Il direttore delle riviste Credere e Jesus ospite a Pandino racconta Papa Francesco

Don Vincenzo Vitale è stato invitato, nella serata di venerdì 31 marzo, dall’Azione Cattolica parrocchiale

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“Come sta la mia sposa?”. È la domanda che il cardinal Angelo De Donatis, vicario generale per la Diocesi di Roma, si sente spesso rivolgere da Papa Francesco che da buon pastore si preoccupa per la sua comunità. È anche la domanda che ha dato il titolo alla serata di venerdì 31 marzo all’oratorio di Pandino, dedicata alla figura e all’operato di Jorge Mario Bergoglio nel decennale della sua elezione al soglio pontificio. Una serata ideata dall’Azione Cattolica parrocchiale e moderata dal vicario don Andrea Lamperti Tornaghi nel ruolo di intervistatore dell’ospite, don Vincenzo Vitale, direttore delle riviste Credere e Jesus.

«Questo Papa – ha detto il sacerdote-giornalista nato in Germania nel 1971 ma originario della Basilicata – è un pastore legatissimo al suo popolo, è un vescovo come ama definirsi lui. Del resto, appena eletto, nel suo primo discorso disse ai fedeli in piazza San Pietro e a quelli collegati in mondovisione che sarebbe cominciato un cammino insieme, come popolo di Dio».

«Non è un caso – ha aggiunto don Lamperti Tornaghi formulando una domanda al suo interlocutore – che in quel discorso non usò il termine papa ma pronunciò per ben sei volte il termine vescovo. Un passaggio che ci rimanda all’eredità del Concilio Vaticano II: quanto è forte il debito teologico del pontificato di Francesco verso quell’evento?». La risposta, articolata, ha dato modo a don Vitale di approfondire vari aspetti di questo pontificato. Prima di tutto la continua volontà, da parte di Francesco, di parlare di Gesù agli uomini e alle donne di oggi dando loro modo di incontrarlo e di scoprire il suo volto. In secondo luogo la maniera con cui egli ne parla.

«Aldilà del colore – ha sottolineato il direttore delle riviste Credere e Jesus – c’è in Papa Francesco una comunicazione che traduce immagini simboliche: tutti capiscono ed in questo è un maestro. Anche perché emerge la sua esperienza di arcivescovo di Buenos Aires, dove era abituato a girare in mezzo alla gente».

Un tema caro al ministero di Bergoglio è quello dei poveri, intesi non come semplici soggetti destinatari di beneficenza ma come soggetti con una propria dignità. «Nei suoi viaggi pastorali – ha spiegato don Vitale – non disdegna di recarsi in luoghi poverissimi. Così facendo ci insegna a guardare le cose dal basso, perché questo è lo sguardo di Cristo».

Puntuali anche le domande del pubblico presente. Una su tutte: «Perché il Papa continua ad andare in luoghi dove c’è si povertà ma c’è anche Gesù e non va in quei Paesi dell’Occidente dove ormai Gesù non c’è più o non più così sentito?». «Si dice che il Santo Padre – ha risposto il sacerdote – abbia una certa allergia a girare l’Europa. La mia impressione è che lui, papa latino-americano che proviene da un’altra parte del mondo, veda effettivamente una fede stanca nella nostra Europa e indichi a noi di continuo, come esempio, gli altri luoghi del mondo dove invece la fede è viva».

Luca Maestri
TeleRadio Cremona Cittanova
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