Il vescovo Antonio e la Gmg: «Sono stati giorni splendidi, da tempo non stavo così a lungo con i giovani»

Mons. Napolioni ripercorre le giornate in terra polacca e anticipa i prossimi impegni in vista del Sinodo che avrà come protagonista proprio le nuove generazioni

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A poche ore dal rientro dalla forte e impegnativa Giornata Mondiale della Gioventù a Cremona, abbiamo raggiunto il vescovo Napolioni per un primo immediato bilancio di questa esperienza che ha coinvolto oltre 600 giovani della nostra diocesi.

Eccellenza, allora come sono andati questi quindici giorni a contatto stretto con i ragazzi? Sono stati faticosi?
«Giorni splendidi, anche perché da tempo non stavo così a lungo tra i giovani, come era mio solito da prete. Ho partecipato a diverse GMG, sempre organizzando il gruppo, e stavolta ho avuto più serenità per osservare i ragazzi, apprezzare il lavoro di tanti nostri sacerdoti, mettermi a disposizione di chi voleva conoscere meglio il nuovo vescovo. Giorni certamente anche faticosi, benchè siamo stati facilitati dalla generosissima accoglienza delle comunità e delle famiglie polacche».

Cosa l’ha colpita di più dell’accoglienza dei polacchi?
«L’entusiasmo, la cura dei particolari, la “maternità” con cui le famiglie hanno avuto cura di così tanti ospiti, la loro semplice e schietta testimonianza di fede».

Come le sono sembrati i nostri ragazzi in queste giornate così impegnative, fatte di riflessione, preghiera, confronto?
«Motivati e disponibili, attenti alle varie proposte, pronti a mettersi in gioco, sia sotto il sole che con la pioggia, per la celebrazione come per la partita a calcio. Giovani che, in gran parte, venivano da settimane intense di Grest, campi scuola, oltre ai loro impegni scolastici ed universitari, e che esprimono perciò la qualità del lavoro nascosto dei nostri oratori e gruppi. Giovani che, nel dialogo con i Vescovi e non solo, hanno saputo porre domande profonde ed impegnative, cui non possiamo sottrarci».

Quale momento di questo pellegrinaggio è rimasto particolarmente impresso nella sua memoria?
«La via crucis con il Papa, per il linguaggio attuale ed incarnato con cui sono state abbinate le stazioni della via crucis con le 14 opere di misericordia, corporale e spirituale, presentandolo ai giovani in forme chiare e provocatorie, utili a scalfire la consueta indifferenza».

In generale si può dire che la Gmg abbia riavvicinato i giovani alla Chiesa?
«Non lo so, forse sarebbe troppo. Spero, piuttosto, che la GMG abbia riavvicinato la Chiesa ai giovani, manifestando come la Chiesa li conosce, li rispetta, li prende sul serio ben più di altri. Anche perché, cosa sarebbe la Chiesa senza i giovani? Una storia religiosa senza futuro, anzi senza neppure il presente, che deve esser fatto di rapporti vivi e veri tra le diverse generazioni. Il Papa è stato un maestro di fiducia esigente nei confronti dei giovani, e perciò anche di esigente impegno pastorale per tutti noi. Basta lamentarsi dei giovani, che hanno invece il diritto di criticarci se non trasmettiamo loro una vita degna di essere vissuta».

«Quali passaggi dei discorsi del Papa le sembrano maggiormente indicati per i giovani cremonesi?
«Dovremo rileggere attentamente, insieme, le parole del Papa, per scoprirne le radici nel Vangelo e nella ricchissima esperienza educativa della comunità cristiana. Raccogliendo i suoi diretti inviti a diventare protagonisti del nostro tempo, a lasciarvi un’impronta, smascherando ciò che addormenta o persino paralizza il cuore dei giovani, che sanno costruire ponti molto meglio delle generazioni che li hanno preceduti. Il clima che si respirava nel gemellaggio e lungo le strade di Cracovia ne è una conferma».

Che consigli desidera dare ai 600 giovani cremonesi per non disperdere l’eredità della Gmg? Lei ha pensato a qualche iniziativa concreta?
«Non fermarsi alle emozioni provate, ma partire di lì per chiedersi qual è stato il vero “segreto” di questa bella esperienza. Fino a scoprire il metodo formativo di Gesù, che non vuole soltanto radunare, intrattenere o emozionare, ma rende possibile un incontro quotidiano con Lui, che rinnova la Chiesa e salva il mondo. La nostra pastorale giovanile non si lega solo alla GMG, ma la sa preparare e valorizzare come tappa preziosa dei tanti percorsi che costantemente vengono elaborati e vissuti».

Tra gli appuntamenti più importanti certamente ci sarà il Sinodo dei giovani. Quando pensa di celebrarlo e quali i frutti che si auspica da esso?
«Il Sinodo dei Giovani non sarà un evento in più, non un’altra kermesse straordinaria, ma un percorso da fare insieme, adulti e giovani, per sviluppare un maggiore ascolto della realtà, incontrando non solo i ragazzi che normalmente frequentano le parrocchie e le aggregazioni ecclesiali,  ma tutto il mondo giovanile del nostro territorio. Ci daremo ora un anno per pensarlo, progettarlo, prepararlo. Nell’estate 2017 andremo una settimana nella comunità di Taizè, in Francia, per imparare dai fratelli di Fr. Roger che cosa li ha resi capaci di intercettare costantemente i giovani del mondo, da 50 anni in qua. E poi, nel 2017-2018, usciremo incontro alle realtà più diverse, accettando il rischio di lasciarci interpellare in tutto ciò che può risvegliare la nostra testimonianza e il nostro servizio di evangelizzazione».

Nei giorni della gmg nel mondo i terroristi hanno continuato a spargere terrone e morte, anche un anziano prete, in Francia è stato massacrato. Come avete accolto queste notizie, quale la reazione dei giovani e quale risposte avete dato?
«Il Papa ha saputo dire con chiarezza che “non risponderemo all’odio con più odio, alla violenza con più violenza”, ma che oggi più che mai è necessario e possibile coltivare l’incontro umano, la fratellanza universale, il servizio alla crescita di ciascuno in dignità e libertà. Anche la vocazione “politica” dei giovani è stata sollecitata perché sia possibile costruire il mondo in cui speriamo».

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