Il Consiglio presbiterale riflette su «Amoris laetitia»

Dall'esortazione apostolica un invito all'accompagnamento delle coppie anche in situazioni di fragilità

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Il Consiglio Presbiterale della diocesi di Cremona è stato chiamato a confrontarsi sulla ricezione e applicazione delle indicazioni della esortazione apostolica «Amoris Laetitia» nel suo complesso e in particolare di quelle contenute nel capitolo ottavo: accompagnare, discernere e integrare la fragilità. Ulteriore punto dell’ordine del giorno: la presentazione delle relazioni economiche della Diocesi e dell’Istituto diocesano di sostentamento del clero.

Il Vescovo introducendo il confronto ha ripreso i contenuti della lettera dei vescovi lombardi sul medesimo argomento, già presentata sul portale della diocesi, ed ha messo in luce come l’obiettivo ultimo, anche della esortazione apostolica, come della riflessione diocesana, debba essere la proposta del Vangelo del matrimonio cristiano in un tempo in cui è scarsamente compreso e vissuto dalle nuove generazioni, e di conseguenza la necessità dell’accompagnamento per la tenuta dei matrimoni.

Il vescovo Napolioni ha sottolineato la complessità sottesa alle indicazioni del capitolo ottavo dell’«Amoris Laetitia» e ha dedotto la necessità di accompagnare in primo luogo i preti al discernimento, che l’esortazione apostolica propone come loro proprio, condividendo la fatica con coppie di sposi preparati.

Don Enrico Trevisi, responsabile del coordinamento del tavolo diocesano «Comunità educante, famiglia di famiglie», ha presentato la scheda per il confronto finalizzata a determinare le condizioni per la formazione dei presbiteri onde evitare e superficialità e rigorismi, entrambi ostacoli all’applicazione delle indicazioni dell’esortazione apostolica. Al centro delle questioni sta il consolidamento dei matrimoni affinché non si giunga alla rottura, e poi l’esercizio del discernimento nella verità e nella carità nella ricerca della volontà di Dio in ogni situazione. Questo evitando la tentazione della fretta nell’ansia di avere regole chiare.

Nella storia della Chiesa, nei vari campi dell’agire morale, la maturazione delle prassi pastorali è stata frutto di ricerche e sperimentazioni che hanno permesso di rispondere con gradualità alla complessità delle situazioni.

La preoccupazione di regole certe non dovrebbe dunque prevalere sull’esigenza di creare le condizioni per l’accompagnamento delle persone accogliendone la fatica, al pari di quella affrontata dalle stesse famiglie nei frangenti della loro vita.

Altre finalità della scheda la cura della sensibilizzazione delle comunità perché siano consapevoli e preparate ad accogliere e accompagnare le persone in situazioni irregolari e infine l’esigenza di assistere, senza sostituire, l’opera di discernimento dei preti attraverso gruppi di esperti e il supporto di momenti di confronto. Sullo sfondo la questione dell’integrazione o esclusione da alcuni servizi pastorali o dal ruolo ecclesiale dei padrini.

La discussione ha evidenziato la necessità della preparazione dei presbiteri al discernimento affrontando non solo la ricerca di criteri comuni ma anche i contenuti dell’esortazione apostolica a più livelli, da quello teologico, a quello giuridico e pastorale. La forma del laboratorio tra gruppi di preti è parso il metodo più adatto per tessere insieme contenuti e aderenza alla realtà delle situazioni.

La preoccupazione di creare condizioni favorevoli all’accompagnamento non dovrebbe penalizzare la considerazione del merito della questione che sta nella proposta del matrimonio cristiano perché venga compreso e vissuto, riscoprendo forme di discipline penitenziali per eventuali riammissioni ai sacramenti.

Un riferimento in tal senso è la prassi delle chiese orientali.

L’obiettivo dell’integrazione delle persone in situazioni irregolari non sia relegato al solo aspetto della riammissione ai sacramenti, ma permanga la proposta del recupero di dimensioni della vita cristiana quali quelle della solidarietà e della carità tra famiglie. Aumenta sempre più la necessità di reti familiari di riferimento.

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