Giovani e vocazione, riflessione e confronto con il vescovo Antonio

Venerdì 7 dicembre a Casalmaggiore il secondo incontro del percorso zonale "Chiedimi se sono felice"

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E’ stato ricco di spunti e di emozioni l’incontro tra i giovani  e il Vescovo Napolioni tenutosi venerdì 7 dicembre presso l’Auditorium Giovanni Paolo II nella Parrocchia di S. Stefano a Casalmaggiore. La serata è rientrata nel percorso proposto ai giovani della zona pastorale V “Chiedimi se sono felice” predisposto da Diocesi, Federazione oratori e Azione Cattolica. L’incontro, il secondo dopo quello del 16 novembre tenutosi presso l’oratorio San Pietro di Viadana, è stato incentrato sul tema della vocazione e ha avuto per titolo “Vivi o sopravvivi?”.

Presenti tanti giovani lavoratori, studenti universitari e liceali che hanno partecipato al Sinodo dei giovani da poco conclusosi e che hanno intrapreso un cammino di riflessione sulla loro vita e sul servizio prestato chi nelle parrocchie, chi nei viaggi organizzati a Lourdes con Unitalsi Cremona, tutti indistintamente nella propria realtà di riferimento. Giovani con gli occhi pieni di esperienze e tanta voglia di intervenire, dichiarare, riflettere, sintetizzare, partire dalle proprie scelte di vita e dai dubbi esistenziali per diventare adulti consapevoli e cristiani nel mondo.

Lo stesso Vescovo ha voluto predisporre la serata come possibilità di confronto sincero, di ricerca reciproca, di condivisione, permettendo che, dopo una breve premessa tratta dalla Lettera pastorale “Gesù per le strade. Il sinodo dei giovani ci spinge…”, da poco consegnata da Napolioni alla Diocesi, fossero proprio i giovani i protagonisti di questo momento.

A partire da parole-chiave rappresentative di alcune scelte del vivere quotidiano, i ragazzi hanno potuto sviluppare, in forma laboratoriale, un metodo di esplorazione del proprio vissuto, capace di condurre a conoscere se stessi e il proprio cuore. La domanda che si sono fatti è dove si nasconde la vocazione e come si vive una fede incarnata che modifica le aspettative, i progetti di vita, i piaceri, le curiosità. La risposta è stata trovata nella parola Amore. L’amore che sa vedere le necessità dell’altro e vi sa rispondere concretamente; l’amore che sa essere accettato e sa cogliere l’importanza della reciprocità.

Centrale dunque il tema della comunione. La vocazione non è un fatto privato, esclusivo ed escludente. L’amore vocazionale per essere tale deve essere condiviso, “effusivo e diffusivo” per usare i termini proposti dal Vescovo. Anche se certamente ha bisogno di coltivare nel silenzio la lealtà con se stessi e il riconoscimento della propria identità, la vocazione è relazione perché deriva dalla chiamata che l’uomo può rifiutare o accogliere, dopo una prima iniziale obiezione, paura, titubanza. Sarà il riconoscimento della propria volontà di vivere pienamente da Figlio di Dio, in ogni incontro, ambiente, dimensione del quotidiano, che permetterà alla propria esistenza di evolvere in maniera significativa, fino a giungere alla felicità piena.

Sara Pisani
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