Il Vescovo alla processione della S. Spina: «L’amore più potente della libertà»

Nel messaggio ricolto alla città, prendendo spunto da un’iniziativa sul fine vita, mons. Napolioni ha invitato non a scendere in piazza, ma aprire il cuore e dialogare con tutti, testimoniando e annunciando con la vita la Risurrezione

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Messaggio breve ma intenso quello che il vescovo Antonio Napolioni ha rivolto alla città di Cremona al termine della processione della S. Spina del Venerdì Santo. Al centro della riflessione il tema della libertà e dell’amore, con l’individualismo e la solitudine contrapposti a una comunità che si fa accanto a chi soffre, da fratelli e sorelle, umili e fiduciosi e insieme capaci di tenerezza. Con l’invito a un atteggiamento di apertura e dialogo, ma senza neppure tralasciare l’annuncio di un Cristo che è morto per ciascuno e risorge nella carne piagata e sofferta di chi si apre alla carezza dei fratelli.

L’appuntamento è stato alle 21 in Cattedrale, da dove si è mossa la lunga processione dei fedeli. Dietro la croce tante persone, di ogni età. Quindi i religiosi, i ministranti, i sacerdoti della città, i parroci e i canonici del Capitolo in piviale. Così come il vicario episcopale don Gianpaolo Maccagni, il vicario generale don Massimo Calvi e il vescovo emerito mons. Dante Lafranconi, subito prima del baldacchino sotto il quale c’era il vescovo Napolioni con in mano la preziosa reliquia.

Seguiva il gonfalone del Comune, portato da alcuni agenti della Polizia Locale, e le autorità locali: il sindaco Gianluca Galiberti insieme al consigliere Luca Burgazzi, il vicecomandante della Municipale e il consigliere regionale Carlo Malvezzi.

Quindi la carrozzine con gli ospiti della casa di riposo Arvedi, spinte dai volontari e i membri dell’Unitalsi.

La processione, scortata dalle forze dell’ordine, ha percorso piazza del Comune, largo Boccaccino, via Mercatello, corso Mazzini, piazza Roma (lato sud), corso Cavour, via Verdi, piazza Stradivari, via Baldesio e di nuovo piazza del Comune. Tra la curiosità dei tanti che stavano passando la serata in centro. Un lungo corteo, il cui inizio stava già passando accanto ai Giardini pubblici mentre la coda era ancora nei pressi della Cattedrale. Almeno un quarto d’ora è stato necessario perché tutti potessero entrare in Cattedrale, che si è subito riempita.

E qui il Vescovo, rivolgendo il consueto messaggio alla città in occasione del Venerdì Santo, ha voluto condividere i sentimenti di «dolore: perché l’amore non è conosciuto, l’amore non è amato, l’amore non vince sempre. Vince spesso una pretesa di libertà, di autoaffermazione».

A muovere i pensieri del vescovo l’iniziativa in programma esattamente dopo una settimana a Cremona: “A corpo libero. Sia fatta la mia volontà”. Convegno promosso dall’associazione Luca Coscioni sui temi del fine vita tra autodeterminazione “laicità”.

«Non vi nascondo una spina che in questi giorni porto dentro di me. E che voglio condividere senza alcun spirito di polemica. Ormai avete capito – ha precisato mons. Napolioni – che non sono un vescovo da crociate e che desidero il rispetto e il dialogo con tutti. Ma non posso neppure fare sconti alla verità del Vangelo». E ha proseguito: «Discutere per capire come essere a fianco di chi soffre è un tema delicatissimo, degno del massimo rispetto, complesso, che non voglio certamente approfondire ora. Ma quel titolo non mi va giù. Intanto perché è comunque un inno all’individualismo e alla solitudine. E poi perché sembra un prendere la frase del Padre Nostro per capovolgerla: si poteva dare un altro titolo!».

Quindi un duro monito: «Non si scherza con la volontà di ognuno di noi. Quando toccherà me non mi fiderò solo della mia volontà. Spero di potermi fidare della volontà degli amici, dei parenti, di una comunità. Dunque, quando non ci si riesce è un fallimento di tutti: non è la vittoria di una civiltà, ma il dramma di un popolo».

E ancora tornando sul titolo dell’iniziativa ha affermato: «Sia fatta la mia volontà. Se adesso lo pensassero certi potenti della terra, tentati dal loro delirio di onnipotenza, noi staremmo a guardare e a subire». «E, invece, – ha chiarito il Vescovo – noi stasera abbiamo celebrato Gesù che ci ha insegnato a dire: “Sia fatta la tua volontà”. Non per toglierci la libertà, ma per darcela davvero, per rafforzarla. Perché la libertà di chi è solo non è libertà: c’è bisogno di chi ci aiuti, di chi ci spinga la carrozzina, di chi ci tenga la mano. Dunque la vera libertà è la comunione! È l’amore più potente della libertà!».

«Ma l’amore è possibile – ha precisato mons. Napolioni – purché non lo mistifichiamo, purché non lo riduciamo a un sentimento fragile. Gesù è venuto ad assicurarci che il Padre non è prepotente, non è sanguinario, non ci vuole eroi: ci vuole figli fiduciosi e umili, fratelli e sorelle, capaci di quella tenerezza di cui lui stesso ha avuto bisogno e che ha trovato in Maria. Che non l’ha abbandonato e non ha anticipato nulla: è stata con lui fino in fondo ed è continuata a stare con coloro che lui ha affidato a lei».

«Perdonatemi se stasera vi mando a casa un po’ più pensosi e problematici – ha proseguito ancora il Vescovo – ma è tempo nel quale non dobbiamo essere istintivi e superficiali, senza schierarci frettolosamente secondo quello che la pancia ci suggerisce, ma pregare! Pregare per avere lo Spirito, quello che il Crocifisso risorto ci ha dato e ci darà. Lo Spirito che dilata la nostra mente e il nostro cuore e ci rende capaci di dire, come tanti uomini e donne crocifissi: sia fatta la tua volontà. Non per dolorismo, ma per l’abbandono che riempie di pace, per la certezza che quell’amore non viene meno».

Quindi un vero e proprio compito affidato a ciascuno: «Dove questo non è ancora capito, tocca a noi farlo capire. Non con le parole, ma con i gesti, con la vicinanza, con la solidarietà. Saremo un noi, una cosa sola: per questo la volontà del Padre si traduce nella benevolenza fraterna, nel farci carico gli uni degli altri, del non lasciare che qualcuno si senta talmente scartato da non dovere approdare a queste rive di morte, quando, invece, si apre a lui la strada della vita».

Infine, un’ultima richiesta: «Non lasciatemi solo. Non lasciate soli i sacerdoti in queste riflessioni. Non dobbiamo scendere in piazza, ma aprire il cuore come se il nostro cuore fosse la piazza in cui incontrare tutti. Dialogare con tutti, annunciare a tutti che cristo è morto per ciascuno e risorge davvero nella carne piagata, sofferta, di chi, però, si apre alla carezza dei fratelli».

La serata, dopo la raccolta delle offerte destinate alla Terra Santa, si è conclusa con la benedizione impartita dal Vescovo con la reliquia.

 

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