci ostiniamo a chiamare telefono cellulare, ma con esso facciamo pressoché tutto ciò che per diversi decenni abbiamo potuto fare solo con il computer. È forse proprio questo, l’aspetto più sconvolgente della trasformazione digitale: le tecnologie sono sempre più alla portata di tutti e sempre meno difficili da imparare e da utilizzare».

 

Se lo scopo della comunicazione ecclesiale è di partecipare al dibattito pubblico, di raggiungere efficacemente il proprio territorio e la vita di singoli e comunità cristiane, di offrire ai media laici un’accurata e tempestiva informazione sulle dinamiche ecclesiali, di annunciare la visione cristiana sull’attualità nelle modalità che oggi sono compatibili con i ritmi mutati della vita e del lavoro… tutto ciò trova concreta attuazione mediante le applicazioni della rivoluzione informatica, e le potenzialità offerte dalla rete.

Di questo si è parlato domenica 29 ottobre nella trasmissione televisiva “Giorno del Signore”, all’interno della rubrica “Comunicazione in diocesi… la partita del futuro” incentrata su “Internet, la rivoluzione inavvertita”.

Pagina “Focus” de “La Vita Cattolica” del 2 novembre

 

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