Il vescovo Napolioni: «Come Giuseppe non fermiamoci alle soluzioni più immediate»

Il 19 marzo la celebrazione nella chiesa dei Frati Cappuccini di Cremona con uno speciale ricordo di don Giuseppe Diana, a 30 anni esatti dall'assassinio

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Nella gremita chiesa del convento dei Frati Cappuccini di Cremona, intitolata a san Giuseppe, nel pomeriggio di martedì 19 marzo il vescovo Antonio Napolioni come consuetudine ha presiduto l’Eucaristia della solennità di san Giuseppe. La Messa è stata concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi, da padre Andrea Cassinelli e gli altri frati della comunità, insieme anche ad alcuni sacerdoti e i rappresentanti delle altro comunità religiose maschili della città.

L’omelia del vescovo si è concentrata sul brano del Vangelo del giorno, che racconta dell’annunciazione dell’angelo a Giuseppe. «Un brano che ci mette davanti ai momenti critici della vita, in un contesto in cui tante cose sono complesse e in cui siamo chiamati a un discernimento – ha sottolineato il vescovo –. Guardiamo a Giuseppe perché è raccontato come l’uomo giusto». E ha sottolineato: «Non è immediato l’essere giusto: lui diventa giusto».

Un percorso fatto da tre tappe: il “piano A”, quello del pubblico ripudio, previsto dalla legge, ma rifiutato da Giuseppe, «un piano ancora utilizzato in giro per il mondo», «seguendo una logica collettiva che toglie la responsabilità individuale, che azzera la coscienza»; un “piano B”, quello del ripudio in segreto, che è «ancora un modo per non scomodarsi», che è la «giustizia di chi si ferma al proprio pensiero»; «ma c’è sempre una terza strada», ha aggiunto mons. Napolioni, il “piano C”, «qualcosa di assurdo ai nostri occhi, ma l’assurdità di Dio e della via del Vangelo, è che c’è un di più di gioia e di grazia, che non potevamo immaginarci, c’è una giustizia più alta, quella che Gesù predicherà sulla montagna».

Nelle parole del vescovo anche un richiamo a don Giuseppe Diana, assassinato dalla camorra proprio il 19 marzo di 30 anni fa. «Un prete che ha accettato il piano C, che non si è fermato ad aver paura, non si è fermato a cercare di sistemare le cose alla meno peggio, ma ha osato amare il suo popolo a rischio della sua vita – ha concluso il vescovo Napolioni –. E allora san Giuseppe non è così lontano se tanti altri Giuseppe, Aldo, Francesco, Ermenegilda, uomini e donne che continuano nel tempo a non fermarsi alle soluzioni più immediate, a non cedere alla violenza e tantomeno alla vendetta, ma a cercare sempre le vie del perdono e della pace, che costano, ma che danno cento volte tanto di ciò che noi lasciamo, fidandoci del Signore».

 

Omelia del vescovo Napolioni

Al termine della celebrazione, padre Andrea Cassinelli ha voluto ringraziare i vescovi, i religiosi, i sacerdoti e tutti i fedeli presenti, e ha colto l’occasione per presentare la mostra sul Santo Sepolcro di Gerusalemme che sarà allestita in via Brescia. Un percorso storico, archeologico, artistico e spirituale della basilica del Santo Sepolcro, benedetto dal vescovo Napolioni con un intenzione di pace, perché, come ha evidenziato il padre superiore, «Gerusalemme dovrebbe essere il luogo della pace, e invece è uno dei luoghi più martoriati della storia».
Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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