Il Crocifisso di S. Omobono segno del Giubileo. Sarà in Cattedrale durante tutto l’anno santo

Il crocifisso che ricorda la morte del Santo Patrono sarà portato in Duomo durante la processione del 29 dicembre. Qui sarà esposto per la preghiera all'ingresso della cappella della Madonna del popolo

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Di Omobono Tucenghi – commerciante di stoffe, uomo della borghesia nella Cremona fulgente del Medioevo – si dice che fosse talmente devoto da iniziare le sue giornate con la partecipazione alla Messa e che la mattina del 13 novembre 1197, assorto in preghiera durante l’Eucaristia, nella chiesa di S. Egidio, morì rapito al cielo, davanti al crocifisso che stava contemplando.

Si dice che quel luogo, che vide anche la sua sepoltura, e quel crocifisso, da allora divennero luogo di pellegrinaggio e preghiera, tanto da raccogliere le prime grazie e i miracoli attribuiti alla sua intercessione.

Affermare che il crocifisso che campeggia ai giorni nostri sull’altare laterale di sinistra della chiesa che ora ha preso anche il nome di Sant’ Omobono, sia quello originale, è certamente difficile, certo è che questa croce poco successiva al Santo, costituisce ancor oggi segno di devozione e di preghiera per i cremonesi che la venerano non solo in occasione della festa del patrono.

Il crocifisso, probabilmente ricollocato su una nuova croce a fine Ottocento, è conservato in una nicchia barocca della splendida chiesa dedicata al Santo, ri-affrescata in stile settecentesco per volere del canonico Visconti e per mano dell’artista cremonese Giovanni Angelo Borroni. Nel passato ha subito un restauro radicale, tanto da essere completamente ridipinto, ma non per questo ha perso la sua impronta di sofferenza: il volto del Cristo contratto dal dolore. in una lancinante smorfia d’angoscia.

Tra i tanti crocifissi nelle nostre chiese cremonesi, questo è stato scelto come segno giubilare per il 2025. Verrà portato in processione durante la celebrazione di apertura di domenica 29 dicembre 2024 dalla chiesa di S. Agostino alla Cattedrale e rimarrà esposto per tutto l’anno santo all’ingresso della cappella della Madonna del popolo, dedicata ora alla celebrazione del Sacramento della Riconciliazione: segno di penitenza per gli uomini e di amore misericordioso che Dio ha per i suoi figli.

Si dice che il crocifisso rappresenti la più alta espressione di amore, in realtà è la porta di dolore attraverso cui il Figlio di Dio è dovuto passare, sottoposto alla pena peggiore inflitta dagli uomini, il dono più grande che Dio ci abbia fatto. Nel Giubileo del 2025, contemplare il Crocifisso diviene così il gesto più grande che ciascuno di noi è chiamato a compiere, consapevoli che oltre quella porta si spalanca davvero la Speranza.

don Gianluca Gaiardi
(incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici)

TeleRadio Cremona Cittanova
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