Il Vescovo alla Casa dell’Accoglienza pranza con i profughi: «Aiutatemi a rimanere povero»

Lunedì 1° febbraio mons. Napolioni ha visitato l'opera segno della Caritas cremonese accolto da don Antonio Pezzetti e Cristiano Beltrami

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«Aiutatemi a rimanere povero e a capirci sempre di più». Questo il messaggio che il vescovo Antonio ha consegnato agli ospiti e volontari della Casa dell’Accoglienza di Cremona, durante la sua visita di lunedì 1° febbraio. Dopo aver sostato, domenica 31 gennaio, alla Casa della Speranza, il presule ha voluto manifestare la sua vicinanza ad un’altra opera segno della Caritas, quella più famosa e radicata nel territorio, nella quale sono ospitati decine di migranti e sono aiutati quotidianamente centinaia di poveri e indigenti della città e del territorio.

Molto informalmente, com’è nel suo stile, mons. Napolioni è giunto negli uffici della Caritas dove ad attenderlo c’erano volontari e operatori, poi con il direttore don Antonio Pezzetti si è portato nel cortile per il saluto e l’omaggio, tutto africano dei profughi: il presule si è lasciato coinvolgere  dal suono dei bonghi e dalle danze gioiose di questi giovani pieni di vita e di speranza.

Un fragoroso applauso è scoppiato all’ingresso del Vescovo nella sala mensa stipata di ospiti, volontari e operatori non solo della Caritas, ma anche della San Vincenzo diocesana che ogni giorno, a pranzo e a cena, distribuisce attraverso le Cucine Benefiche una quarantina di pasti caldi.

Prima del pranzo alcuni brevi interventi. Anzitutto un profugo: «La ringraziamo per esser venuto a trovarci e le chiediamo di pregare per noi e per le nostre famiglie lontano da qui. Abbiamo tanti problemi con i documenti ma abbiamo fede e speranza che Dio ci aiuterà. Con la sua vicinanza e quella degli italiani che qui abbiamo incontrato ce la faremo».

Quindi la parola a un volontario: «Le esprimo gratitudine per essere in questa casa, espressione della carità della Chiesa cremonese in mezzo a questi splendidi ragazzi. Noi volontari cerchiamo di camminare a loro fianco e di condividere un percorso restituendo la dignità di figli di Dio che qualcuno ha rubato loro. Cerchiamo come diceva don Primo Mazzolari di dare la parola ai poveri, in un mondo che spesso fa fatica a mettersi accanto al povero forse perchè a paura di perdere qualche privilegio». Quindi la richiesta di pregare per tutti i volontari perchè facciano loro sempre di più un pensiero di don Tonino Bello: «La vera ricchezza è una vita povera ma ricca di condivisione».

Infine la parola è passato a Cristiano Beltrami. Il direttore della Casa dell’Accoglienza, molto emozionato, ha evidenziato le enormi difficoltà che quotidianamente occorre affrontare: «Qui non è tutto bello e non è tutta serenità e gioia, ma è senz’altro tutta vita, fatta anche di tensioni. Questa casa che è nata diversi decenni anni oggi affronta una emergenza nuova e cerca di farlo con la semplicità e la generosità di tutti. Grazie a tutte quelle persone che si rendono disponibili anche per i servizi più umili».

Mons. Napolioni prima di benedire la mensa ha voluto paragonare la struttura a Nazareth, a quel piccolo villaggio nascosto dove Gesù non ha fatto niente di speciale. «Dio si nasconde nella vita quotidiana e allora cerchiamolo lì, se lo troviamo in questa ferialità e semplicità qualcosa nel mondo cambia. Non basta la domenica, la messa o la preghiera, forse neanche la Caritas se non viene toccata la nostra pancia, la nostra ferità profonda, la nostra paura di essere soli. Gesù questa pancia l’ha trasformata perchè l’amore di Dio è viscerale». E dopo il grazie per quello che si fa alla Casa dell’Accoglienza un auspicio: «Aiutatemi a rimanere povero e a capirci sempre di più».

Mons. Napolioni ha voluto salutare brevemente anche i sacerdoti che pranzo ogni giorno alla Casa dell’Accoglienza.

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