Il fondatore delle Suore Adoratrici verso la canonizzazione

Procede a passo sostenuto la causa di canonizzazione del beato Francesco Spinelli

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Procede a passo sostenuto la causa di canonizzazione del beato Francesco Spinelli, sacerdote bergamasco, incardinato nel clero cremonese, fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda. Ancora due le tappe previste per giungere al desiderato traguardo: dopo il parere positivo della sessione dei Cardinali e dei Vescovi, cui compete valutare in particolare l’importanza ecclesiale della causa, spetterà a Papa Francesco emettere la sentenza definitiva e concedere la canonizzazione. Il tempo previsto si misura nell’ordine di alcuni mesi, che le Suore Adoratrici si preparano a vivere nell’invocazione incessante, perché Dio voglia annoverare presto fra i Santi il loro Fondatore, «per la gloria di Dio e per la santificazione della vita».

in questo tempo di preparazione alla canonizzazione sarà anche approntato un programma particolare. Una prima giornata dedicata a padre Spinelli è già programmata in occasione della sua festa liturgica, il 6 febbraio 2018. A Caravaggio, presso il Santuario di S. Maria del Fonte, cui don Francesco era particolarmente legato, il vescovo Antonio Napolioni celebrerà la Messa solenne (ore 17). La celebrazione sarà preceduta da una tavola rotonda presso l’auditorium del Centro di spiritualità del Santuario, alla quale parteciperanno lo stesso vescovo Antonio Napolioni, don Ezio Bolis e suor Paola Rizzi. Sarà l’occasione per presentare il nuovo testo delle Conversazioni Eucaristiche, la raccolta di dialoghi in divina compagnia, conversazioni oranti di don Francesco in adorazione davanti al SS. Sacramento. Un libro che apre uno squarcio sul cuore grande di questo prossimo santo, per entrare con lui nel cuore di Cristo eucaristia e da lì attingere a piene mani amore da donare ai fratelli. L’incontro è aperto a tutti.

Già quando la Chiesa si esprime con il proclamare “beato” un servo di Dio, lo addita come modello e intercessore. Ma è con la canonizzazione che il Santo Padre ne autorizza il culto universale. È un processo lungo quello porta don Spinelli dalla beatificazione alla canonizzazione. La prima è infatti avvenuta 25 anni fa, sul piazzale del Santuario di Caravaggio quando, il 21 giugno del 1992, san Giovanni Paolo II, con la sua voce ferma e solenne, proclamava: «Autorizzo che don Francesco Spinelli sia iscritto fra i beati.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Da allora la sua fama di santità si è diffusa ovunque nel mondo, soprattutto lì dove le sue figlie, le Adoratrici, portano il suo messaggio di amore per Dio, da incontrare nell’Eucaristia e da adorare nel SS. Sacramento, e amore per il prossimo, da servire in ginocchio perché icona di Cristo. E molte, moltissime le segnalazioni di grazie che giungono a Casa Madre per guarigioni, conforto, sostegno, segni di una presenza divina ottenuta per intercessione del Beato. Uno di questi interventi è apparso da subito così straordinario da indurre le Adoratrici ad approfondire il caso per aprirne un processo canonico di riconoscimento di un miracolo, in vista della canonizzazione.

 

Il miracolo che ha portato al processo di canonizzazione 

 

 

Per approfondire: 

 

 

Il vescovo Bonomelli e il cardinale Ferrari su padre Spinelli

Sembrano oggi avverarsi le profezie che due pastori della Chiesa di inizio XIX secolo avevano espresso senza remore.

Mons. Eugenio Eureti, collaboratore di don Francesco a Rivolta, dopo la morte di questi si recò a Cremona per presentare a mons. Bonomelli, allora vescovo di Cremona, il testamento del defunto. Lettolo, il Vescovo pianse e disse: «L’ho detto io che lo Spinelli era un santo!».

Suor Antonietta Crippa, poi, nelle deposizioni per il processo di beatificazione, aveva così testimoniato: «Il card. Ferrari (allora Arcivescovo di Milano, ndr) affermò più volte essere il nostro Padre un santo; e per questo suo concetto esortava, dopo la di Lui morte, a conservare i Suoi oggetti, che sarebbero diventati reliquie».

Due pastori che avevano intravisto, tra le vicende quotidiane di un altro pastore, l’eroicità di una vita spesa secondo il vangelo. Una santità che può essere sintetizzata con un’espressione del testamento del beato Spinelli: egli stesso, in quelle ultime sue volontà, si definì uno che «negli infelici ravvisò Gesù Cristo e nei nemici i cari di speciale amore». Una felice sintesi di una esistenza consumata per amore, in ginocchio davanti a Dio da adorare, da ascoltare, da ubbidire, in cui porre fiducia confidente e illimitata; e in ginocchio davanti al fratello da servire, perché ogni persona rappresenta Cristo. Ma tra tutti, i fratelli a cui riservare un amore speciale, sono i nemici; a loro va riservata “la vendetta dei santi”, il perdono, di cui padre Francesco fu sempre testimone eloquente, soprattutto nelle pagine più dolorose della sua vita.

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