Il Vescovo alla Polizia di Stato: «La giustizia si misura sui più deboli»

Monsignor Napolioni ha presieduto la messa per la festa di San Michele, patrono del Corpo: «Anche in chi delinque c'è un 5% di bene da cui ripartire».

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E’ stato il Vescovo Antonio Napolioni a presiedere la Santa Messa nella festa di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato, celebrata nella mattinata di sabato 29 settembre presso la chiesa di San Bassano a Cremona. A concelebrare il cappellano della Polizia don Stefano Peretti e don Mario Binotto, amministratore della parrocchia di Sant’Agostino.

Alla presenza del nuovo Questore di Cremona Carla Melloni, del prefetto Paola Picciafuochi e delle autorità civili monsignor Napolioni ha proposto nella sua omelia una riflessione che ha toccato da vicino temi e questioni che distinguono la professione e la vita stessa di chi, come i poliziotti, si occupa della sicurezza dei propri concittadini: la ricerca continua della pace e della giustizia. Nelle nostre città e nel cuore di ciascuno.

Ascolta l’omelia del Vescovo

Prendendo spunto dalla parabola della zizzania e della buona semente contenuta nel Vangelo di Matteo e proclamata durante la liturgia, il Vescovo ha suggerito alcuni spunti significativi: «L’indicazione del padrone che attende pur sapendo che il nemico ha seminato la zizzania significa che tutto è sotto controllo, che non ha paura che la zizzania avveleni il buon grano. Vuol dire che l’attenzione è talmente costante, capillare, discreta, amorevole, competente da far sì che quel grano porti frutto».

Un’immagine che suggerisce atteggiamenti concreti: «Gli uomini sono chiamati a imparare la lezione – aggiunge il vescovo – riconoscendo che la parabola non descrive solo una realtà sociale, bene e male come se fossero categorie di persone. Bene e male convivono dentro di noi. Per cui è capace di discernere nella comunità dove finisce la zizzania e inizia il buon grano, chi lo sa fare dentro di sé».

Ancora una volta, richiamando il tema scelto per guidare l’anno pastorale della diocesi, “Parabile viventi”, l’invito è quello ad accogliere quotidinamente la Parola di Dio che – sottolinea la riflessione nel giorno del patrono della Polizia di Stato – non ci lascia soli in balia delle schiavitù: «Si può essere schiavi della paura, della vendetta, dell’indifferenza: sono tante le malattie che possono attaccare anche chi ha autorità e vuol viverla come servizio, ma fa i conti con la propria umanità».

La lotta di san Michele arcangelo contro il male è quella contro il rischio di perdere di vista «il bene comune, la possibilità di convivere nella giustizia e della pace.

«La giustizia e la pace vera non si impongono per maggioranza, ma si misura sui più deboli. Come avviene in famiglia, dove il figlio più sfortunato è quello che detta l’agenda».

Nell’impegno per la giustizia dunque il Vescovo conclude con un invito a fermarsi per riconoscere «quanto zizzania e grano convivono nella società, in ciascuno di noi, e nel cuore anche di chi delinque.

C’è un 5% di buono da cui si può sempre ripartire nella vita delle persone. Ci illumini questa instancabile prospettiva di speranza.

Non sono nello svolgere una professione, me nel vestire un’uniforme che è motivo di tranquillità, di fiducia e di bene per tutti coloro che la incontrano».

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