Il Vescovo nel giorno di Natale: «Cominciamo dal Bambino a ricostruire un mondo più umano»

Mons. Napolioni ha presieduto la Santa Messa solenne nel giorno di Natale in cattedrale

image_pdfimage_print

«A chi è stato dato molto, molto verrà chiesto. Credo che a noiitaliani, anzi, noi cremonesi verrà chiesto conto di come avremo goduto di tanta arte, nella vita. Ci abbiamo fatto l’abitudine, forse, a questo scrigno: la cattedrale, le altre chiese, le pitture, le sculture» Inizia guardando all’arte l’omelia che il vescovoAntonio Napolioni ha proposto durante la Messa nella solennità del Santo Natale, presieduta nella mattinata di sabato 25 dicembre in Cattedrale, alla presenza dei fedeli e dei Canonici del Capitolo della Cattedrale.

Rischiamo di guardarle solo dal punto di vista storico, artistico, o culturale, queste opere d’arte; il Vescovo ricorda che, invece, «non stanno davanti a noi per distrarci, ma per generare una contemplazione, uno stupore, una gioia profonda, una commozione». Riferendosi ad una sua recente visita al nuovo Museo diocesano di Cremona, insieme ad una scolaresca, mons.Napolioni spiega che la cosa che più attirava i ragazzi «Era il divano. Ci si fiondavano. Forse anche noi abbiamo la “divanite” acuta, magari giustificata dalla paura del contagio. Ma non basta. Abbiamo fame e sete di bellezza incarnata. Potremmo essere anche oggi passivi ascoltatori del discorso di Natale. Dobbiamo avere delle domande davanti a qualcosa che stride». Prendendo, poi, come spunto l’Annunciazione del Boccaccino, esposta al museo diocesano, continua: «Perché Maria non guarda l’angelo che Le sta portando l’Annuncio? È distratta? Non le interessa? Ha paura? Non se ne accorge? Oppure, è tutta presa da ciò che si sta realizzando in lei!». Il paragone con un presepio conservato in una teca del museo offre al Vescovo lo spunto per continuare la sua riflessione: «Il Verbo si è fatto carne. Carne di tutti. Carne umana. Perché non vedere in quel Bambino la sacralità della vita? – e continua – Quel bambino, quel grumo di cellule, quegli occhietti, quel bisogno di nutrimento e calore, quella solitudine è impronta della Sostanza e tutto sostiene con la Sua Parola potente. Vogliamo ricominciare da lui a ricostruire un mondo umano? Ci è dato questo giorno per avere un sussulto di verità nei nostri pensieri e nei nostri sentimenti! Concludo dicendovi che quella teca viene voglia di romperla, prendere in braccio il Bambino, di stringerlo, coprirlo, scaldarlo. Ma il problema non è quella teca di vetro: il problema sono le teche della nostra indifferenza, in cui noi costringiamo pezzi della nostra umanità, cassetti che non vogliamo riaprire, scheletri nell’armadio, conti in sospeso con parenti e amici». Infine, il vescovo Antonio ha concluso la predica rimarcando che: «Il Bambino che rinasce vuol far rinascere anche noi. La morte non ci farà paura se guarderemo il mondo, noi stessi e gli altri nella luce del Nascente».

La celebrazione, animata dal Coro della Cattedrale, dall’organo e dal suono solenne della tromba, si è conclusa con la concessione dell’indulgenza plenaria e, infine, con l’augurio di mons. Napolioni «di dar vita a ciò che abbiamo ricevuto». Un augurio speciale è stato rivolto a seminaristi e fidanzati, «per questi doni che il Signore fa alla comunità attraverso i “sì” dei nostri giovani».

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

Il vescovo nella notte di Natale: «Sono stato testimone del Nascente in una mappa di luoghi delicati ma traboccanti di speranza»

Matilde Gilardi
TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail