Il Vescovo alle Forze armate e dell’ordine: «Dalla Pasqua la forza e la possibilità di osare essere militari per la pace»

Nella mattina di martedì 14 marzo in Cattedrale gli uomini e le donne in divisa del territorio hanno vissuto il Precetto pasquale

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«Le Forze armate e le forze di polizia sono una forza: una forza di giustizia, di pace e di coesione sociale». Con queste parole il vescovo Antonio Napolioni ha introdotto la celebrazione in preparazione alla Pasqua che ha visto convergere militari e corpi di polizia in Cattedrale nella mattinata di martedì 14 marzo. «Una forza – ha però messo in guardia il vescovo – può anche venir meno. Può stancarsi, può indebolirsi, può esasperarsi, può impazzire e diventare violenza. Siamo qui perché sia una vera forza di bene».

In tanti hanno preso parte al cosiddetto “Precetto pasquale”, che ha voluto essere preghiera e impegno per la pace. Uomini e donne in divisa, soldati e agenti insieme a sottufficiali e ufficiali. In prima file le autorità civili e militari del territorio, con il prefetto Corrado Conforto Galli e i comandanti dei vari corpi e tra loro anche il comandante della caserma Col di Lana, il colonnello Vincenzo Criscuolo. Presenti anche i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma con le bandiere e i gonfaloni. Accanto al vescovo i cappellani dei vari corpi.

Aprendo l’omelia il vescovo ha rivolto l’attenzione alla fatica del discernere che cosa è bene e bene, per chi ha responsabilità ma soprattutto per gli uomini in divisa, davanti alla guerra o all’esigenza di difendere il più debole senza cedere all’istinto della vendetta. Una logica non sempre comprensibile con i criteri umani, «paradossale ma possibile» che si svela nella Pasqua e nell’esempio di Gesù. «Ci prepariamo alla Pasqua – ha detto il vescovo – per ricevere dalla Pasqua di Gesù non tanto una lezione, ma la forza e la possibilità di osare essere militari per la pace. Come vuole la nostra Costituzione, come vuole la cultura del nostro Paese e io credo come è nel cuore di tutti i padri e le madri di famiglia del mondo».

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Ricordando quindi la Passione di Cristo, fatta anche di invocazione e perdono, l’attenzione del vescovo è andata all’affresco della controfacciata del Duomo. «In corce Gesù muore per amore e si manifesta come il vero vincente – ha sottolineato il Napolioni –. E chi è che se ne accorge? Un ufficiale: il centurione». Invitando tutti a voltarsi per osservare il grande affresco del Pordenone ha proseguito: «Quel centurione che ha in mano la spada: non più rivolta verso un nemico, ma piantata per terra. E la mano che indica il Cristo crocifisso, come a dire: “questa croce non vince, quest’altro Crocifisso vince. Ha capovolto le cose. Questa è la Pasqua. La Pasqua che han portato dentro di sé anche gli uomini di armi che han saputo costudire la propria fede e le proprie virtù anche a caro prezzo, mettendosi in mezzo alla mischia senza perdere di vista l’umanità, servendo il prossimo come la maggior parte di voi fa nella vita quotidiana, non solo con lo scrupolo per la legge, ma con lo scrupolo per le persone».

Ecco allora gli auguri per la Pasqua del vescovo alle forze armate e di polizia: «Non smettiamo di osare vivere una professionalità impegnativa e delicata come la vostra al massimo di umanità possibile, al massimo di fedeltà a ciò che nel profondo del cuore anche il Signore Gesù ci fa capire, gustare e scegliere come vero senso della vita».

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Una celebrazione che ha rappresentato un momento di riflessione e di ringraziamento, anche nel ricordo di chi nel servizio ha sacrificato la propria vita per gli altri, come ha richiamato la Preghiera per la Patria al termine della Messa.

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Luca Marca
TeleRadio Cremona Cittanova
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