Il Vescovo nella Messa del Crisma della “fase 2”: «Grazie a Dio finalmente si respira» (VIDEO e FOTO)

Nella mattinata di giovedì 28 maggio il Clero diocesano si è riunito in Cattedrale per "recuperare" l'appuntamento saltato il Giovedì Santo

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Ha avuto quest’anno il sapore della Pentecoste la Messa Crismale che il Clero diocesano ha vissuto insieme al Vescovo in Cattedrale nella mattinata di giovedì 28 maggio, “recuperando” così l’appuntamento del Giovedì Santo per rinnovare le proprie promesse sacerdotali. Una celebrazione che, dopo parecchio tempo, ha visto i preti cremonesi riunirsi insieme, pur con il distanziamento interpersonale necessario e le mascherine a nascondere in parte il viso.

Aprendo la celebrazione monsignor Napolioni ha voluto anzitutto rivolgere un pensiero al vescovo emerito per gli 80 anni da poco compiuti e che la pandemia non ha permesso di festeggiare. Quindi il grazie personale per il sostegno avuto durante la malattia, insieme al ricordo per i sacerdoti malati, costretti in ospedale o in isolamento in casa.

Una Messa “a porte chiuse”, a motivo le limitazioni nell’accesso dalle chiese per ragioni di sicurezza sanitaria, ma vissuta comunque in comunione con gli istituti religiosi e i fedeli laici, che hanno potuto seguire la liturgia in diretta sui canali web della Diocesi. «Siamo qui per loro e con loro», ha detto il Vescovo.

Inedito lo scenario della Cattedrale, con solo i due vescovi, i vicari episcopali, i canonici e i diaconi in presbiterio. Nei primi banchi i sacerdoti che ricordavano un particolare anniversario di ordinazione, insieme ai responsabili delle aree della Curia e i vicari zonali. Tutti gli altri hanno trovato posto dietro e nei transetti laterali.

«Grazie a Dio finalmente si respira», sono state le parole con cui il Vescovo ha iniziato l’omelia. Una frase che ha scandito tutta la sua riflessione, nella quale ha anzitutto rivolto lo sguardo a quel mondo malato, «rimasto senza fiato, come soffocato dalla paura», contrapposto al soffio potente e salvifico dello Spirito.

«Anche il corpo sociale come quello ecclesiale – ha detto ancora monsignor Napolioni – hanno avuto il fiatone e si sono dovuti fermare per accettare e proteggere la fragilità delle proprie membra». E ancora: «La vita cruda ha gridato le sue domande, ha balbettato i linguaggi dell’invocazione e della preghiera, chiedendoci di prendere questa vita cruda in carico più seriamente, perché la nostra evangelizzazione abbia un futuro». Continuando poi: «Nei picchi del dolore abbiamo potuto avvertire di essere, personalmente e tutti insieme, come a corpo a corpo con Gesù, rivelato nell’universale condivisione delle pene e degli sforzi, delle lacrime e delle speranze. Siamo davvero il corpo di Cristo! Anche chi non lo sa».

L’immagine della «bocca cattiva» provocata dal virus è stata usata dal Vescovo per esprimere la necessità di riconoscere le proprie amarezze: «Quante famiglie hanno un dolore strozzato da rielaborare. La collettività, chiamata a dare prova di unità e coraggio per farcela, dopo i giorni della grande solidarietà ora indulge alle polemiche, alle furbizie, alla caccia ai colpevoli. La stanchezza facilita la rabbia e questa porta allo scontro. Ed è bene che lo ricordiamo anche noi, pastori di comunità, mentre abbiamo alle spalle la fase più tragica e davanti una ancor più lunga e complicata. Abbiamo da chiederci scusa, da ritrovarci uniti, prima che diversi».

Ma in questo drammatico momento di prova il Vescovo ha voluto rintracciare anche qualche nota positiva. «Il silenzio ci ha fatto bene! Un ascolto prolungato della Parola ci ha rimesso in sesto come discepoli e se ne sente il profumo». «Dopo anni di intenso ministero pubblico abbiamo riscoperto la fecondità evangelica della vita nascosta di Gesù a Nazareth, necessaria radice di equilibrio, nutrimento e verità della nostra missione», ha quindi affermato citando l’esperienza di Charles de Foucauld, che presto sarà proclamato santo.

Non è mancato un pensiero per i sacerdoti che dalla Messa del Crisma del 2019 ad oggi hanno esalato l’ultimo respiro e a cui «Il Signore della Vita, con il suo bacio, ha colmato la mancanza dei nostri abbracci»: don Sante Braggiè, don Roberto Ziglioli, mons. Giovanni Amigoni, don Angelo Scaglioni, mons. Angelo Talamazzini, don Pierino Macchi, mons. Mario Cavalleri, mons. Vincenzo Rini, mons. Giuseppe Aresi, don Albino Aglio, don Achille Baronio, don Vito Magri, don Arnaldo Peternazzi, don Francesco Nisoli e mons. Alberto Franzini. Nei prossimi giorni per quanti non è stato possibile celebrare le esequie il Vescovo presiederà le Messe di suffragio [clicca qui per saperne di più].

Come consuetudine poi il Vescovo ha anche citato i nomi dei sacerdoti che quest’anno festeggiano un significativo anno di ordinazione, come il 70° di don Cesare Perucchi o il 50° di don Tonino Bini, mons. Achille Bonazzi, mons. Pietro Bonometti, mons. Attilio Cibolini, mons. Franco Follo, don Carlo Merisi, don Valter Pedroni, don Salerno Rinaldo e mons. Libero Salini. E ancora il 25° di don Mario Bardelli, don Davide Barili, don Marco D’Agostino, don Ernesto Marciò, don Luciano Massari, don Francesco Pigola.

«Grazie a Dio finalmente si respira – ha concluso il Vescovo –. E ci consegniamo tutti al Vangelo di Gesù che, in questa Cattedrale come in quella sinagoga, proclama la sua vocazione e missione. Lo spirito del Signore è su di me: per questo mi ha consacrato! Sapete bene ciò che segue come programma messianico e quindi ecclesiale. Ma anche come esito immediato della vicenda. Vecchie e nuove povertà sfidano la nostra Chiesa, che si rinnoverà solo con l’alleanza con gli ultimi della terra, i prediletti del Signore. Quelli di Nazareth, i suoi, non accettarono questa logica del Messia falegname, perché non assicurava loro i privilegi desiderati; e lui, il Signore in cui crediamo e speriamo, che amiamo e seguiamo, passando in mezzo a loro si mise in cammino. O, meglio, se ne andò. Se vogliamo respirare e dare i fratelli il respiro di Dio seguiamolo così, comunque, anche nella cattiva sorte, senza altra condizione che quella della nostra unità con lui e tra noi. Come questa concelebrazione finalmente rammenta, rivela e realizza».

La solenne liturgia è proseguita con il rinnovo delle promesse sacerdotali, la preghiera per il vescovo e per tutti i presbiteri e la benedizione degli oli: l’olio degli infermi, quello dei catecumeni e il Sacro Crisma.

Dopo le Comunioni ha preso la parola il vicario generale, don Massimo Calvi, per un breve indirizzo di saluto nel quale ha invito a ritrovare in questa occasione la freschezza della propria ordinazione ricevuta in questa Cattedrale.

Prima della benedizione finale monsignor Napolioni ha invitato tutti a un fare applauso. Anzitutto come segno di affetto per i confratelli deceduti, insieme all’incoraggiamento per chi è chiamato a vivere il proprio ministero in questa situazione così complessa, anche sul versante pastorale.

 

Photogallery della celebrazione

 

 

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