Il Vescovo nella Messa di Natale: «Il Bambino è la parola più eloquente che Dio ci dona»

Mons. Napolioni nel giorno di Natale ricorda che si tratta di una Parola «fatta non solo per essere udita, ma accolta, gustata, compresa, ruminata, scelta e messa in pratica»

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«Giovanni, dal cuore di Gesù, sul quale sapeva posare il suo capo nel momento più delicato della vita del Maestro, trae la coscienza che quell’uomo è il Verbo di Dio, è il Verbo incarnato, è la Sapienza eterna del Padre entrata nella storia per non abbandonarla più e fecondarla giorno dopo giorno». Si è aperta con queste parole, riallacciandosi al brano di Vangelo del giorno, l’omelia del vescovo Antonio Napolioni nella solenne Messa pontificale del giorno di Natale presieduta, la mattina del 25 dicembre, in Cattedrale, e concelebrata dai canonici del Capitolo.

«E se noi oggi, in un periodo tormentato dalla paura, dal fallimento, dalla guerra – oggi più di ieri, e domani più di oggi – ci vogliamo chiedere: chi ci salverà? che cosa possiamo fare?». «Andare dietro a Lui, ascoltarlo» è stata la risposta suggerita dal vescovo, che ha proseguito: «La Parola è fatta non solo per essere udita, ma accolta, gustata, compresa, ruminata, scelta e messa in pratica». E ha aggiunto: «Noi tante volte facciamo fatica a mettere in pratica il Vangelo, perché lo abbiamo ridotto a qualche comandamento e a qualche buon esempio. E invece il Signore sa che solo un cuore che si lascia riscaldare intuisce la bellezza e la possibilità di cambiare qualcosa della propria vita. E allora chiama tutti noi, dal più piccolo al più anziano, dal più emarginato a chi ha più responsabilità, ad attualizzare ciò che il profeta Isaia ha detto: “come sono belli i piedi di chi è messaggero di pace, di chi porta buone notizie. Prorompete insieme canti di gioia”».

Da qui un riecheggiante appello: «Non possiamo lavarcene le mani, rimarremmo ancor più soli e delusi, quando invece questa è la parola con cui Dio ci chiama per nome. Gesù nasce e attorno a sé vede tutti candidati a essere messaggeri di pace». «E la buona notizia inizia a diffondersi e inizia a entrare nella vita delle persone». «Quante belle persone – ha aggiunto il vescovo –, quante belle anime, quante storie di affetto, di servizio, di solidarietà, di impegno, di solidarietà, che non vanno in prima pagina, ma restano scolpite nella memoria di chi ne ha ricevuto i frutti. E allora la comunità canta di gioia».

Ed è proprio questo «il nostro futuro, non quello determinato dai numeri, che sembrano condannarci – ha sottolineato –. Siamo chiamati dal Natale di Gesù al nostro risveglio spirituale». Un impegno suggerito anche dalle parole di Papa Francesco che da sempre chiama a “frequentare il Vangelo del Signore”. Un invito a leggere davvero la Parola, e a leggerla spesso. «Vi confesso – ha aggiunto mons. Napolioni – che se la mattina non leggo la Parola io non so chi sono, non so come affrontare la realtà, d’istinto prevarrebbero solo smanie e pigrizie, sentimenti inaffidabili».

«Che bello percepire che il Signore è lì – ha quindi concluso –, come una sorgente zampillante, che disseta l’anima inquieta, che ridà prospettiva, riapre l’orizzonte, ci prende per mano e non ci lascia mai soli. Dio vuole parlarci. Il Dio bambino non è infantile, ma è la parola più eloquente che possa donarci, come ogni bambino che viene al mondo, che è una parola nuova di Dio, da ascoltare e mettere in cammino con noi, perché ci aiuti a essere ancor più felici di aver conosciuto la sorgente della vita e di poter approdare nell’abbraccio del Padre».

La mattinata per il vescovo Antonio Napolioni era iniziata con l’Eucaristia celebrata presso la casa circondariale di Cremona, nel pomeriggio invece la Messa al Santuario di Caravaggio.

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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