Il vescovo Napolioni all’apertura dell’anno del Seminario: una fraternità in cammino

E' iniziato l'anno per la comunità di sedici giovani che camminano insieme tra stupore e quotidianità

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Fraternità, comunità, cammino. Sono queste le tre parole risuonate nella cripta del seminario di Cremona, mercoledì 25 settembre, durante celebrazione ufficiale di apertura dell’anno di Seminario. Parole dette e motivate dal vescovo Antonio, il quale ha celebrato l’eucarestia affiancato dal rettore don Marco d’Agostino e il direttore spirituale don Maurizio Lucini.

Le prime parole di benvenuto sono andate alla classe di propedeutica, quest’anno formata da due giovani che hanno deciso di mettersi in cammino e discernimento. Il vescovo ha poi invitato i due propedeutici, ovviamente invito esteso a tutta la comunità a vivere con intensità e attenzione un anno di vita fraterna e non solitaria. Una fraternità fatta di attenzioni, gesti e parole, tutto che richiami ad un attenzione per l’altro, in cammino come me.

Non si tratta di semplice tenerezza, ma consapevolezza di essere per l’altro compagno di viaggio e figura di riferimento per un confronto. Ecco appunto, che subito dopo è stato richiamato il tema della comunità, una comunità trasparente, che chiede di essere sé stessi, senza maschere o finzioni. Se infatti si saprà essere una comunità autentica e sincera ciascuno potrà aiutare gli altri nel proprio cammino di ricerca. Cammino appunto, ecco la terza parola, “nessuno si consideri arrivato”, sono state proprio queste le parole del vescovo, un cammino di domande, dubbi, paure e perplessità. Un cammino però, fatto anche di tante cose positive, come la relazione con Dio nella preghiera e nell’incontro con l’altro, le relazioni con gli altri, nello specifico la vita comunitaria.

Quest’anno la comunità è formata da sedici giovani, però, come ha richiamato il vescovo durante l’omelia, non si tratta di una questione di numeri, ma di persone, che hanno risposto ad un interrogativo bello e serio per la propria vita.

Dopo l’inizio ufficiale, seguito da un momento di festa per i nuovi arrivati, la vita di seminario è costituita da una sua ordinarietà, ma anche quotidiano di novità. Non tanto vissuto per forza come qualcosa di nuovo, ma come consapevolezza di riuscire a stupirsi. Perché, anche se per alcuni gli anni di seminario sono di più di quelli che si contano sulle dita di una mano, è importante che rimanga quell’entusiasmo non effimero, ma edificante per il proprio percorso umano e cristiano. Un’ordinarietà poi che si vive con la scuola a Lodi, la liturgia delle ore, la messa quotidiana, la preparazione delle attività pastorali in vista del fine settimana e anche quel sano imprevisto fuori programma che ci tiene pronti.

La vita di via Milano 5 è qualcosa di certamente originale, ma se vissuto nel modo giusto può davvero far crescere. Il Seminario serve appunto per comprendere se il desiderio che Dio ha per un giovane, e il desiderio di quel giovane sono il medesimo, allora in quel momento si riuscirà a rispondere ad una chiamata di fede.

Valerio Lazzari
TeleRadio Cremona Cittanova
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